«Io, Marco Pannella e la rivoluzione»

Sullo stesso argomento
Ultimi articoli
Newsletter

Viterbo | esclusiva

«Io, Marco Pannella e la rivoluzione»

Il ricordo dell'attivista radicale Susanna Quarzéll, svedese residente ormai da anni a Bagnaia (Vt), che racconta quel periodo storico ecccezionale al fianco del leader scomparso lo scorso 19 maggio

di Susanna Quarzéll

Susanna Quarzéll durante l'affissione dei manifesti per movimento radicale
Susanna Quarzéll durante l'affissione dei manifesti per movimento radicale

Insegna “English” in Italia e a Roma da almeno 30 anni, con competenze di traduttrice di testi “tostissimi” quali contenziosi legali, medicina, ingegneria, politica, storia dell'arte, eccetera. Svedese di nascita, la mamma scrittrice di Manchester e nonno materno irlandese eletto due volte sindaco socialista. Susanna Quarzéll abita ormai da molto anni a Bagnaia, in provincia di Viterbo ed è stata attivista radicale al fianco di Marco Pannella, protagonista dei tanti cambimenti che hanno reso più democratica e civile l'Italia. Questo è il suo ricordo di vita vissuta di quell'eccezionale stagione storica, un documento scritto in esclusiva per Reteluna Viterbo.

Forte della tradizione dei diritti civili in Inghilterra dove studiavo, cercai l'equivalente in Italia. C'era, ma era assai diverso dai disciplinatissimi inglesi. Avendo fatto tra tanti impegni civili contro la fame nel mondo e l'apartheid, c'era anche la marcia contro il Nucleare a fianco del grande filosofo Bertrand Russell. Partimmo, un lunghissimo e colorato corteo da Oxford ad Aldermaston dove c'era l'impianto nucleare. Tipo Montalto di Castro. Con Marco Pannella facemmo quella marcia usando l'unica arma, il Referendum, voce della volontà popolare. Fu un successo, e scongiurammo disastri tipo Fukushima, in un paese anch'esso sismico. Vidi Marco la prima volta a piazza Cavour in pieno fervore a favore del divorzio. Parecchia gente dall'aria sofferta e infelice assorbivano ogni parola. Erano mariti e mogli prigionieri del matrimonio indissolubile all'epoca, molti con due famiglie in pratica. Difficile per i giovani capire una cosa del genere. Guardate il film “Divorzio all'Italiana” per esempio, con Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli.

Marco Pannella giovane
Marco Pannella giovane

Alto, magro, con occhi azzurissimi, scrutava ogni persona presente e parlava con passione. Mi aggregai subito – il mio compagno di allora era sposato - e diventammo amici sull'istante. Il primo comizio di Emma Bonino, quasi una ragazzina, timida ma dalle convinzioni inattaccabili, difese il valori civili con quella bella voce chiara e accento settentrionale.

Io avevo disegnato il logo della Rosa nel Pugno sul giacchetto jeans dietro. Non avevo perso tempo ad aggregarmi. Per ogni nuova lotta e Riforma ci preparavamo tutti in quella specie di fucina creativa che era la Sede radicale (non è cambiata) con striscioni, colori e cartelli.

L'atmosfera era sempre allegra e c'era tanta musica e voglia di fare. Nessuno si sentiva mai solo, tutti discutevano su tutto.

C'era di tutto: entusiasti, artisti, studenti, chi non aveva né mezzi né affetti, disoccupati, insoddisfatti e tantissime che erano direttamente coinvolti e vittime di leggi ingiuste.

Non era un partito, ma era un movimento fuori dai schemi e dalle logiche di partito. Erano i valori a caratterizzare questa colorata armata Brancaleone.

I valori erano quelli della nonviolenza e giustizia di Ghandi, Martin Luther King, Mandela. E gli italiani Capitini, Spinelli, Ernesto Rossi. Quello che contava era fare giustizia in modo concreto tutti insieme, senza bla bla bla ideologico e intrallazzi di potere.

Allegramente, s'intende. Se no, non avremmo avuto nessunissimo seguito, è chiaro.

I valori e l'allegria. Problema: rimediare i soldi. Spese vere, che toccavi con mano mica come quelli oggi dei Parlamentari.

Susanna, Francesco de Gregori, Clebert Ford, Giorgio Lo Cascio al Folkstudio Roma
Susanna, Francesco de Gregori, Clebert Ford, Giorgio Lo Cascio al Folkstudio Roma

Allora ci organizzammo; ognuno metteva del suo nel suo piccolo. Marco non è mai stato un miliardario, benché i suoi stessero benino. E lui era veramente “l'Enfant Terrible” che avrebbe sperperato tutti i beni di famiglia a la don Chisciotte e San Francesco.

Facemmo una cosa che si chiama Autofinanziamento: vendere i libri che spiegavano i nostri valori, magliette con il logo - (che è molto bello secondo me) - piccoli lavori di artigianato. Si raccoglievano i fondi così. Qualcuno donava, avevamo persino qualche benefattore misterioso e non solo Marco era convincente!

