Redazione Online
Viterbo Civica, dopo il recupero della scorsa settimana di tre siti dimenticati, ieri è stata la volta di un fontanile. Ecco il resoconto della giornata di Lucio Matteucci, presidente dell'associazione.
Madonna della spiga, vi dice niente? Ai più sicuramente no. Non è così per Angelo Onofri che di primavere ormai ne tiene tante e che ci ha portato sul posto per farci scoprire questa meraviglia. Come se non bastasse, dopo il nostro lavoro (con un altro volontario di Archeotuscia) di pulizia, durato molte ore, abbiamo fatto la conoscenza con il sig. Bruni, proprietario da generazioni dei terreni sulla originale via Teverina. Bruni ha iniziato a raccontarci la storia di questo fontanile, il tempo è scorso rapidissimo, come l’acqua che un tempo costituiva il bene primario del fontanile.
Vi raccontiamo una sintesi del suo racconto, sperando di essere precisi. La vita che si svolgeva al fontanile era frenetica e spesso procurava intasamenti. Gente che faceva la fila per ore per riempire i propri recipienti. Un via vai continuo di carri con grandi buoi che venivano a fare acqua. La proprietaria del terreno circostante rinunciò alla sua porzione, facendone dono alle autorità del tempo, in cambio dello sfruttamento delle acque in eccesso del fontanile. Un fontanile che aveva una eccezionale portata d’acqua, 3 litri per secondo, e per questo era costantemente affollato. Il fontanile davanti ad esso ha un magnifico selciato in sampietrini, attualmente coperto, al tempo era sicuramente uno spettacolo meraviglioso, davanti al fontanile si trova l’edicola della Madonna della Spiga, il manufatto originale doveva risalire al 1300, durante il fascismo fu smontata e rimontata per far posto alla strada Teverina. Quel fontanile era all’epoca il centro della vita contadina e sosta obbligata per i viandanti.
Il sig. Bruni ricorda perfettamente quando, da bambino, fu testimone dell’omicidio di un fascista, avvenuto proprio in quel punto, e la rimozione con lo scalpello dal muro dell’edicola del fascio scolpito sulla pietra. Poi l’occupazione dei tedeschi che, poco più avanti, a meno di 50 metri, realizzarono un campo di concentramento “volante”, con un reticolato doppio, alto almeno 5 metri, e sentinelle armate all’interno. Una sorta di gabbia per coloro che poi sarebbero stati inviati ai veri campi di concentramento. I campi della zona, un tempo uliveto, furono utilizzati come nascondiglio di una base della contraerea. Il passaggio delle truppe americane portò cioccolata e sigarette, ma anche danni prodotti dai carri armati e dalla noncuranza dei militari sul territorio nemico.
Ma la via Teverina era anche meta della passeggiata domenicale e delle giornate di sole di festa. Si partiva da porta Fiorentina e si arrivava in passeggiata, sfruttando tutto il percorso in pianura, ci si riposava sotto magnifiche querce che riparavano dal caldo, si mangiava accanto al fontanile, che manteneva il vino al fresco, poi verso sera si faceva ritorno in città. Il sig. Bruni ci ha raccontato di come, dopo aver visto il momento di splendore del fontanile, ha poi assistito al declino. Pian piano, dagli anni ’90, i rovi inesorabilmente hanno iniziato a prendere il sopravvento, sempre di più, sempre di più, fino a seppellirlo completamente. Mentre eravamo a lavoro è passato un altro anziano, sempre della zona, si è fermato e stupito di rivedere il fontanile, ci ha detto che si era dimenticato di dove fosse. È transitata una macchina, si è fermata, la signora seduta al lato passeggero ha scattato una foto con il telefono, la prima testimonianza. Adesso Bruni ancora cerca di tenere pulita l’edicola, che conserva il dipinto della Madonna della Spiga, opera con ogni probabilità risalente agli anni ‘20.
Ma le forze iniziano a lasciarlo e crediamo che l’edicola tra anni (speriamo tantissimi) non sarà più curata. Con un velo di malinconia ci ha detto che più di un dirigente comunale, anni fa, gli aveva promesso che avrebbero spostato il fontanile per farlo rivivere, in tutto il suo splendore, accanto all’edicola, e che avrebbero fatto chiudere la strada alle auto, per permettere alle persone di riappropriarsi di un angolo che ha secoli di storia, evitando così di essere il “cassonetto a cielo aperto” di tanti incivili che transitano anche a velocità, sbarazzandosi della propria immondizia. Un angolo del nostro recente passato, dimenticato se non da questi anziani, come il sig. Bruni, che lo hanno vissuto e che potrebbero ancora incantare i bambini con le loro storie.
Forse per noi di Viterbo Civica questi rimangono sogni, ma ci piace credere che tutti siano animati della stessa passione e dello stesso amore per il nostro territorio. Esortiamo ancora tutti i cittadini per l’ennesima volta, diciamo anche per la millesima volta, a far diventare bella questa nostra stupenda città! Non è possibile lasciare morire una città che è piena di tesori nascosti. Ma non finisce qui. Abbiamo individuato almeno altri otto siti altrettanto belli come questo. Siete pregati di trovare una mezza giornata di tempo per poter dire di aver partecipato alla loro riscoperta.
Lunedì 9 giugno 2014
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