Speciale Caffeina: per gli avvocati viterbesi la caccia alle streghe non è ancora finita

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Viterbo | nei processi moderni

Speciale Caffeina: per gli avvocati viterbesi
la caccia alle streghe non è ancora finita

Se ne è parlato ieri sera nell’incontro “Processi alle streghe, patologie dell’errore giudiziario”, organizzato nella Chiesa Santa Maria della Salute dal consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Viterbo

di Sabrina Mechella

L'ncontro organizzato dall'ordine degli avvocati di Viterbo
L'ncontro organizzato dall'ordine degli avvocati di Viterbo

Caccia alle streghe, un fenomeno che associamo ai secoli bui del Medioevo ma che invece sembra aver solo cambiato forma. Complici di questa persecuzione moderna sarebbero psicologi, magistrati, giornalisti e social network. Se ne è parlato ieri sera nell’incontro “Processi alle streghe, patologie dell’errore giudiziario”, organizzato nella Chiesa Santa Maria della Salute dal consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Viterbo, nell’ambito di Caffeina Festival. A parlare dei problemi attuali relativi ai processi penali il presidente dell’ordine Luigi Sini, assieme ai colleghi Giosuè Bruno Naso (difensore della maestra Silvana Magalotti nel processo di Rignano Flaminio) Cataldo Intrieri e Giovanni Bartoletti. Dopo un’introduzione storica sui processi alle streghe da parte della Valentina Berneschi, si è entrati nel tema del dibattito.

«La storia non insegna nulla - ha aperto Sini - l’ultimo processo alle streghe risale al 1782 in Svizzera, ma ha ancora influenza nella nostra civiltà, oggi si chiama carcerazione preventiva. Oggi il dibattito è su violenza di genere e stalking, temi che registrano un numero impressionante di false denunce e forse il problema da porre è sul legislatore. Non viene considerato minimamente il dramma di chi viene accusato, spesso dai propri familiari, di reati infamanti, anche quando questa persona risulta innocente».

Da sinistra: Giovanni Batoletti, Luigi Sini, Giosuè Bruno Naso, Cataldo Intrieri, Valentina Berneschi
Da sinistra: Giovanni Batoletti, Luigi Sini, Giosuè Bruno Naso, Cataldo Intrieri, Valentina Berneschi

«La mente umana è tarata sull’errore – ha aggiunto Intrieri - abbiamo tutti un pregiudizio che altera la nostra capacità di giudicare, le suggestioni determinano fatalmente gli esiti dei processi penali. Un esempio clamoroso che ricordo è quello del padre dei fratellini di Gravina in Puglia. Considerato un poco di buono, visto con i figli prima che questi sparissero, fu incarcerato con l’accusa di averli uccisi. I due ragazzini, Ciccio e Tore, purtroppo, erano caduti in una cisterna sotterranea dove avevano trovato la morte».

«Non si è esaurita la caccia alle streghe – conferma Naso -. Le streghe sono il connotato della società attuale, perché si sposa con la cultura cattolica. Alcuni temi sono considerati tabù, oggi ad esempio nei reati di mafia si rinuncia alla critica collettiva, si è subito pronti a condannare il presunto colpevole. Ilda Bocassini mi criticò perché condannai apertamente il suo invito ai figli di Riina di rinnegare il padre. C’è una crisi della laicità culturale e chi critica il sistema rischia l’ostracismo culturale, i cittadini non si rendono conto delle restrizioni degli spazi di libertà, la magistratura occupa settori lasciati liberi dalla politica.

Quando il processo penale diventa uno strumento di tutela sociale è pericoloso. A proposito di Rignano Flaminio posso affermare che uno dei fattori di inquinamento probatorio nel processo penale fu dato dagli psicologi in misura importante. L’altro fattore che inquina i processi penali sono i media. Il caso di Yara Gambirasio, che ha visto subito alla gogna il presunto colpevole, è un esempio lampante».

Martedì 1 luglio 2014

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