di Sabrina Mechella
È andata come previsto, il Trasporto di Gloria, la nuova Macchina di Santa Rosa è stato un successo, in tutti i sensi. Una folla oceanica ha riempito tutte le vie del centro di Viterbo: residenti, come è ovvio, ma anche tanti arrivati da tutta Italia per assistere all’evento del 3 settembre.
Molta folla vuol dire anche qualcuno che vuole rovinare la festa con gesti a dir poco scellerati: un fumogeno sparato contro la Macchina mentre stava passando in via Garibaldi ha causato un momento di panico. Provvidenziale l’intervento dei vigili del fuoco che hanno subito neutralizzato l’oggetto sparato da ignoti, sui quali la polizia sta indagando per risalire alla loro identità. La torre alta 28 metri, portata a spalla da 100 uomini devoti alla santa bambina, è partita da San Sisto alle 22. Prima del “sollevate e fermi” il messaggio ai facchini e ai viterbesi letto dal vescovo Vincenzo Fumagalli inviato da papa Francesco, cha ha anche benedetto la fiaccola portata dai messaggeri in corsa.
Sotto Gloria, oltre ai politici locali, un Vittorio Sgarbi entusiasta e sudato “sono stanco, ho fatto avanti e indietro da piazza del Comune a qui per tre volte, ma ne vale la pena perché la manifestazione è bellissima” e Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia. Prima di partire i facchini si raccolgono, lo sguardo rivolto a lei, a Gloria. Emozione, esaltazione, la folla che li incoraggia. Prende la parola il costruttore, Vincenzo Fiorillo, che esprime soddisfazione per la splendida serata d’estate, poi il sindaco, Leonardo Michelini, accolto da fischi e proteste.
Tutti pronti: il presidente del Sodalizio, Massimo Mecarini e il capofacchino, Sandro Rossi sono lì, a incitare i loro uomini. Si chiamano le file, i facchini prendono il loro posto sotto la Macchina: al grido di “sollevate e fermi” è il tripudio. Gloria brilla nella notte di settembre, è un delirio di flash dei fotografi e dei telefonini della gente, tutti vogliono fissare e condividere questo momento. Gloria procede spedita e arriva in piazza Fontana Grande senza problemi. Ci sono le prime impressioni dei facchini a caldo: “Tutto bene, la Macchina è più morbida, si porta senza scossoni e accollate”.
Si riparte a passo spedito, per arrivare a piazza del Plebiscito, dove gli uomini di Santa Rosa fanno la “girata” dedicandola al compianto Nello Celestini, storico capofacchino scomparso lo scorso 14 febbraio. Giù la Macchina, si fa una sosta più lunga. La piazza è gremita, la gente si commuove per la bellezza della creatura di Ascenzi. Un riconoscimento unanime per l’architetto-facchino viterbese: stampa, pubblico e facchini affermano che forse Gloria è la Macchina più bella di sempre, che coniuga tradizione nelle linee e modernità nei materiali e nella tecnica di realizzazione. “Una cosa mai vista – concorda Giacomo Fè, fotografo del National Geographic – è assolutamente unica e credo che mi dedicherò a quello che c’è dietro tutto questo, voglio raccontare la storia di una tradizione che mi ha davvero colpito”.
Si riparte ancora, adesso Gloria è per la via angusta di Corso Italia. C’è grande concitazione, la sicurezza incita fotografi e cronisti ad andare veloci, non si può intralciare lo scorrimento del Trasporto, gli angeli di Gloria sfiorano i palazzi è tutto molto rischioso. Si arriva a piazza del Teatro, tra la folla che saluta e applaude: ancora una girata e poi la sosta più lunga. Si beve, ci si prepara alla fatica finale: di corsa in salita, verso la casa di Santa Rosa. Tutto procede bene, nessuna esitazione. Gloria, finalmente, poco dopo la mezzanotte, si posa ed è subito liberazione e tanta gioia. Ascenzi, Mecarini, Rossi e i facchini sorridono, si abbracciano, brindano al successo. Poi l’abbraccio degli uomini di Rosa con mogli, figli, parenti e amici.
