Fare Verde Lazio: «Con lo Sblocca Italia più cemento, più trivelle, più inceneritori»

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Viterbo | all'appello partecipano 200 realtà territoriali

Fare Verde Lazio: «Con lo Sblocca Italia
più cemento, più trivelle, più inceneritori»

L'associazione ambientalista aderisce alla campagna nazionale denominata “Blocca lo Sblocca Italia” e denuncia i danni all’ambiente che saranno provocati dal decreto ideato dal Governo Renzi

Redazione Online

Lo slogan di Fare Verde Lazio contro lo Sblocca Italia
Lo slogan di Fare Verde Lazio contro lo Sblocca Italia

L’associazione Fare Verde del Lazio, aderisce alla campagna nazionale denominata “Blocca lo Sblocca Italia” e denuncia i danni all’ambiente che saranno provocati dal cosiddetto decreto “Sblocca Italia” ideato dal Governo Renzi.

Con questo decreto, in sintesi:

  1. Qualsiasi area urbana potrà essere definita dal Consiglio dei ministri “di interesse nazionale”. A quel punto scatterà un commissariamento automatico che toglierà qualsiasi potere alle autonomie locali, potendo riscrivere qualsiasi regola per quel territorio.
  2. Ancora cemento sul suolo: incentivi e commissari per nuove attività edificatorie. Un bel regalo ai costruttori con enormi sgravi fiscali ai costruttori di autostrade.
  3. Il comparto idrocarburi diviene strategico, non quello turistico ed eno-gastronomico. Profitti per pochi, trivelle e cambiamenti climatici per tutti.
  4. Altri inceneritori invece del riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti. L’articolo 35 del decreto affida alle ciminiere degli inceneritori la gestione dei rifiuti, impianti che diventano anch’essi di interesse strategico nazionale. In Italia esistono già 55 inceneritori che guarda caso, proprio grazie alla differenziata e al riciclo, hanno difficoltà a reperire “materia” da bruciare.
  5. Privatizzazione dell’acqua andando contro il voto espresso nel referendum da 26 milioni di italiani.

Un’aggressione all’ambiente senza precedenti: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso e che in questi giorni è in approvazione al Parlamento. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio.

Finora all’appello hanno aderito 200 realtà territoriali. Sono associazioni, movimenti, comitati e amministrazioni comunali, come quelli dell'Associazione Comuni virtuosi, che negli anni con un lavoro e un confronto continuo dal basso assieme a tanti altri cittadini hanno contribuito a svelare scandali, prevenire disastri, proporre soluzioni e cercare di salvare quello che è rimasto del Belpaese, divorato dagli interessi di chi viene premiato da questo Decreto. Ogni comitato può raccontare con orgoglio tante storie ed è impegnato in lotte che alla fine si rivelano lungimiranti.

Un esempio concreto di democrazia diretta e partecipata, l’esatto opposto delle imposizioni dall’alto di un Governo che si trova a dover trasformare le sue “soluzioni” fatte di trivelle ed inceneritori in attività “d'interesse strategico nazionale” perché evidentemente non sa o non vuole spiegarne l’utilità ai cittadini a cui deve imporre le scelte. Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche.

Giovedì 23 ottobre 2014

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