di Sabrina Mechella
C’è Fathna, curda, ma ormai naturalizzata viterbese, venuta a portare la sua solidarietà al popolo palestinese: «Sono oppressi e cercano la libertà come noi – afferma -. In Turchia se ti azzardi a parlare nella nostra lingua ti sbattono in galera». Ci sono Nicoletta e Mario, dell’associazione Stelle Cadenti, artisti venuti da Bassano in Teverina: «Seguiamo da anni la causa palestinese, in questo momento sta avvenendo un genocidio, bisogna fermarlo».
Erano 250 circa i partecipanti alla manifestazione per la pace e contro l’assedio di Gaza ieri sera in piazza del Plebiscito a Viterbo, organizzata dal comitato Palestina Libera Viterbo, movimento spontaneo fondato da Stefano Troncarelli, responsabile viterbese di Rifondazione Comunista. Molte le associazioni che ieri hanno aderito all’evento: Arci, Anpi, Sel, associazione Solidarietà cittadina, Usb, Cgl, associazione Culturale Islamica Viterbo, associazione Erinna, Centro e la ricerca per la pace, Amici della Mezzaluna Rossa.
Pochi i viterbesi, molti quelli arrivati dalla provincia e oltre. Diversi i palestinesi, donne con l’hijab (il velo che lascia il volto scoperto) e uomini a urlare insieme nell’italiano dello straniero la propria protesta che non inneggia mai all’odio, ma al senso di giustizia: «Stoppiamo questo omicidio di bimbi innocenti – dice al megafono Nabil Al Zeer, originario di Ebron, ormai da anni stabilizzato a Fabrica di Roma -. Il silenzio uccide, salvate i bambini di Gaza».
Tra una pausa e l’altra degli interventi che si susseguono al microfono donne, uomini e bambini sventolano le bandiere palestinesi, moltissimi hanno la kefiah al collo. Pochi anche i politici viterbesi: presenti i consiglieri comunali Paolo Moricoli, Chiara Frontini e Linda Natalini e Peppe Sini, volto storico della politica viterbese e da sempre attivo nell’impegno per la pace in Medioriente. Sini imbraccia il microfono, le sue parole sono durissime:
«Fermiamo il massacro di Gaza! Chiunque pretenda ti toglierti la casa non è di questo mondo. Ognuno ha diritto di vivere con la sua famiglia, nella sua terra e nella sua casa, la Palestina ha diritto a un suo Stato, bisogna liberare tutti i prigionieri politici rinchiusi nelle carceri israeliane. Questo fatto - urla Sini – riguarda anche noi, l’Europa e l’Italia. Ci sono massacri non solo a Gaza ma in Siria, Afghanistan e nel Mediterraneo con le giornaliere stragi dei migranti, che sono la causa di un razzismo imperante, di un fascismo che continua. Mi inchino al coraggio di donne e uomini che sono qui stasera » - conclude.
E poi, tra la folla, c’è Miriam. Il suo nome tradisce le origini, viene da Bassano in Teverina e qui stasera la sua presenza vale cento: «Sono ebrea – spiega – e faccio parte dell’associazione Ebrei contro l’occupazione, nata dopo la seconda Intifada nel 2001. Siamo una rete di ebrei italiani che si mobilitano contro le ingiustizie perpetrate dallo Stato di Israele nei confronti della popolazione palestinese. Manifestiamo il nostro antisionismo, che non è antisemitismo, come molti vorrebbero far credere. Non abbiamo certo la vita facile, la comunità ebraica romana ci osteggia in tutti i modi - racconta -.
Per esempio il 25 aprile scorso la delegazione palestinese e le reti solidali con la Palestina si stavano concentrando al Colosseo per partecipare come tutti gli anni alle manifestazioni che celebrano la Resistenza e la Liberazione dal nazifascismo. Ma i palestinesi e gli attivisti sono stati aggrediti da una quarantina di esponenti dello squadrismo della comunità ebraica romana, non nuovi a episodi di aggressione. Si è scatenato n corpo a corpo impari, da una parte giovani palestrati tra i 25 e i 40 anni, dall'altra donne, uomini anche di una certa età, attivisti. Episodio completamente ignorato dei media.
Noi contestiamo la politica dello Stato di Israele e continueremo a farlo finché anche i palestinesi non saranno liberi».
Sabato 26 luglio 2014
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