Dimensionamento della scuola, una docente. «L'assessore ne parla con cognizione di causa?»

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Viterbo | lettera aperta a viterbo civica

Dimensionamento della scuola, una docente
«L'assessore ne parla con cognizione di causa?»

L'insegnante viterbese Maria Rosaria Valente, amareggiata dalla recente politica dell'assessorato comunale all'Istruzione, scrive un accorato appello alla conoscenza dei reali problemi della scuola

Redazione Online

Le piccole volontarie di Viterbo Civica mentre ridipingono la loro scuola
Le piccole volontarie di Viterbo Civica mentre ridipingono la loro scuola

Viterbo Civica riceve e diffonde volentieri lo scritto di una docente, M.R.Valente, amareggiata dalla recente politica dell'assessorato all'Istruzione del Comune di Viterbo.

Scrivo questa lettera/denuncia perché sono stanca di sentir parlare di dimensionamento, di scuole depauperate di sedi di appartenenza, di accorpamenti di classi, di inagibilità eccetera. Cosa ne sanno questi signori di come si vive davvero la scuola? Proviamo a fare un banalissimo e breve elenco dal punto di vista sia dei genitori, che degli alunni che dei docenti:

- quartieri sovraffollati in cui sono presenti scuole con classi-pollaio dove agli alunni manca anche la possibilità di veder garantito un adeguato movimento fra i banchi, il che garantirebbe quella sicurezza resa obbligatoria dalle leggi dello Stato in caso di fuga per pericolo;

- quartieri con plessi scolastici inesistenti, uno fra tutti quello di Santa Barbara, con un elevato numero di bambini e studenti costretti a frequentare altre scuole. (Da quanto tempo è stata promessa una scuola in quel quartiere? Sono ormai mesi che affacciandomi al balcone di casa vedo le reti di recinzione per i lavori in corso di uno pseudo-edificio scolastico, ma tutto è fermo e non voglio nemmeno conoscere i motivi che da anni si moltiplicano);

- aree esterne alla maggior parte degli Istituti senza parcheggio ed auto che si incastrano fra loro negli orari di entrata ed uscita, provocando disagi alla circolazione di tutta la città nelle ore di punta, per non parlare dei gravi rischi che correrebbe un bambino se volesse tornare da solo a casa, come succede in tante altre province;

- classi numerose, risultato della splendida iniziativa della Legge Gelmini di cui il dimensionamento è il più prezioso frutto;

 - insegnanti senza mai continuità didattica, costretti a vagare annualmente fra le varie scuole e ragazzi che devono adattarsi ogni anno a nuove metodologie didattiche.

Chi parla di dimensionamento, ne parla con cognizione di causa? Non lo credo. Non credo sappiano che l'alto tasso di dispersione scolastica che abbiamo nelle scuole superiori dipende proprio da ciò che non si è avuto in maniera oculata e saggia nella scuola primaria e secondaria di I grado. Non credo sappiano che nelle scuole manca di tutto e che il poco che si ha è frutto dei “conti della serva”, dei contributi “volontari” chiesti ai genitori, che spesso sono gli insegnanti stessi ad acquistare materiali di cancelleria e che regalano libri di testo ai ragazzi i cui genitori sono impossibilitati all'acquisto perché senza lavoro.

E di tutto ciò, aggiungo, le colpe non sono da imputare ai dirigenti o tanto meno ai docenti che fanno salti mortali per garantire una scuola che sia almeno decente. Potrei continuare quest'elenco all'infinito e sono certa che tutti si riconoscerebbero in situazioni che si vivono quotidianamente anche se non si è professori, genitori o studenti. Di cosa si preoccupa invece il nostro assessore all'Istruzione? Di seguire i diktat di un sistema scolastico che non va e di consolidare il dimensionamento proposto dalla Regione.

Sarò antica e forse piena di ideali ormai morti e sepolti, ma se fossi nei panni dell’attuale assessore avrei lottato al fianco della componente scuola mi sarei fatta in quattro per ottenere quei diritti ad un'istruzione adeguata che sono ovvietà e che non riguardano solo l'apprendimento ma anche, e soprattutto, la semplice vivibilità della scuola. Dunque, caro assessore, prima che si pronuncino parole come scuola, dimensionamento, plessi eccetera, sarebbe auspicabile ritornare a sedere fra i banchi perché non basta possedere lauree o titoli vari per avere la garanzia di aver raggiunto una competenza in materia. Faccia un passo indietro ed un atto di umiltà, ammettendo di aver sbagliato e di aver peccato di inefficienza, facendosi magari aiutare da chi la scuola la vive senza interessi né di partito né di colore.

Domenica 5 ottobre 2014

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