Processo caso Manca, rinviata a giudizio. Monica Mileti per l'accusa di spaccio

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Viterbo | prima udienza il 12 giugno

Processo caso Manca, rinviata a giudizio
Monica Mileti per l'accusa di spaccio

La decisione del gup Franca Marinelli oggi pomeriggio, in tribunale a Viterbo, dopo una breve camera di consiglio. Soddisfatti Antonio Ingroia e Fabio Repici, legali dei parenti del medico scomparso: «Il caso resta aperto»

di Sabrina Mechella

Attilio Manca, a dieci anni dal fatto la sua morte resta ancora un mistero
Attilio Manca, a dieci anni dal fatto la sua morte resta ancora un mistero

Caso Attilio Manca, rinvio al giudizio per Monica Mileti fissato il 12 giugno prossimo. Lo ha deciso il gup Franca Marinelli oggi pomeriggio, in tribunale a Viterbo, dopo una breve camera di consiglio. L’imputata, 54 anni assente al momento della sentenza e difesa dall’avvocato Cesare Placanica, è accusata di spaccio di stupefacenti. In principio a carico della donna anche l’imputazione di omicidio colposo, decaduta per sopravvenuta prescrizione.

Antonio Ingroia e Gianluca Manca all'ingresso del tribunale di Viterbo
Antonio Ingroia e Gianluca Manca all'ingresso del tribunale di Viterbo

Resta ancora aperta, dunque, la domanda su cosa o chi abbia provocato la morte di Attilio Manca, il giovane urologo in servizio all’ospedale viterbese Belcolle, allora 34enne, trovato morto nella sua abitazione di Viterbo il 12 febbraio del 2004. La famiglia dell’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), all’epoca in servizio all’ospedale viterbese Belcolle, non ha mai creduto al decesso del giovane per overdose, come invece sostenuto dalla Procura viterbese. Da sempre i genitori e i parenti di Manca affermano che a ucciderlo sia stata un’organizzazione mafiosa siciliana, inscenando poi un finto suicidio. Il medico avrebbe partecipato all’operazione alla prostata praticata sul boss mafioso Bernardo Provenzano in una clinica a Marsiglia, in Francia. Per questo sarebbe diventato un testimone scomodo, da eliminare.

Antonio Ingroia ex procuratore aggiunto di Palermo e di nuovo in politica con Azione Civile
Antonio Ingroia ex procuratore aggiunto di Palermo e di nuovo in politica con Azione Civile

Oggi in tribunale i legali della famiglia Manca Antonio Ingroia (ex procuratore aggiunto di Palermo, candidato premier a capo della lista Rivoluzione Civile, avvocato penalista dall’ottobre scorso e ancora impegnato in politica con Azione Civile) e l’avvocato Fabio Repici, che nella scorsa udienza avevano annunciato la costituzione di parte civile. Soddisfatti Ingroia e Repici per un caso che resta ancora aperto e tutto da dibattere. Nella passata udienza il giudizio dell’ex pm sulla Procura viterbese era stato particollarmente duro: «Siamo convinti dell’omicidio per mafia – aveva commentato Ingroia – per questo abbiamo richiesto alla Procura nazionale antimafia di visionare i nostri documenti, per arrivare finalmente a un giudizio terzo».

Ancora più decise le parole del fratello di Attilio, Gianluca: «Ci siamo costituiti parte civile perché cerchiamo la verità – ha affermato - perché in dieci anni nessuna indagine è stata condotta a 360 gradi ma solo in modo superficiale e lacunoso. La Procura aveva il dovere di tutelare la vittima e noi familiari, cosa che non ha fatto». A prova del coinvolgimento della Mileti nella morte di Attilio Manca, secondo il pm, ci sarebbe un’impronta dell’urologo rinvenuta nell’auto della donna.

«Si conoscevano – spiega il fratello – e Milena aveva chiesto ad Attilio di darle una ricetta medica. Per questo motivo si erano visti, la droga non c'entra». La Procura viterbese, rappresentata dal pm Renzo Petroselli, ha sempre sostenuto che ad uccidere Attilio Manca sia stata una dose fatale di eroina, evento tragico ma «riconducibile alla tossicodipendenza del medico», come avrebbero dichiarato alcuni testi del pm. Dipendenza sempre smentita con forza dalla famiglia Manca, che ha sempre posto l’accento sui tanti elementi indiziari che gli investigatori avrebbero tralasciato, come il presunto ambidestrismo del medico (l’uomo, mancino, si sarebbe praticato l’iniezione fatale sul braccio sinistro) e l’esame tricologico “misterioso”, che i familiari dichiarano di non aver mai visto, da cui sarebbero emerse tracce di sostanze stupefacenti nei capelli di Attilio.

Lunedì 3 febbraio 2014

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