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Giovedì 20 febbraio gli avvocati del Foro di Viterbo organizzano un'agitazione per sensibilizzare l'opinione pubblica sui problemi della giustizia |
Avvocati viterbesi in agitazione domani mattina, davanti al Tribunale di Viterbo, per protestare contro la riforma del processo civile. Di seguito la nota inviata dalla presidenza dell 'Ordine.
Nei giorni dell’agitazione della categoria proclamata a Napoli dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura, i legali del Foro di Viterbo giovedì 20 febbraio, dalle ore 11.30, hanno deciso di organizzare una simbolica iniziativa, davanti al Tribunale da dove, con indosso la toga, si sposteranno all’interno del palazzo di Giustizia in assemblea aperta, per far sì che le ragioni della categoria sia adeguatamente pubblicizzate e per fare in modo che i cittadini tutti comprendano che la nostra iniziativa vede proprio loro come beneficiari. Il diritto di difesa costituzionalmente garantito sta subendo un attacco senza precedenti. I provvedimenti dei recenti governi, alcuni già in vigore e altri sotto forma di disegno di legge, presentati sotto l’affascinante definizione di “riforma del processo civile” e sempre attraverso il ricorso alla decretazione d’urgenza, confermano la ormai consolidata tendenza a comprimere sotto diversi profili i diritti costituzionali.
In questo senso vanno, tra gli altri: l’introduzione di filtri discrezionali sull’ammissibilità delle impugnazioni, la mortificazione del principio costituzionale di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali, la previsione di una responsabilità solidale dell’avvocato rispetto all’esito della causa, la sostanziale cancellazione del sistema delle impugnazioni attraverso l’abolizione del divieto di reformatio in peius, l’esclusione del controllo di legittimità sulla motivazione in caso di doppia decisione conforme nel merito e la conseguente tendenziale cristallizzazione degli orientamenti giurisprudenziali, la crescita esponenziale e incontrollata dei costi di accesso alla giustizia, cui non ha corrisposto alcun effettivo e concreto reinvestimento di risorse nel sistema, già da troppo tempo gravato da pesantissime carenze di mezzi e di organici, cui non è dato segno di voler porre alcun rimedio. Attraverso questi costanti interventi, si sta producendo una gravissima compressione dei diritti dei non abbienti attuata attraverso la riduzione delle risorse da dedicarsi alla loro difesa, da sempre assicurata ai più deboli in modo pieno e qualificato dall’avvocatura, con un ulteriore taglio dei compensi, in alcun modo commisurati alla quantità e alla qualità dell’opera prestata.
Attraverso simili provvedimenti si trasmette il messaggio, intollerabile ed errato, di addossare la maggiore responsabilità del cattivo funzionamento della Giustizia e del’eccessiva durata dei processi agli avvocati, senza tenere in considerazione il servizio da loro reso quotidianamente per assicurare a tutti un’effettiva difesa e le risorse economiche che costantemente l’avvocatura immette per ovviare alle gravi carenze di mezzi, strumenti e perfino materiali d’uso comune, i cui oneri dovrebbero essere assicurati da pesanti costi richiesti per l’accesso alla giustizia. A fronte del quadro presentato, l’ultimo ministro della Giustizia ha disatteso ogni tentativo dell’avvocatura di intraprendere un dialogo, preferendo la Russia anche solo all’ascolto delle nostre ragioni. In virtù delle nostre istanze alla base della protesta, l’avvocatura tutta ricercherà costantemente il dialogo con il Governo, ma con la schiena dritta, per difendere la giustizia pubblica, i diritti dei cittadini, il ruolo di difesa sancito dalla Costituzione e, contro lo strisciante autoritarismo, lo svuotamento dei poteri del Parlamento, gli avvocati sono e si propongono come presidio di democrazia e libertà.
Nel concludere vogliamo usare le parole di Pietro Calamandrei, avvocato e Coatituente, che scriveva che «certi clienti vanno dall’avvocato a confidargli i loro mali, nell’illusione che, col contagiarne lui, essi ne rimarranno subito guariti: e ne escono sorridenti e leggeri, convinti di aver riconquistato il diritto di dormire sonni tranquilli dal momento che hanno trovato chi si è assunto l’obbligo professionale di passare le sue notti agitate per conto loro». Speriamo per una volta di veder ricambiati i ruoli e che ci sia quindi chi si assuma l’obbligo di passare notti agitate per la collettività e per garantire una giustizia efficace ed efficiente.
Mercoledì 19 febbraio 2014
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