di Sabrina Mechella
Quella quercia centenaria si poteva salvare. È il parere, autorevole, di Paolo De Angelis, Professore Straordinario presso il Dipartimento per la Innovazione nei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali all’università della Tuscia, che stamani ha assistito al taglio dell’altro albero nel parcheggio di via Bachelet, a Viterbo. Il professore è stato chiamato sul posto dai volontari di Viterbo Civica.
«Una quercia che presenta sintomi di sofferenza – ha affermato - ma che potevano essere trattati con tecniche conservative, cominciando da una buona potatura che avrebbe intanto alleggerito il fusto, poi con interventi più mirati per arrestare i primi sintomi di carie in corso». Ad assistere all’ennesimo atto di incuria e superficialità verso il verde pubblico, dopo quello di ieri quando è avvenuto il primo taglio, c’erano ancora gli attivisti dell’associazione viterbese che hanno denunciato il problema e un numero di cittadini residenti nella zona palesemente indignati per queste azioni. Dieci minuti – la pianta non voleva saperne di morire, agonia aggravata dagli strumenti messi a disposizione dei tecnici dalla pubblica amministrazione che facevano cilecca ogni cinque minuti – per cancellare per sempre un pezzo importante del verde cittadino. Il professore, da buon accademico, non si è sbilanciato - «per esprimere un parere più approfondito bisognerebbe esaminare lo stato delle radici» ha affermato giustamente, ma la sezione del tronco tagliato profumava ed era piena di linfa. Non proprio i sintomi di un albero moribondo, ha concordato.
Poi il professore ha contato gli anelli della sezione: la pianta aveva circa cento anni. Una parte della sezione del tronco è stata poi presa dagli attivisti di Viterbo Civica e consegnata a De Angelis che eseguirà degli studi su età e stato di salute di quella specifica parte della quercia. «Il problema è a monte – ha spiegato ancora De Angelis – perché l’obiettivo oggi, per la pubblica amministrazione, dovrebbe essere quello di promuovere la conservazione del verde pubblico con le tecnologie che esistono e che vengono utilizzate, come ad esempio l’asfalto drenante che permette alle piante di nutrirsi. Bisogna evitare canalizzazioni rasenti alla pianta, che compromettono la vita delle radici. Ci vogliono - aggiunge - un censimento e un registro degli alberi in città che siano sempre aggiornati per monitorare la situazione. Insomma, l’assessorato al Verde pubblico deve mettere in campo quelle azioni che mirano alla conservazione dell’ambiente». In altre parole non si può tagliare una pianta perché c’è una remotissima possibilità che cada, altrimenti bisognerebbe radere al suolo tutti gli alberi presenti in città.
«Da questo fatto doloroso come il taglio di una quercia secolare dobbiamo ripartire – propone De Angelis – coinvolgendo gli studenti di Ecologia forestale per realizzare un censimento del patrimonio verde cittadino, organizzando poi degli incontri pubblici in cui siano coinvolti anche i nostri amministratori, per attivare una politica di tutela e conservazione del verde, che è un bene primario che va assolutamente protetto».
Venerdì 11 luglio 2014
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