È il culmine del giorno più bello, più atteso. È la consacrazione di Gloria, in una notte d’estate.
LE INTERVISTE
Raffaele Ascenzi
Il creatore di Gloria prima del Trasporto è elegante ed emozionato. Ancora una volta racconta la sua esperienza, da facchino in prima linea a colui che disegna la Macchina: “L’ideatore probabilmente deve fare solo quello, sfilare con i Facchini, adorarli, amarli e rispettarli, fare tutto per la Macchina in funzione di quanto possa essere il primo gradimento in loro. Però poi occorre restagli dietro, lasciarli al boschetto a mangiare, venire qua e controllare ogni fase. Mi rendo conto che questo è importante perché si trovano degli accorgimenti qui che io, per i primi cinque anni, non ho capito. I commenti dei facchini sono già stati molto positivi, tanto che mi hanno colpito quasi tutti i giorni al cuore perché io dalla mattina alle 7 leggo i messaggi che mi arrivano e molto spesso arrivano da parte loro o dei familiari e la cosa mi riempie di orgoglio. Poi ci sono varie idee, come quella dei biglietti con i pensieri dei viterbesi rivolti a Santa Rosa che sono all’interno della Macchina, che è stata molto apprezzata, così come i nomi dei facchini scomparsi che facevano parte della formazione dall’88 in poi, posti dietro ogni angelo della Macchina. Cose molto apprezzate perché sono venute dal cuore. Io oggi parlavo con i ragazzi delle scuole rosse e ho detto che per cominciare a progettare una Macchina di Santa Rosa bisogna vederla da quando si è piccoli. Io infatti porto i miei tre figli sempre ai trasporti, li vesto come loro perché questa cosa deve entrare loro nel cuore da subito”.
Giorgia Meloni
“Si può fare molto, molto di più per valorizzare l’Italia, in Italia e nel mondo. In epoca di globalizzazione noi dobbiamo investire sulla tradizione, semplificando su tutto quello che i cinesi non ci possono copiare, ossia la nostra storia, la nostra identità, le eccellenze e il nostro genio. Cose che abbiamo solo noi: non possiamo competere sulla quantità ma sulla qualità. Il fatto che nel nostro paese non ci sia un ministero del Turismo è un assurdo, che il fatto che la delega al turismo sia distribuita alle regioni. Non si riesce, insomma, a considerare il turismo una questione strategica. Io penso che investire sulla cultura i sul turismo italiano in termini di economia debba essere la priorità di qualsiasi presidente del Consiglio italiano”.
Il pubblico
Molte le presenze di persone da tutta Italia, come le signore Mariella da Velletri e Nanda da Salerno. “La prima volta che veniamo l’abbiamo vista per televisione, ma forse ho sbagliato giorno – dice Nanda delusa - perché mi stanno mandando via. Noi stiamo qui dalle 3 del pomeriggio abbiamo preso i posti e adesso la sicurezza ci dice che dobbiamo passare dietro. Ma se sono 5 ore che siamo qui davanti adesso devo passare indietro a tutti? Noi siamo venuti in 60 col pullman insieme ma poi ci siamo dispersi”. “Noi veniamo da Latina, sono venuta con una mia amica mi chiamo Giuseppina Vannini e lei è Maria Carmela Principato. Siamo venute perché volevamo vedere questa cosa molto bella, e poi la Macchina di Santa Rosa è una cosa che mi emoziona. È stupenda, sembra un sogno, ma come fanno degli uomini a trasportare una struttura così? Quando si solleva sarà emozionante”. Marco e Ornella, viterbesi doc: “Noi siamo qui dalle 10 di stamani. La Macchina di Ascenzi e bellissima, ci siamo subito innamorati. Siamo orgogliosi di essere viterbesi perché Viterbo è riuscita a dimostrare un grande affetto per la nostra santa attraverso l’ideatore, che è viterbese e anche gli stessi costruttori che sono del luogo. Quindi il territorio è riuscito ad esprimere delle grandi risorse umane in questo senso”.
