di Sabrina Mechella
Tassa di soggiorno a Viterbo, come la prenderebbero i turisti? La giunta comunale di Palazzo dei Priori, infatti, sta procedendo per l’introduzione del balzello da uno a tre euro (secondo il numero delle stelle dell’albergo scelto) a tutti coloro vogliono soggiornare nella città dei papi, a sostegno, dichiarano gli amministratori, del turismo locale.
Un interessante studio a campione pubblicato nel gennaio 2014 dall’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno rivela l’aspetto fondamentale su cui, in questi giorni, si sta tanto discutendo: che ricaduta avrebbe questa decisione sugli eventuali visitatori della città, che come numero non sono proprio ai massimi livelli? Attualmente a scegliere di applicare questa tassa in Italia sono 500 comuni, con Regioni che spiccano per l’alta percentuale in cui viene apposta e altre che invece hanno preferito di evitarla. Tra le prime la Toscana con 103 comuni e il Piemonte con 98, mentre Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, almeno per il momento, hanno deciso di soprassedere.
La domanda cui la ricerca dell’Osservatorio cerca di dare una risposta è molto interessante: come reagiscono i clienti italiani e quelli stranieri alla tassa di soggiorno?
Quello che emerge è che gli italiani ne tengono conto al momento di prenotare in una località turistica. Solo per il 17,1% non fa differenza la presenza o meno della tassa di soggiorno. Per il resto degli italiani: il 26,8% afferma di tenerla in considerazione al momento della prenotazione; una quota del 13% afferma di cambiare destinazione se c’è la tassa di soggiorno; per il 43,1% degli italiani, invece, tutto dipende da quanto si deve pagare come tassa di soggiorno.
I giudizi sulla tassa sono decisamente negativi: ben il 79,6% dei nostri connazionali manifesta la propria contrarietà a questo balzello. Tra coloro che giudicano negativamente la tassa di soggiorno, il 31,1% la reputa “odiosa, inutile, è un abuso e una truffa legalizzata”; il 16,3% la considera “un’altra tassa sulla testa degli Italiani”, per il 15,7% rappresenta un “deterrente nella scelta del luogo di vacanza”, mentre l’11,7% afferma che la sua applicazione “non viene utilizzata per fini turistici”.
E i tedeschi invece, come reagiscono alla tassa di soggiorno? Certamente in maniera diversa dagli italiani, a cominciare dal fatto che è maggiore la quota di tedeschi che non conosce e non sa cosa sia questa tassa: il 40%. Dalla rilevazione effettuata emerge anche che è pari al 46,7% la quota di coloro che conosce questa imposta mentre il 13,3 % ne ha semplicemente sentito parlare. Secondo il panel di turisti teutonici interpellato, risulta essere molto alta la quota di coloro che terranno conto della presenza o meno di questa tassa al momento della prenotazione: ben il 71,4%.
Un altro aspetto che rende poco amata la tassa di soggiorno è quello dell’incognita destinazione. Se è vero che il d l 23/2011 stabilisce che il gettito derivante dall’imposta deve “essere destinato a finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali”, sono tantissimi i Comuni italiani che la utilizzano come portafoglio di riserva. Gli incassi, allo stato attuale, sono destinati alle attività più varie, anche di spesa corrente o per non identificati “fini sociali”, non sempre in linea con le finalità turistiche.
Emerge così che le priorità primarie dei Comuni, per quanto riguarda gli investimenti effettuati con gli incassi dell’imposta di soggiorno siano quelle relative agli "eventi e manifestazioni" (16,4%), al "restauro e manutenzione musei e monumenti" (13,3%) ma alta è anche la quota destinata per le “strade e il miglioramento della viabilità interna” (8,2%), all’ "arredo pubblico" (7,6%), al "sostegno agli uffici Iat" (5%), alla "pulizie e decoro cittadino, al verde pubblico" (4,8%) alla realizzazione di "sito web" (3,8%) e "wi-fi e hotspot" (3,6%). Insomma, settori che col turismo, hanno davvero poco a che fare. Sarà così anche per Viterbo?
Lunedì 21 luglio 2014
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