Redazione Online
Ci sono Tony e Kate da Minneapolis (Usa) che, a bordo della loro mountain bike, girano l’Italia. Poi Hann e Darry da Gerusalemme, Susanna da Amsterdam, Anna, Eugeniia e Dimitri dalla Russia, Katie dall’Inghilterra, Assunta dal Lussemburgo, Vanessa e Ricardo dal Brasile. Ma anche Catia da Pontedera, Emanuele da Trieste, Luigi da Potenza, Liliana da Padova.
“Dancalia, terra di conquista”, mostra reportage del giornalista Gianni Tassi, chiude i battenti incassando un successo internazionale che, come si dice in questi casi, va realmente al di là delle aspettative, con tantissimi visitatori provenienti da ogni parte del mondo e dell’Italia, oltre ai moltissimi viterbesi che hanno calcato le sale del Museo della Ceramica di Viterbo dove la mostra fotografica è stata ospitata dal 20 settembre a 12 ottobre.
L’esposizione è stata concepita allo scopo di evidenziare l’importanza e la bellezza di uno degli ultimi tesori dell’Africa, al confine tra Etiopia ed Eritrea, che tra dieci anni potrebbe non esistere più. Cinquanta ingrandimenti fotografici – la maggior parte a colori, qualcuno in bianco e nero – e tre pannelli esplicativi per raccontare un pezzo di Africa che adesso rischia di sparire per sempre sotto i colpi dello sfruttamento minerario senza scrupoli delle multinazionali.
Ognuno di questi visitatori ha voluto lasciare, oltre la propria firma, anche un pensiero: «Grazie per avermi esposto una realtà che non conoscevo» dice Meso da Firenze; «L’Africa è un paese che va raccontato, complimenti una mostra favolosa» dice Cristiana da Viterbo. E ancora: «Bellissime foto scelte da un occhio sensibile», «Una realtà del mondo così lontana dal nostro modo di vivere ma così vicino geograficamente», «Dancalia è sorprendente per la qualità delle foto oltre che dalla singolarità del luogo», «Oggi si chiude una delle mostre più belle e significative che mi sia mai capitato di conoscere, voglio ringraziare l’autore che è riuscito a farmi vedere, attraverso i suoi occhi, un mondo che non mi capiterà mai di poter guardare con i miei».
A far visita alla mostra anche quattro italiani over 70 nati ad Asmara e vissuti per oltre 30 anni in Etiopia partiti da Roma sabato 4 ottobre per tornare a vedere coi propri occhi quei luoghi in cui hanno lasciato un pezzo della loro gioventù.
«Sono davvero molto lusingato dal successo riscosso di questa mostra – afferma Gianni Tassi – il mio scopo era quello di raccontare una storia che pochi hanno la possibilità di conoscere, per le difficoltà oggettive di raggiungere un luogo che d’estate tocca i 56 gradi e anche perché è una regione in cui le popolazioni locali sono da sempre in lotta. Mi preme ringraziare Fondazione Carivit, Comune di Viterbo, Associazione stampa romana, Università della Tuscia, Associazione Phot Art e Provideo che hanno creduto nella bontà del progetto. E ultime, ma non per importanza, Silvia, Cristina, Valentina e Anna, della cooperativa Girolamo Fabrizio che gestisce il Museo della Ceramica, le quali con la loro professionalità e gentilezza hanno reso possibile l’ottima riuscita della mostra».
«Apprezzo il grande successo dell’esposizione – aggiunge Mario Brutti, presidente della Fondazione Carivit – aperta a far conoscere realtà sconosciute ma così importanti sulla scena mondiale. Tassi ci ha aperto nuovi orizzonti e noi come Fondazione apprezziamo la qualità della mostra che ha trovato nel Museo della Ceramica un palcoscenico ideale. Speriamo di replicare l’esperienza nel futuro».
Martedì 14 ottobre 2014
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