I Facchini
Simone Salvatori, 25 anni e Manuel Lucca 30 anni, primo trasporto. “Un’emozione indescrivibile – dice Simone – per un ragazzo viterbese è meraviglioso, la sua aspirazione. L’atmosfera che c’è, la gente. E poi la Macchina quest’anno è nuova e bellissima. “La tensione, la fatica e l’emozione sono tante – aggiunge Manuel - poi stasera fa anche tanto caldo. Ma dal boschetto in poi, quando si esce, il pensiero è per Lei e basta. La devozione per Santa Rosa a Viterbo è unica, noi e le nostre famiglie siamo devoti a lei, da sempre. Luca Floris: “Sono ciuffo da 16 anni e la Macchina quest’anno si porta benissimo, meglio delle altre. Raffaele (Ascenzi ndr) mi ha spiegato che è merito del baricentro basso che stabilizza ulteriormente la struttura. Si vede che Gloria è stata concepita da un facchino, che conosce da vicino le varie criticità. Io stasera non voglio parlare degli attriti tra Comune e Sodalizio: per me adesso c’è Rosa, la gente e questa emozionante serata. Il resto non conta”.
LE CRITICHE
Accanto ad evento indubbiamente riuscito non sono mancate le critiche, specie sui social network. Ecco quella di Giancarlo Paglia.
Che barba che noia, che noia che barba.
Ricordate il tormentone di Vianello e della Mondaini? Oggi è il dopo passaggio, oggi è il giorno dei bla bla bla, delle critiche, delle discussioni, delle lamentele, del si, però... magari se...
Solito copione visto e rivisto. Del resto per accomunare i Viterbesi, c'è solo la macchina. Bellissima, e ne ho viste tante, magnifici come al solito i facchini, bravo e caciarone il capo facchino Rossi, bravi i suoi collaboratori.
Trasporto fantastico, come del resto ci hanno abituati.
Incidenti prima e durante, fischi al sindaco, magari oggi inopportuni avendo 364 altri giorni per farli, liti fra spettatori, immondizia per gli operatori, soliti personaggi che si nascondono nell'ombra sulla terrazza del teatro, vergognosi personaggi che glie lo permettono.
Tutto come sempre, noiosamente come sempre.
La città ancora una volta ha dimostrato di come sia sempre più inadeguata per un'evento simile.
Le vie strette, che contribuiscono al fascino del passaggio, potrebbero diventare una trappola mortale nel caso di incidenti, e grazie al cielo gli idioti che rischiano di provocarli non mancano mai, gli spazi sempre più inadatti a contenere le migliaia di persone non permettono a tutti una buona visione dello spettacolo, l'inadeguatezza dei servizi grava sull'igiene del prima e del dopo.
Non raccontiamoci storie, Viterbo non è in grado di contenere altre persone la sera del trasporto, ce ne sono fin troppe.
Allora perché puntare tutto sul turismo indotto dalla macchina? Perché investire per portare un obelisco inanimato fino a Milano per reclamizzare con quello, e solo con quello, la nostra città? Come pensiamo di far entrare centomila persone in un teatro che ha difficoltà a contenerne ventimila? Sicuramente menti ottuse pensano più alla quantità degli spettatori che alla qualità della fruizione dello spettacolo.
Per non parlare della sicurezza. Ma visto a chi è stato demandato il compito di curare cultura e spettacoli in questa povera città, non è che ci sia molto da meravigliarsi.
Manca un giorno al doposantarosa, oggi la città sarà ancora invasa dalle persone, per me lo spettacolo è questo.
Amo vedere le strade e le vie invase da persone che passeggiano tranquillamente, che si godono una città più a misura di piedi che non di auto.
Domani sarà tutto finito, le chiacchiere lasceranno nuovamente il posto alle lamentele, la vita riprenderà a scorrere normalmente, i problemi ci sbatteranno nuovamente in faccia, la città si preparerà al prossimo trasporto.
O forse a un trasporto eccezionale da centomila euro.
I soldi non ci sono, ma per quello che interessa qualcuno si trovano.
Un trasporto eccezionale, un'occasione in più di fare passerella per piccoli personaggi in cerca di grande popolarità.
Venerdì 4 settembre 2015
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