Redazione Online
«Il Lazio protagonista nella lotta alla criminalità. La Giunta di Nicola Zingaretti ha approvato la proposta di legge dell’assessore alla sicurezza, Concettina Ciminiello, per contrastare il fenomeno dell’usura nella nostra regione». A renderlo noto è Riccardo Valentini, capogruppo di Per il Lazio al Consiglio regionale. «Si apre una nuova fase nella lotta alla criminalità organizzata che colpisce economia e tessuto sociale – spiega Valentini – Tra le novità introdotte dalla proposta di legge, c’è l’istituzione di una Casa regionale contro l’usura e il sovraindebitamento che gestirà il fondo antiusura e il fondo di solidarietà per individui e famiglie, rappresentando un vero e proprio punto di riferimento per tutte le vittime e le associazioni che operano nel settore. La proposta di legge prevede poi la possibilità di erogare una somma d’indennizzo compresa tra i 5mila e i 50mila euro a chi ha subito danni rilevanti o lesioni personali in quanto vittime del reato d’usura. Previsto infine – conclude Riccardo Valentini – un coordinamento centrale per garantire politiche di intervento più efficaci e verificare costantemente azioni e risultati».
Diverse le operazioni contro l’usura condotte dalle Forze dell’ordine sul territorio della Tuscia. «L’operazione Fire, del febbraio 2008, con la quale è stato arrestato Consiglio Di Guglielmi, alias Claudio Casamonica – spiega il Rapporto sull’usura nella Tuscia Viterbese di Sos Impresa, presentato in occasione del Convegno dedicato al fenomeno e organizzato il 7 marzo scorso a Viterbo dal gruppo consiliare di Per il Lazio – è importante perché ha messo in luce gli interessi del clan dei Casamonica nella Provincia. Nel corso dell'operazione, sono state eseguite venticinque perquisizioni domiciliari anche a carico di altre persone collegate all’arrestato. L’operazione ha portato alla luce quattro casi di estorsione e uno di usura, basati sulla forza di intimidazione, derivante dall'appartenenza al Clan Casamonica. L’attività criminale era diretta da Claudio Casamonica, che stava tentando, con gli altri complici, di infiltrarsi nel tessuto economico viterbese. Anche l’operazione Jackal porta all’arresto di esponenti del clan Casamonica con l'accusa di estorsione, usura, rapina e truffa. Le indagini, partite nel febbraio 2008 dopo la denuncia di un imprenditore, vittima degli usurai, che aveva chiesto 30mila euro e nell'arco di pochi mesi si era ritrovato costretto a pagarne 200mila. Il gioco è andato avanti finché la vittima ha trovato il coraggio di fare il nome dei suoi aguzzini, dopo aver scoperto che alcuni di loro erano già coinvolti in un fascicolo aperto dalla Procura della Repubblica di Viterbo. Dall'inchiesta coordinata dalla Dda di Roma è emerso che i Casamonica avevano più volte minacciato di morte l'imprenditore e i suoi familiari, anche con l'uso di armi.
Quindici sarebbero al momento i commercianti della Tuscia finiti negli ingranaggi di tassi insostenibili e sproporzionati. Nel marzo 2009 – prosegue il Rapporto di Sos Impresa – l’operazione Money Bags, porta all’arresto di otto persone, (cinque uomini e tre donne), decine di perquisizioni, il sequestro di una lussuosa villa quadrifamiliare e di due autovetture. I reati contestati sono di riciclaggio di denaro proveniente da traffici di droga, usura ed estorsione. Nel 2010, l'operazione Ghost Check ha messo in risalto un'organizzazione usuraia con ramificazioni nel territorio nazionale e base nella provincia di Caserta. Diversi i reati contestati oltre l'usura a cominciare dalla ricettazione e dai furti, 200 le vittime accertate, tra le quali anche alcuni residenti nei paesi dei Monti Cimini. A dicembre l'operazione Stop usura ha portato all'arresto di 13 persone. Una vera e propria organizzazione flessibile, una rete di persone che prestavano individualmente, ma pronte a scambiarsi informazioni e clienti. Diverse le vittime accertate, soprattutto commercianti e piccoli imprenditori che condividevano lo stesso ambiente, ma anche anziani e casalinghe. L’operazione Lions ha poi portato a undici arresti, sette in carcere e quattro ai domiciliari, tra Bolsena, Gradoli, Vetralla e nel nord Italia. Le accuse vanno dall’usura alle minacce, dalla detenzione di droga e armi fino al furto e alla ricettazione di opere d’arte.
Queste inchieste hanno messo in risalto come Viterbo si trovi coinvolta in reti usuraie tentacolari che agiscono su più territori e svolgono diversi tipologie di reato molte di queste di natura economica (oltre che traffico di stupefacenti e prostituzione); a dimostrazione che la presenza di reti strutturate nel territorio non si limitano al “prestito a strozzo”, ma svolgono attività criminali a 360 gradi. L’operazione Drago del maggio 2012 – sottolinea Sos Impresa – è emblematica in questa direzione, per la vastità dei reati commessi e per la partecipazione di numerosi soggetti (35 tra arrestati e indagati) anche di diverse nazionalità. Nel giugno 2013 un funzionario di una banca di Viterbo e un pregiudicato sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione contro l'usura. Nel corso delle indagini è stato appurato che il funzionario avvicinava clienti in difficoltà economica e, approfittando del suo ruolo dirigenziale, ne controllava le posizioni finanziarie, fornendo informazioni riservate al pregiudicato, cui indirizzava i clienti.
Con l’operazione Chicken del luglio 2013 sono stati sei gli arresti e sette le perquisizioni domiciliari, gli spacciatori tra Carbognano, Fabrica di Roma e Caprarola guadagnavano più di 12mila euro a settimana. Tra intercettazioni telefoniche e pedinamenti gli uomini delle forze dell’ordine sono riusciti a risalire a chi spacciava e riforniva droga come eroina, pura al 90%, e marijuana, tra Caprarola, Carbognano e Fabrica di Roma, riuscendo a smascherare i due grossisti di Roma che nell’arco di ogni settimana riuscivano a piazzare più di un etto di cocaina ai propri clienti. Ma questi mercanti di morte non si fermavano solo allo spaccio di droga, in alcuni casi allargavano la loro attività all’usura. Un commerciante che si era fidato di uno di loro per un prestito di circa 60mila euro nel giro di un mese aveva visto raddoppiare la cifra a 120mila euro e doveva pagare almeno cinquemila euro a settimana per un debito che non si sarebbe mai potuto estinguere. Infine – conclude Sos Impresa – nella provincia di Viterbo dal 2009 Sos impresa ha assistito gratuitamente con i propri legali, commercialisti, psicologi e volontari dello sportello 62 persone tra imprenditori professionisti e cittadini comuni».
Giovedì 24 aprile 2014
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