di Simona Mingolla
Si è svolta venerdì sera all’Antico Borgo La Commenda (Loc. Commenda, 98 – dalla Cassia Nord, direzione Marta, a Montefiascone) la conferenza stampa di annuncio della Mostra “Collezioni private viterbesi” che si terrà alla Galleria Chigi (Via Chigi, 11 - Viterbo) dal 13 al 23 dicembre. “Ospiti”, con opere non visibili in alcun museo o mostra al mondo (poiché concesse per l’occasione da collezionisti privati viterbesi), saranno: Picasso, Dalì, Mirò, Fontana, Warhol, Matta, Sironi, Schifano, Angeli, Paternesi, Vincenti, Telari.
Al tavolo Silvio Merlani (proprietario della Galleria Chigi e organizzatore dell’evento), Riccardo Bella (collezionista), Alessio Paternesi (artista e amico di Sebastian Matta), Francesco Ferrari artista.
“Ringrazio Luigi De Simone” - esordisce Merlani - “per l’entusiasmo con cui ha accolto e supportato questa iniziativa ospitandoci nelle sue strutture ed offrendone i prodotti e, parimenti, i collezionisti che difficilmente cedono le opere di loro proprietà per condividerne l’ammirazione pubblicamente. Questa è una novità, su Viterbo. La mostra vuole essere un input per creare in futuro un polo per visitatori e collezionisti, creando contatti con altre Gallerie nazionali al fine di realizzare ulteriori occasioni espositive che mettano in luce anche i nuovi talenti che si stanno affacciando nel mondo delle arti visive”.
Paternesi ha parlato a titolo esemplificativo di Sebastian Matta: “Credo sia uno dei più geniali pittori del ‘900 a livello internazionale. Era un surrealista, persona colta che parlava e leggeva quotidianamente in cinque lingue e poi dipingeva ciò che tali letture suscitavano nel suo immaginario. Era, come lui diceva, di cultura Incas ed è vissuto 50 anni a Tarquinia diventando etrusco dell’Etruria, tuttavia non è qui che ha trovato valorizzazione e apprezzamento, ma questo fa parte del modo di agire locale e ammiro Silvio che ha avuto il coraggio di realizzare un evento del genere”.
“Viterbo è una città misteriosa, piena di storia, in cui, purtroppo, sono ancora poco apprezzate le bellezze e ricchezze del territorio” - aggiunge Bella - “Molto è stato depauperato ma in tutti noi nasce la voglia di salvaguardare qualcosa. Sono 40 anni che faccio ricerche e compro opere sui mercati nazionali per cercare di contenere la dispersione del nostro patrimonio. Viterbo è una bella culla, ma anche un contenitore vuoto che stiamo cercando di riempire: c’è spazio per tante persone, è una città sicura per conservare le proprietà. Le istituzioni laiche e religiose contribuiscono a scoprire e valutare quello che facciamo per evitarci situazioni sgradevoli. Il collezionismo è una cosa che arriva da dentro non è mai fatto a livello speculativo e ci si investe tanto, soprattutto in termini di tempo ed entusiasmo. Noi cerchiamo di valorizzare il patrimonio comune, con grande appagamento personale, soprattutto quando, per esempio, si scopre un’opera abbandonata in una cantina e poi la si restaura per ridarle il suo splendore e prestigio. Spero che molti seguano questa strada che l’era del consumismo offusca… stiamo perdendo, in tal modo, identità e con essa i nostri valori”.
Ferrari conclude esponendo alcuni punti salienti sul perché e come investire nell’arte: “Perché è emozionante, si conoscono persone colte, curiose, si apprendono storie legate a passaggi storici, sociali e politici di tutti i tempi. È importante comprare una cosa che piace e bisogna sapere perché piace: questo è imprescindibile da un percorso di studio ed approfondimento che consente di acquisire la competenza per verificare la professionalità dell’autore. Come investire? Si punta su firme di prestigio, oppure si frequentano gallerie, conferenze di settore, altrimenti si leggono libri e cataloghi. Occorre dare fiducia ai galleristi che godono di buona reputazione e cercare di conoscere di persona gli artisti viventi che ci interessano: gli esordienti costano meno, ma sono più gratificanti nel rendimento futuro ricordando sempre che nell’arte gli investimenti vanno considerati a lungo termine”. Finale d’autore, si può proprio affermare, con la scoperta della sorpresa presente, fuori programma, alla mostra: uno splendido Modigliani che ha suscitato in sala sospresa e ammirazione.
La serata si è conclusa con una “cena pittoresca”, prelibata e apprezzatissima dai commensali, in cui la cuoca Maria de Il Marrugio (la quale è anche una persona che ama dipingere) ha saputo rappresentare con forme e colori alcuni degli artisti in mostra (Picasso, Mirò, Dalì). Affascinanti ed educativi gli interventi fra una pietanza e l’altra di Settimio La Porta che dopo un focus introduttivo sui punti salienti che hanno segnato il passaggio dall’arte classica a quella contemporanea, si è soffermato su stile, pensiero e prospettive di alcuni dei grandi pittori del ‘900, di cui molti presenti nella suddetta mostra.
Lunedì 14 dicembre 2015
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