Redazione Online
Questa nota porta la firma dello studio legale canino "Lupotti & De Canibus" che ormai è un marchio di fabbrica per clienti esclusivamente a quattro zampe. Ovviamente lo studio non esiste nel mondo reale: “È un modo innovativo per affrontare argomenti - scrivono i “legali” - che abbiamo tanto a cuore sui quali non possiamo rinunciare ad affrontare, sperando di svegliare un numero sempre maggiore di coscienze”. Eccola.
Noi siamo Lupotti & De Canibus, studio legale canino associato, difendiamo cani, gatti, animali d’affezione e, perché no, leoni, se capita. Lo facciamo volentieri, coscienti che i nostri clienti non ci pagheranno mai, non ci voteranno alle elezioni e non ci invieranno presenti a Natale o nelle altre ricorrenze. Cerchiamo di farlo con misura, ironia e pragmatismo, ma con l’illusione ultima che un giorno noi stessi non serviremo più, perché in un mondo futuro, ideale ma possibile, esseri senzienti e esseri umani, potranno coesistere serenamente. Quel giorno, però, sembra assai lontano e noi molto distanti dall’inutilità.
Se esistesse e non sarebbe una cattiva idea, una trasmissione televisiva, magari intitolata “Ottavo grado” e si occupasse d’inchieste giudiziarie sui crimini animali più efferati, potrebbe benissimo aprire lo scoop giornalistico, più o meno, così:
- Soriano nel Cimino, 6 aprile 2016, in pieno giorno, un killer professionale elimina spietatamente Lupin, Margot e Titti, con modalità mafiose, dileguandosi indisturbato.
- Periferia di Viterbo, 17 maggio 2016, un mostro sadico, forse un omicida seriale, massacra Cassonetto a sprangate, lo avvolge nel nylon e lo abbandona tra i rifiuti, credendolo morto, scomparendo nel nulla.
Se Lupin, Margot, Titti e Cassonetto fossero stati esseri umani, lo share televisivo sarebbe schizzato alle stelle, fascinose criminologhe e ponderosi ex alti papaveri delle forze dell’ordine avrebbero fornito le loro versioni certe, certissime, anzi probabili, sociologi possibilisti, con la replica facile, avrebbero formulato inconcludenti ma forbiti pareri, politici di lungo corso assicurato l’attenzione ferrea dello Stato e nuove leggi più severe, riservati magistrati, chiusi nel consueto riserbo, misterioso ma minaccioso, avrebbero ammonito che le indagini sono in corso e che non si esclude alcuna pista, giornalisti alla moda avrebbero chiuso il servizio affermando che, nell’attesa, tra i cittadini serpeggia la paura.
Sfortunatamente, Lupin, Margot, Titti e Cassonetto, sono soltanto cani, esseri senzienti certo, ma, cari avvocati, rivolgendosi ipoteticamente ai giornalisti con aria critica, un qualsiasi potente di turno, “In nome del cielo, non sono persone! Dispiace, sicuro, ma noi (noi, chi?) dobbiamo occuparci di problemi ben più seri, come la pace nel mondo, i tossicodipendenti, lo spread, l’utero in affitto, la mancanza di lavoro, le rotte dei migranti (migranti, non profughi, eh!), gli anziani, il Brexit, la legge di stabilità e bla blablabla...”
Così stanno le cose, al massimo due articoli in cronaca locale, qualche mugugno delle solite esagitate animaliste e via. Del resto lo dice anche l’attuale Papa, anche lui sospettato di agnosticità sostanziale, che ci sono problemi più cogenti. Certo, via fino al prossimo caso che, sarà trattato come i precedenti, in una spirale di orrore crescente e senza apparente fine.
Ci rendiamo conto del rischio di essere ripetitivi, inutilmente noiosi nel chiedere ospitalità a pazienti redazioni, scrivendo articoli fini a se stessi, impossibilitati a scuotere coscienze obnubilate, perse – direbbe il Komandante - ognuna dietro ai fatti suoi e allora facciamo diversamente, tentiamole tutte, non si sa mai, proviamo a parlare ai colleghi da ex colleghi.
Cari poliziotti, stressati, mal pagati, spesso sbeffeggiati, voi siete l’ultima frontiera prima del caos, prima dei cavalieri dell’Apocalisse, il sottile confine tra una vivibilità accettabile e il disastro, dove l’unica legge sarà quella del più forte, voi sapete che la violenza è un virus crescente, che si alimenta nella ripetitività del gesto, che si fortifica nella progressiva impunità, dilagando spesso nell’abitualità e/o nella serialità. La criminologia, ad esempio, identifica alcuni elementi predittivi nella diagnosi di un serial killer e fra essi, oltre all’enuresi notturna e la piromania, c’è la violenza sugli animali. Chi compie gesti come quelli sopra riportati, non è un ragazzaccio o un teppistello, è un criminale fatto e finito, abituato alla violenza e capace di eseguire delitti organizzati, tenendo sotto controllo l’emotività, è un assassino vero e vive impunito accanto a noi, anche accanto a voi, forse. Siete oberati di lavoro, lo sappiamo e a casa non vi vedono mai, ma forse potreste provare a fare alcune semplici indagini, di base negli omicidi, perché tali sono.
Vediamo: nel primo caso è stata usata un’arma a canna liscia, caricata a palla o a pallettoni, i cui bossoli erano sul terreno, forse c’erano impronte, un’indagine balistica è possibile, la zona è isolata, magari qualcuno ha sentito gli spari, un’occhiata al traffico telefonico potrebbe aiutare, un controllo sugli screzi che hanno avuto i padroni dei poveri cani ci starebbe, unitamente a qualche perquisizione mirata. Nel caso di Viterbo, il nylon conserva ottimamente eventuali impronte dattiloscopiche e un’occhiata alle telecamere di sorveglianza limitrofe potrebbe riservare sorprese. Piccole cose, insomma, nessuna genialata alla Sherlock Holmes, ma se qualche dirigente o ufficiale leggesse queste righe, potrebbe incentivare i suoi collaboratori e autorizzare qualche ora di straordinario.
Un piccolo sforzo, signori miei, direbbe il Crozza premier e inchioderemo i bastardi, li manderemo in galera, che è il posto dove dovrebbero stare costoro, gli eventuali emuli ci penserebbero due volte, voi avreste fatto veramente una bella cosa, proprio bella.
Lupin, Margot, Titti e Cassonetto (che versa in fin di vita ndr) potrebbero, finalmente sereni, attendere i loro umani perbene nell’altra dimensione, sull’ideale ponte dell’arcobaleno, che ci piace pensare congiunga i due mondi, potrebbero finalmente dimenticare la loro ultima immagine su questa terra, quella del killer spietato che li abbatte a fucilate uno dopo l’altro, quella del mostro vigliacco che prende a sprangate un piccolo cane anziano, tutti colpevoli soltanto di vivere avendo fiducia negli umani. Nessuna medaglia, nessuna promozione, nessun titolo in prima pagina, ma la coscienza di aver fatto il proprio dovere, anche verso coloro che non hanno voce, se non quella delle persone che parlano per loro, come noi, forse non bene, certamente non abbastanza.
Domenica 22 maggio 2016
© Riproduzione riservata
3487 visualizzazioni