Giallo di Gradoli, Ala Ceoban libera da due mesi ma ancora non racconta la sua verità

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Giallo di Gradoli, Ala Ceoban libera da due mesi
ma ancora non racconta la sua verità

È uscita dal carcere dopo aver scontato la pena inflitta per favoreggiamento e occultamento di cadavere della sorella Tatiana e della nipote Elena, per la cui morte è stato condannato all'ergastolo l'ex amante Paolo Esposito

di Sabrina Mechella

Ala Ceoban all'epoca del processo a Viterbo
Ala Ceoban all'epoca del processo a Viterbo

Ala Ceoban è uscita dal carcere due mesi fa. Ha riallacciato i rapporti con la madre, Elena Nekifor e adesso vive e lavora a Roma, ma di quei tragici fatti di Gradoli, la scomparsa di sorella e nipote che la giustizia in via definitiva ha ritenuto uccise per mano del suo amante Paolo Esposito e lei complice nel duplice delitto, nemmeno una parola. Un segreto che chissà se mai svelerà.

Ala, oggi 28 anni un anno fa ha scritto alla madre Elena chiedendole di farle visita in carcere, dopo aver a lungo respinto sue le richieste: «Sono corsa da lei a Civitavecchia dove era reclusa – racconta Elena Nekifor – e da allora ci sentiamo saltuariamente per telefono. Lei non parla, non racconta ancora nulla della sorella e della nipote, ma mi chiede consiglio su alcune decisioni della sua vita. Io aspetto che sia pronta per dirmi finalmente dove si trovano. Erika mi chiede sempre di loro, adesso ha l’età per capire e fa mille domande. Vorrebbe avere almeno un effetto personale della mamma, ma le sue cose sono rimaste nella casa di Gradoli dove viveva con Paolo. Io vivo per la mia nipotina, sto risparmiando tutti i miei guadagni per garantirle un futuro, è lei il mio unico motivo di vita. E aspetto di sapere finalmente la verità, per trovare quella pace che non ho più da sei anni».

In Appello ad Ala Ceoban le era stata ridotta la pena a otto anni di reclusione per i reati di favoreggiamento e occultamento di cadavere. In primo grado la ragazza era stata condannata all’ergastolo assieme all’amante Paolo Esposito, pena confermata per quest’ultimo anche in Appello e in Cassazione, assieme alla perdita della patria potestà della figlia Erika, avuta con la compagna Tatiana. La ragazzina, che oggi ha 12 anni, vive a Bologna con una famiglia affidataria, è una studentessa modello e vede periodicamente la nonna Elena Nekifor. Il caso, denominato “Il giallo di Gradoli”, creò molto scalpore nella provincia di Viterbo e in seguito anche a livello nazionale. Tatiana Ceoban, allora 36 anni, cittadina moldava e residente nella Tuscia, scomparve il 30 maggio 2009 assieme all’allora figlia tredicenne Elena. Di questa scomparsa furono accusati Paolo Esposito, elettricista di Gradoli e compagno di Tatiana e la sorella di quest’ultima, Ala, amante dell’uomo. Ne scaturì un processo in corte di Assise a Viterbo che, il 13 maggio 2011, decretò una durissima sentenza.

La giuria composta da Maurizio Pacioni, Eugenio Turco e dai giudici popolari, infatti, assegnarono l’ergastolo per entrambi gli imputati per omicidio volontario, con il decadimento della patria podestà per Paolo Esposito nei confronti della figlioletta Erika avuta con la scomparsa Tatiana. Al pronunciamento della sentenza di primo grado Elena Nekifor, mamma di Tatiana e di Ala, si sciolse in lungo e disperato pianto. Lacrime di dolore per quella figlia e quella nipote che non avrebbe mai rivisto, lacrime per l’altra figlia, Ala, che quel tribunale della Corte di Assise di Viterbo decretava ufficialmente essere la loro l’assassina, assieme al cognato e amante Paolo. E lacrime, infine, per Erika, la bimba che allora aveva solo sei anni che aveva perso genitori, zia e sorellina. In secondo grado la giuria ha riconosciuto ad Ala la non partecipazione materiale al duplice omicidio, ma solo il favoreggiamento e l’occultamento di cadavere, mentre ha confermato l’ergastolo per Paolo Esposito, sentenze poi confermate dalla Cassazione nel febbraio del 2014.

Lunedì 1 giugno 2015

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