Redazione Online
Una busta di plastica. È quello che resta del corpo di un povero cane, lasciato sul ciglio via VI Febbraio in attesa di essere rimosso, lasciato libero di vagare a Tuscania assieme al suo compagno di sventure che ha visto il suo doppio investimento e uccisione. Una scena terribile cui ha assistito Sabino Buzi, agente di polizia in pensione e attivista sul fronte degli animali assieme alla moglie, Teresa Tosi. Ecco il suo racconto.
Tuscania 2 dicembre 2015, ore 8,45 via VI Febbraio 1971 intersezione via della Ricostruzione. Percorrendo la suddetta mi accingo a svoltare a destra. Fermo allo stop mi accorgo che sulla mia destra giace agonizzante un cagnolino poco prima investito. Nel contempo scendo dalla mia autovettura per prestare un primo soccorso e contemporaneamente un’altra autovettura che procede a velocità sostenuta, travolge il povero cagnolino già agonizzante ponendo fine alla sua sofferenza e procurando ferite che non sto a raccontare nei dettagli. Cosa ancor più drammatica è che dopo poco tempo si avvicina sul luogo dell’incidente il compagno o il fratello del cagnolino, annusa il corpo dello sventurato e si allontana in fretta, come se avesse fiutato il pericolo ed accettato la cattiveria dell’uomo. Invano è stato il mio gesto per catturarlo.
Quanto resterà in vita? Aspetterà anche lui che quattro ruote lo ridurranno una pozza di sangue? Una scena degna di una grande metropoli, dove la gente indaffarata corre e cammina nella totale indifferenza di chi è appena stato oggetto di investimento stradale. Ho chiamato la Polizia Locale il veterinario Asl che hanno accertato la mancanza del microchip del cagnolino, il quale è rimasto chiuso in una busta di plastica al margine della strada e verrà smaltito non prima di domani mattina dalla ditta incaricata e debitamente avvertita dagli agenti.
La mia testimonianza fa seguito alla mia nota scritta del 9 novembre 2015 sul sito del comune di Tuscania nella parte dedicata alla segnalazioni, dove si ribadiva la presenza dei due cagnolini lasciati perennemente in libertà descrivendo il pericolo per loro stessi e per gli automobilisti che li hanno più volte schivati. Ora per uno di loro è finito l’incubo dell’attraversare la strada tarquiniese nota a tutti per il traffico stradale e si chiude un capitolo della sua storia, per il fratello o compagno rimasto solo?
Che ne sarà di lui? Avrà un proprietario che preferisce lasciarlo al suo destino? A quante scene del genere dovremmo ancora assistere? Questo è il terzo caso in meno di tre mesi. Vale la pena adesso ricordare che molti spesso affermano “…per un cane tutto questo casino!”. Non dimentichiamo però che a causa di questo comportamento umano a Tuscania è morta una persona www.iltempo.it/.../05/.../azzannata-da-un-cane-muore-di-paura-1.59445. È arrivato il momento di metterci attorno a un tavolo e discutere anche di questo. Sabino Buzi.
Mercoledì 2 dicembre 2015
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