Altro problema: farci conoscere. In tutta Italia però perché le battaglie col Referendum riguardavano tutti. Creammo Radio Radicale. Straordinario. Perché per la prima volta era una radio dove era protagonista la persona. I microfoni erano sempre aperti a chi volesse esprimere la sua idea. Tutti.

Una radio veramente libera. Mai l'odiosa farneticante e sciagurata Pubblicità, responsabile della forma mentis - anzi, “dorma dementis” - dei miei allievi cresciuti con Carosello.

L'atmosfera era veramente elettrizzante e forse si capisce quanto fosse importante oggi, vedendo tutta quella gente che rendevano omaggio al suo funerale in questi giorni.

Il voto ai diciottenni, il famigerato Codice Rocco e il fermo di polizia, lo Stato di Famiglia e patria potestà del padre padrone, la libertà di sciogliere un matrimonio senza amore e il diritto alla donna di decidere del proprio corpo: “Io sono Mia” cantavamo nei cortei. Ai giovani carabinieri sbigottiti che volentieri ci avrebbero corteggiate, armati fino si denti, cantavamo: "Nudi! Nudi!"

Una bella immagine di Susanna da giovane
Una bella immagine di Susanna da giovane

Ogni comizio era una festa. Fummo i primi a fare anche musica. Io cantavo in versione casareccia alla stregua di Joan Baez (contro la guerra nel Vietnam) l'inno per eccellenza dei diritti civili: “We Shall Overcome” famoso nella marcia di Martin Luther King. La canzone significa supereremo tutti gli ostacoli. Inno stupendo. Si aspettavano da me una voce simile alla Baez, melodiosa come un usignolo, ma io cantavo come un cowboy. Sopratutto canzoni folk americani di protesta con ritornelli che tutta Piazza Navona gremita, cantava.

Marco era vulcanico, generoso e di una integrità feroce. Faceva un certo effetto sentire i comizi infervorati e logorroici di un certa violenza verbale che ricorda Grillo ed il singolare contrasto nei metodi di attuazione nonviolenti e pacifisti.

Ti spiazzava. Era imprevedibile e logorroico quanto Fidel Castro. Modi gentili e sempre aperto a nuove amicizie. Conquistava tutti eccetto quelli al potere. La stampa di regime lo massacrava come certa abitudine anche oggi. Forse anche per questo difese tanto EnzoTortora criminalizzato, ingannato e vilipeso.

Deridevano i suoi scioperi della fame, concetto di lotta inconciliabile con la dieta Mediterranea. A noi ci chiamavano straccioni, se non peggio. Facevamo la fame comunque, non era un problema.

Ci assegnarono il meridione e la Sardegna - quella dei contadini, beninteso - e partimmo in quattro con libri per l'auto finanziamento, volantini, colla, manifesti, scopettoni e megafoni e la chitarra su un pulmino scassato col tettino a fare da piattaforma per radunare le folle.

Attaccammo manifesti in paesini che sembravano il Far West dove la colla era inservibile, ci volevano i chiodi semmai.

Nel nostro programma c'era anche l'abolizione della caccia e fummo circondati una volta da ferocissimi cacciatori sardi.

Facemmo uno spettacolo - comizio anche a Cosenza e mandarono me a convincere i “boss” per chiedere lo spazio che ci serviva: una bellissima scalinata molto trascurata al centro della città con lampioni sofferenti. Avremmo fatto la Festa delle Ginestre. Come per miracolo arrivarono scopini ed elettricisti per sistemare tutto! Gli abitanti erano esterrefatti e mi trovai un gruppo di villici intenti a guardare mentre ripulivo la scalinata e sistemavo le ginestre ai lati della scalinata. Mi chiamavano la vichinga.

Susanna oggi
Susanna oggi

Avrebbero votato radicale sotto shock. Nello stile di Pannella spiazzavamo tutti con gentilezza e allegria. Parlavamo direttamente con la gente incuriosita che ci chiedeva se eravamo una specie di circo itinerante ed io cantavo suk tetto del pulmino canzoni folk americani ai calabresi. Roba mai vista.

Il nostro approccio era vincente: il “6 giugno con la Rosa nel Pugno” un bel 4% di voti inaugurò il neonato Partito Radicale. Marco continuò la sua lotta di riforma sociale nel Parlamento sempre deriso ed ostacolato dalle istituzioni. Ma ormai aveva tutti noi, gente vera con problemi veri al suo fianco. E la gente vera con problemi veri votò per avere giustizia sociale con i Referendum - unico strumento di democrazia diretta popolare.

Continuai gli studi di Sociologia: un esperienza così era storicamente irripetibile. Avevamo fatto scuola. Marco il pioniere. Starà facendo casino anche lassù col Padreterno. Marco Forever.

Mercoledì 25 maggio 2016

© Riproduzione riservata

3533 visualizzazioni

Commenti
Lascia un commento

Nome:

Indirizzo email:

Sito web:

Il tuo indirizzo email è richiesto ma non verrà reso pubblico.

Commento: