Redazione Online
Lupo brutalizzato e ucciso a Tarquinia, di seguito la nota della Lav.
Un’azione ingiustificabile ed intollerabile. Sono anni che periodicamente avvengono stragi di lupi nel silenzio e nell’inerzia più totale delle istituzioni. L’esemplare brutalizzato ed ucciso rinvenuto in località Spinicci a Tarquinia (Vt) è l’ennesimo di una lunga e costante serie. Nell’area maremmano laziale fino ad arrivare al complesso dei Monti della Tolfa ogni fine gennaio si registrano uccisioni di lupi firmate con l’esibizione dei loro corpi martoriati. L’areale del lupo italico è in ampliamento costante anche per l’incremento delle greggi illecitamente lasciate incustodite durante le ore notturne inducendo così il lupo ad approvvigionarsene. Il lupo come un qualsiasi essere vivente, per sopravvivere deve nutrirsi, è un carnivoro e gli allevamenti bradi (di pecore, di bovini, di equini e quant’altro) sono un vero supermercato di cibo da cui prelevare senza troppo dispendio di energia il proprio pasto. Ma ciò non può e non deve in alcun modo essere considerato una giustificazione per quanti uccidono i lupi. Qualcuno ha scritto, infatti, sostenendolo con inquietante certezza, che tali uccisioni deriverebbero da fallimenti di aziende d’allevamento causati dalla predazione delle pecore da parte del lupo.
Eppure non risulta affatto che l’impatto del lupo sull’economia degli allevatori sia così determinante quanto, invece, si dimostra essere la crisi economica, né che sia differente dal rischio d’impresa di altre aziende che però non godono di rimborsi o bonus. Ed è noto inoltre, da ricerche zoologiche ormai decennali che si svolgono anche in territorio tusco-maremmano, che spesso le predazioni – comunque limitate e fisiologiche nell’economia degli equilibri ecologici e che devono diventare senza oneri per la collettività come un qualsiasi altro rischio di impresa – sono spesso artefatte ai fini dell’acquisizione di rimborsi che non sono visti come tali ma che finiscono per essere previsti come veri e propri introiti periodici a cui ricorrere anche in casi che diversamente non giustificherebbero un rimborso.
A questo si aggiunge, in queste aree, l’assenza di politiche gestionali preventive del fenomeno del randagismo di cui i cani non sono la colpa ma il risultato. Il vagantismo e il randagismo dei cani è proprio uno degli aspetti coinvolti nei programmi di tutela del lupo italico attivi da tempo nella contigua Maremma toscana e che coinvolgono tutti i soggetti interessati a raggiungere un equilibrio fra richieste economiche e tutela delle risorse ecologiche territoriali, quali beni comuni ai cittadini. Lo scempio commesso poi sul corpo del lupo di Tarquinia può indicare diverse ipotesi di indagine. Lo scuoiamento e l’asportazione del cranio potrebbero indicare la raccolta di un trofeo macabro, l’arricchimento di una collezione osteologica oppure l’interesse economico derivante dalla vendita di questi reperti a collezionisti. Si deve tenere in considerazione poi che saper scuoiare un cranio non è da tutti, ci vuole un po’ di pratica ed esperienza come noto agli imbalsamatori, agli zoologi, ai macellai, ai veterinari e ai medici.
Nei dintorni di Tarquinia sono ben note le vie di transito dei lupi alla categoria dei cacciatori, le cui armi da fuoco hanno ucciso l’esemplare prima di farne scempio, così come sono note a qualche naturalista e agli allevatori sia stanziali che transumanti. Chi uccide sa bene dove e quando colpire. Le corde e il sistema di incaprettamento utilizzato per esporre il corpo del lupo sono quelle in uso agli allevatori e a quanti altri sono usi legare e uccidere animali. L’ostentazione delle uccisioni avviene sempre fra dicembre e gennaio e segue un percorso crono-spaziale che va dal grossetano verso il viterbese.
Come associazione animalista ed ambientalista chiediamo ai sindaci di Tarquinia e Montalto di Castro, alla Provincia di Viterbo e all’Università Agraria di Tarquinia, ai rappresentanti dei partiti politici locali di prendere una decisa posizione in merito a questi orribili avvenimenti. Alle autorità provinciali e locali di illustrare quali risultati abbiano dato le ricerche zoologiche svolte sul lupo negli anni da parte di professionisti incaricati, quali programmi di tutela siano stati predisposti, quali programmi di prevenzione gli allevatori abbiano attivato, quanti li abbiano effettivamente attivati e quanti siano stati condotti adeguatamente, quali i risultati sino ad oggi ottenuti. Abbiamo la sacrosanta pretesa, inoltre, di ricevere da parte degli amministratori già citati ogni assoluta garanzia che, come avviene per i raccoglitori abusivi di tartufi o di funghi, saranno adottate immediatamente tutte le misure necessarie di protezione per questa specie, così come indicato dalle norme e direttive in cui la specie è inserita dato il suo fondamentale ruolo ecologico.
Riteniamo pertanto che si debba immediatamente incrementare la vigilanza nelle ore notturne nei pressi e ai limiti delle aree boschive sulle cui deserte strade perimetrali è facile incontrare auto che illuminano il bosco con dei fari molto potenti, forse non sempre con finalità di controllo delle mandrie al pascolo. Chiediamo inoltre che contestualmente sul lupo venga avviata una capillare campagna di informazione a favore della cittadinanza in virtù della inevitabile convivenza con queste preziose e rare specie cui abbinare la diffusione anche nelle scuole di una minima ma adeguata alfabetizzazione scientifica in merito. Ai cittadini chiediamo di non distogliere lo sguardo, di prendere il coraggio in mano e comunicare agli inquirenti qualsiasi informazione ritenessero utile ai fini della giustizia.
Mercoledì 29 gennaio 2014
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