di Sabrina Mechella
Insegna “English” in Italia e a Roma da almeno 30 anni, con competenze di traduttrice di testi “tostissimi” quali contenziosi legali, medicina, ingegneria, politica, storia dell'arte, eccetera. Svedese di nascita, la mamma scrittrice di Manchester e nonno materno irlandese eletto due volte sindaco socialista. “In famiglia circolavano otto lingue – spiega -. Per disperazione abbracciai la solita causa persa (un vizio di famiglia) che era l'Esperanto, la lingua universale. Come guida turistica interprete anche simultanea ho avuto una disciplina durissima: inglese, italiano, francese e svedese”.
Susanna Quarzéll, viterbese ormai di adozione, non ha resistito alla critica dopo aver visto i nuovi totem turistici posti a Viterbo le cui traduzioni in inglese hanno suscitato un mare di polemiche. Ma Susanna che ne pensa? “I nomi propri non vanno alterati! – afferma -. In nessun paese del mondo succede, per il semplice motivo che il visitatore internazionale possa riconoscere il luogo. Per cui piazza Dante rimane così com'è, anche piazza della Morte e via dicendo per rendere riconoscibile l'itinerario del turista. Si usa solo “tra parentesi” come sottotitolo esplicativo tentando non la traduzione letterale, ma le origini storiche del nome. Square of Dante sembra una formula leonardesca o di Archimede. Non esiste traduzione letterale perché il famigerato Bing su Internet tradurrebbe Piccadilly Circus come Circo in una specie di salsa piccante. Il Surrealismo nasce proprio così".
Quindi secondo lei i luoghi non vanno mai tradotti?
No, almeno che non funzioni letteralmente! I nomi vanno rispettati così come sono a meno che non siano anche letteralmente corrispondenti, tipo "Il Giardino della Regina" ossia The Queen' s Garden perfettamente comprensibile oppure Nero 's Tomb = Tomba di Nerone. Alcuni nomi classici bisogna cercarli come “Caesar” per “Cesare” di origine greco latino. Insomma tradurre è un'operazione culturale, bisogna far capire il senso di ciò che si comunica in modo corretto. “English” è sopratutto un esercizio di sintesi.
A Parigi, tanto per citare un luogo, traducono i luoghi turistici in inglese?
Ma quando mai! Sono anti americani soprattutto. Solo in Canada ci sono cartelli bilingue - ma si fanno la guerra lo stesso! Con gli allievi romani e anche insegnando ai carabinieri ci divertivamo a tradurre letteralmente non solo luoghi, ma anche nomi, proverbi ed espressioni romanesche tipo "I Know My Chickens" e "You Want to Put?" Così insegno tra una risata liberatoria e l'improvvisazione italica per far capire un'altra cultura e un altro pensiero. Per esempio i titoli dei film: mi veniva l'acidità allo stomaco vedere la traduzione che non c'entrava con quello originale. Tipo "Il Giardiniere" "Being There". Per concludere, non funziona l'improvvisazione, studiate. E stay beef!
Mercoledì 16 dicembre 2015
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