Redazione Online
Antonella Bruni, ex presidente del Consiglio comunale di Viterbo, replica al vice sindaco, Luisa Ciambella la quale, a proposito del canile di Bagnaia, nei giorni scorsi ha aveva dichiarato: "È singolare che oggi la Bruni sia favorevole al mantenimento dell'attuale sito, visto che all'apoca dell'acquisto del terreno a Pratoleva, quando era presidente del Consiglio comunale, in un intervento in aula ebbe a dire che, con lo spostamento del canile, Bagnaia sarebbe stata liberata finalmente da tutta una serie di problematiche ambientali".
Leggo dai resoconti giornalistici le ultime vicende che riguardano il canile di Bagnaia e soprattutto che il vice sindaco, Luisa Ciambella, mi chiama in causa, costringendomi a fare chiarezza, sia pure con crescente fastidio.
Il problema del canile di Bagnaia va prima di tutto correttamente inquadrato. Esso nasce per decisione spontanea di Elvia Viglino, storica animalista viterbese che, negli anni ’80 del secolo scorso, quando ancora la signora Ciambella non era così interessante come ora, comincia a occuparsi del preoccupante fenomeno del randagismo, cosa che, almeno lei, fa ancora, con indiscutibile amore per gli animali, fatto per il quale tutti noi dovremmo ringraziarla.
Nel tempo, il randagismo, per responsabilità complesse e diffuse, è cresciuto esponenzialmente e le varie amministrazioni comunali hanno ideato progetti alternativi. L’ex sindaco, Giancarlo Gabbianelli, nel 2003, attraverso un bando pubblico, cerca di acquisire l’area di Pratoleva, senza successo per l’opposizione di un soggetto privato confinante l’area, che non gradiva la destinazione d’uso a canile. Nel 2012, il sindaco di allora, Giulio Marini, acquista dall’Enpa l’area di Novepani, dove insiste il canile. L’attuale amministrazione guidata da Leonardo Michelini, nel 2013, con delibera di giunta n. 268, alla quale ha partecipato l’ondivaga e smemorata Ciambella, stabilì “l’opzione amministrativa per realizzare, presso la sede di proprietà comunale, sita in località Novepani, un parco canile, sulle basi di linee guida per il benessere degli animali predisposte dall’Asl Viterbo”.
Infine, alla disinformata o disinformante Ciambella - questo si vedrà - mi corre l’obbligo di rammentare che la sottoscritta ha cessato dalla carica di presidente del Consiglio comunale l’8/9/1998 ed è uscita dallo stesso nel giugno 2004. Se, quindi, qualcuno desidera conoscere la mia posizione sulla vicenda, essa è desumibile non da atti, bensì da dichiarazioni che, nel tempo, ho rilasciato.
In estrema sintesi, io ho sempre perorato il miglioramento delle condizioni di vita dei poveri cani ristretti nel canile e un progresso sensibile si avrebbe con la realizzazione del parco canile, progetto già realizzato in molti altri comuni italiani (Perugia, Narni, ecc.). Ove questo sia possibile farlo a Novepani, lo ripeto, tanto meglio, poiché l’area è già di proprietà del Comune di Viterbo e questo consentirebbe un’utile economicità, se, invece, sussistono criticità insuperabili, lo si dica chiaramente e si cerchi un’altra area, nel frattempo, comunque, sarebbe bene evitare il trauma, gravissimo per cani anziani e malati, ma anche per quelli giovani e sani, di un loro trasferimento, disperdendoli provvisoriamente e sconsideratamente in altri canili.
Come si deduce agevolmente, la mia è una posizione logica, che cerca di conciliare le esigenze etologiche dei cani ristretti nel canile, con quelle di correttezza gestionale che un’amministrazione dovrebbe sempre perseguire ed è una posizione condivisa dalla maggior parte delle persone perbene e attente alle esigenze d’interesse generale, non solo dalle associazioni animaliste, delle quali tuttavia mi onoro di rappresentare le istanze, quando espresse nel rispetto della Legge e del buonsenso.
Vorrei non capire le mosse della signora Ciambella, tuttavia l’esperienza m’induce a ritenere che ella sia in seria difficoltà con una parte della sua compagine politica, con alcuni suoi sostenitori e soprattutto con se stessa. Stretta da una crisi politica che ha evidenziato il fallimento dell’attuale consigliatura, logorata dalle faide interne e dall’aspro confronto nazionale in atto, incapace di varare qualsiasi provvedimento che vada nella direzione dell’interesse comune, la già rampante vice sindaco, preoccupata per il suo destino politico futuro, che si prospettava luminoso, non essendo in grado di fare alcunché, cerca aiuto dalla Procura della Repubblica, proponendosi come paladina della legalità per coprire, con polveroni fumogeni e discutibili interventi mediatici, l’incapacità politica propria e dell’amministrazione cui appartiene.
Premesso che non si cerca la sponda strumentale della magistratura, non si può neanche governare con l’ambiguità, le intimidazioni, le riunioni segrete, la disinformazione e gli sconsiderati attacchi personali. Se non si possiedono le capacità per amministrare o non sussistono le possibilità per farlo, se mosse goffe hanno appesantito l’esistenza e relegato nell’indifendibilità, la correttezza impone di prenderne atto, mediante l’istituto delle dimissioni irrevocabili, per rispetto della città, dei cittadini e soprattutto di se stessi. Ove questa fosse l’opzione prescelta, sia certa che ce ne faremmo una ragione, non accadrà la fine del mondo e il sole domani sorgerà nuovamente.
Su questo dovrebbe meditare la provata e confusa signora Ciambella, evitando spericolate contorsioni e risibili tattiche, che certamente non le giovano. Se invece, vuole giocare a botta e risposta con me, non avendo evidentemente nulla di meglio da fare, sappia che io ho trovato ispirazione dal motto di un famoso reparto che suona così: “quando vuoi, amica”!
Lunedì 20 febbraio 2017
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