di Ramy Balawi
La pesca a Gaza è la professione più pericolosa e il settore produttivo più colpito a causa degli attacchi israeliani. La regione palestinese sta vivendo tra i peggiori periodi di blocco, che entrerà nel decimo anno tra pochi giorni e a dieci mesi dall'ultima operazione militare israeliana (Margine Protettivo – Protective Edge).
Dopo quest'ultimo raid nella scorsa estate che ha portato 2.200 palestinesi morti, oltre 10.000 feriti e oltre 120.000 case danneggiate o distrutte, è stato firmato l'accordo di cessate il fuoco al Cairo tra Hamas e Israele, che includeva la apertura della zona di pesca a Gaza a sei miglia marine, ma Israele non ha rispettato tutti i termini. La zona di pesca, infatti, è stata ridotta da sei miglia marine a tre e anche in questa ridotta area il 90% degli attacchi israeliani contro i pescatori di Gaza si sono comunque verificati.
Le organizzazioni internazionali hanno documentato questi attacchi contro i pescatori di Gaza: 27 uomini hanno riportato ferite in 1.122 incidenti causati dalle mitragliatrici del fuoco israeliano e 74 pescatori sono stati arrestati e poi rilasciati, a eccezione di tre di loro ancora detenuti in prigioni israeliane mentre nove barche da pesca sono state distrutte sotto i colpi delle armi.
Più di 3.000 pescatori sostengono 70.000 persone a Gaza e il blocco ha portato ad alti livelli di povertà e disoccupazione. Il settore della pesca ha contribuito al 5% del Pil fino al 2007, ma dopo l'assedio israeliano è sceso al 2%.
I raid israeliani hanno ucciso quattro pescatori e distrutto quindici case di queste persone in una recente operazione militare. Zakaria Bakr, ufficiale che ha documentato le violazioni israeliane contro i pescatori di Gaza, ha detto che i pescatori hanno bisogno di più di 3000 barche Motors perché Israele aveva distrutto più di 1.000 natanti a motore durante le operazioni militari.
Pertanto le organizzazioni internazionali e il mondo intero devono fare pressione su Israele per fermare gli attacchi contro i pescatori di Gaza e l’intensificarsi dell'assedio e soprattutto per far riaprire il porto marittimo di Gaza al mondo esterno, che contribuirà a ridurre la disoccupazione e cambiare la situazione tragica di Gaza, facilitando la circolazione, gli scambi e i viaggi.
Lunedì 15 giugno 2015
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