Educazione digitale: come proteggere i giovani dai pericoli di internet

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Vitorchiano | sabato 9 maggio scorso

Educazione digitale: come proteggere
i giovani dai pericoli di internet

Si è svolto un incontro per le famiglie in cui sono state presentate "Nozioni di carattere sostanziale, giuridico e tecnico per una navigazione sicura nel web"

di Simona Mingolla

L'incontro a Vitorchiano
L'incontro a Vitorchiano

Nella mattinata di sabato 9 maggio a Vitorchiano si è svolto un incontro per le famiglie in cui sono state presentate "Nozioni di carattere sostanziale, giuridico e tecnico per una navigazione sicura nel web". Organizzato dall'A. Ge. (Associazione Genitori) di Vitorchiano in collaborazione con la Sezione di Polizia Postale e delle Comunicazioni di Viterbo, questo evento non è che una delle lodevoli iniziative promosse da questa realtà associativa nata il 21 maggio 2013 e che fa parte, condividendone mission e valori, dell'analoga federazione nazionale nata nel 1968 "dalla decisione di genitori, coordinati da Ennio Rosini, animati da un forte senso civico e da una grande passione a favore della famiglia, della scuola, dell'educazione".

Come ha sottolineato il presidente Pietro Del Tavano: "Siamo partiti in 28 genitori motivati da un comune intento ben espresso nella frase di Robert Baden Powell, fondatore dello scautismo, il quale sosteneva che l'importante è lasciare il mondo migliore di come lo abbiano trovato. Dunque, lavoriamo volontariamente, non a scopo di lucro, per fare insieme qualcosa di costruttivo e duraturo per i bambini, le loro famiglie e l'intera comunità ispirati dal valori sanciti dalla Costituzione Italiana, Dalle Dichiarazioni Universali dei Diritti dell'Uomo e del Fanciullo e dell'Etica Cristiana". Da questi presupposti è nata l'idea di dedicare una mattinata all'educazione digitale al fine di aiutare a riflettere sui nuovi strumenti tecnologici a disposizione di ragazzi e genitori per interagire, tessere relazioni, costruire visioni del mondo.

Pietro Del Tavano (a sinistra) e Averaldo Piazzolla
Pietro Del Tavano (a sinistra) e Averaldo Piazzolla

Partner la Polizia Postale di Viterbo che ha già lanciato un programma di interventi sul territorio; in questa occasione è intervenuto il subcommissario Averaldo Piazzolla, che fra il racconto di case history e domande dei genitori, ha dato una serie di consigli tecnico - pratici tanto alle famiglie coinvolte senza la presenza dei figli in una prima parte dell'incontro, quanto ai bambini, successivamente. Seppur nel rispetto della privacy, è importante il monitoraggio della navigazione su Internet, da farsi tramite un tecnico specializzato ogni mese circa, per individuare accessi a siti, volontari o "involontari" generati da specialisti degli inganni e delle "tentazioni" via etere. "Quando, a prescindere dallo strumento che usiamo, entriamo nella rete virtuale, non siamo mai soli e non sappiamo con chi abbiamo a che fare" - ha ammonito più volte Piazzolla - inoltre, tutto il materiale fotografico, video, scritto che trasmettiamo non solo diventa patrimonio comune, utilizzabile da chiunque, ma anche traccia indelebile che permette sempre di individuare chi trasmette con tutte le conseguenze. Come il caso di quei ragazzi che hanno scattato all'insegnante una foto che, ritoccata "pesantemente" con programmi grafici, è stata messa in rete. Lei lo scopre e denuncia il fatto. La Polizia Postale identifica gli autori, tutti minorenni e le famiglie vengono coinvolte penalmente e civilmente e condannate a pagare i danni".

Uno dei tanti casi che mettono in luce che adulti e ragazzi non solo non hanno chiaro quali sono i pericoli della rete, ma anche gli effetti e conseguenze delle azioni (a volte sottovalutate in quanto considerate scherzi o semplici e spontanei sfoghi "verbali") svolte. Diffamazione, molestie, ingiurie, minacce, stalking: sono vocaboli da codice penale, tanto nella vita reale che in quella virtuale e, spesso, ai ragazzi sembrano termini distanti dalla loro quotidianità. Se un quattordicenne dice ad un compagno “Ti sparo”, sembra una battuta tra amici. Ma se quelle due parole le scrive, inoltra e diffonde in rete, esse smettono d’essere uno scherzo: in rete non si sente il tono di voce, non si vedono le espressioni del viso, non si conosce il contesto. Per cui “Ti sparo” è una minaccia bella e buona che, se denunciata, sottopone il mittente (tutt'altro che difficile da individuare per la Polizia Postale), o meglio i suoi tutori se minorenne, alle conseguenze penali previste da legge. E che dire di quando le vittime, forti dell'apparente anonimato che gli offre il web, diventano carnefici diffamando metodicamente un compagno, o mettendo in rete foto intime di una compagna di classe? Anche questo può fare molto male a chi subisce che, se denuncia il suddetto individuo, ecco che sarà anche artefice della persecuzione penale della famiglia se ne è ancora responsabile. 

Spesso, quando parliamo di “sicurezza sul web”, pensiamo a come proteggere i ragazzi dalla rete: gruppi estremisti, fanatici, adescatori, pedopornografia: in realtà dobbiamo proteggerli innanzitutto dalla loro incoscienza che provoca guai quanto la malizia. Tuttavia Internet non è solo questo: è anche uno spazio per coltivare passioni, soddisfare curiosità, individuare opportunità. Bisogna mettere in sicurezza le relazioni online dei minori, con la partecipazione attiva dei genitori alla vita “virtuale” dei ragazzi tramite l'educazione e la condivisione. I limiti e le regole vanno posti, ma devono riguardare non solo i ragazzi, ma l'intera famiglia: se i genitori trascorrono molto tempo al computer o allo smartphone, come pretendono che i figli si comportino diversamente? Per molti genitori tablet e pc sono baby sitter a costo zero, sostituti del ruolo genitoriale che permettono di controllare e far passare il tempo ai loro figli. I modelli di comportamento sono necessari per guidare i ragazzi tanto nel mondo reale che in quello virtuale ed il confronto tra famiglie sulle reciproche esperienze in tal senso è oltremodo costruttivo. Anche nella relazione fra genitori, figli e tecnologie, le parole chiave per creare una sintonia restano, quindi, conoscenza, condivisione e dialogo.

Mercoledì 13 maggio 2015

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