di Francesco Ratano
Una ragazza modesta e composta, abiti monacali e una corona di rose rosse e bianche, così Santa Rosa viene raffigurata (da autore anonimo) nel dipinto del 1600 presentato oggi nelle sale del Comune di Viterbo. Il quadro viene esposto dopo un lungo periodo di restauro, operato da Ottavio di Rita nei laboratori della provincia di Viterbo con la partecipazione del Comune e della Procura viterbesi. Un restauro difficile poiché l’opera presentava dei tagli sulla tela e i colori rovinati.
Il il procuratore capo, Alberto Pazienti, ha illustrato come l’opera, custodita inizialmente nel monastero delle Clarisse, fosse stata poi prestata a privati e nel corso dei secoli finì con l’andare perduta. È solo in tempi recenti che, grazie all’interessamento delle istituzioni cittadine è stato possibile studiare l’inventario delle opere del monastero e scoprire che numerosi pezzi erano assenti. Rintracciato il discendente dei possessori del quadro (per sua volontà anonimo), quest’ultimo è stato liberamente consegnato alla provincia affinché si procedesse con il restauro. Da questa vicenda nasce la speranza dei rappresentanti di istituzioni e forze di polizia di riuscire a recuperare altre opere, altrettanto importanti rispetto al quadro della santa.
Presenti, oltre al sindaco Leonardo Michelini, anche il presidente del Sodalizio dei facchini, Massimo Mecarini, il questore Lorenzo Suraci e la prefetto Rita Piermatti, la quale ha avuto modo di elogiare la collaborazione tra le varie forze di polizia per il recupero di importanti manufatti di interesse culturale per la città. Il quadro rimarrà esposto per altri tre giorni nelle sale del Comune per poi essere riconsegnato alle Clarisse che lo esporranno nella chiesa di Santa Rosa.
Mercoledì 9 settembre 2015
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