Redazione Online
Come abitanti e membri di una comunità abbiamo il dovere di conservare e custodire i beni comuni. L'acqua, l'aria e la terra sono indispensabili per la vita di ogni essere vivente e coloro che ne minacciano l'integrità sono nemici del futuro e predatori di speranze.
Ho tenuto sempre ben presenti questi principi e ho misurato la correttezza dell'attività amministrativa e professionale guardando costantemente agli effetti su quegli elementi della natura dai quali dipende la nostra salute.
Ho contrastato quelle attività che inquinano, avvelenano e sottraggono salute, bellezze e paesaggio.
Non ho mai tradito il fondamentale diritto all'integrità dei beni comuni perché, so bene, che da essi dipende la salute degli esseri viventi.
È stato assolutamente naturale essere dalla parte dei tanti cittadini che costruiscono quotidiane buone prassi e oppormi con fermezza a quelle pratiche che illegalmente compromettevano il bene comune.
La mia professione di medico ha fortemente sostenuto questa certezza: in ogni polmone auscultato, in ogni fegato palpato, in ogni viscere scrutato mi è stato facile comprendere la grande importanza dell'aria e dell'acqua di cui gli organi del nostro corpo si nutrono.
Ogni egoistico e illegale delitto ai nostri beni l'ho vissuto come un attentato a quelle indispensabili funzioni vitali per ogni essere vivente.
Con la coraggiosa collaborazione di onesti funzionari e amministratori abbiamo, pertanto, affermato legalità impedendo la triturazione di migliaia di metri cubi di rocce da scavo e materiali di risulta, la cui emissione di polveri avrebbe inquinato l'ambiente, della nostra zona commerciale e artigianale, in cui vivono tante famiglie con i loro bambini.
Abbiamo fermato la coltivazione di cave abusive che avevano perfino esposto le falde acquifere profonde, compromettendo la qualità di importanti fonti di approvvigionamento idrico.
Abbiamo contribuito a arrestare l'uso di ex cave come discariche mascherate da recuperi, impedendo quel facile arricchimento di pochi che avrebbe irrimediabilmente compromesso il territorio e le produzioni agricole di qualità.
I sentieri delle forre sono stati sottratti alla prepotenza di pochi e restituiti alla comunità per l'utilizzo di tutti.
Abbiamo interrotto lo sversamento delle terre del ciclo produttivo dell'Ilva di Taranto che giungevano indisturbate nei territori dei Comuni a noi vicini.
Abbiamo edificato un presidio di legalità e sostenuto pratiche agricole di qualità che hanno dato più valore ai nostri prodotti e maggiore speranze ai giovani.
Oggi, di fronte al chiaro tentativo di demolire questo argine agli interessi illegittimi, mi è tornato in mente un antico detto indiano, che invitava i giovani a volare alto fino a sfidare le aquile e, nello stesso tempo, essere puntualmente e efficacemente presenti quando il fiume in piena avrebbe demolito "il ponte del TUO villaggio".
Le vostre molteplici affermazioni di stima e la diffusa solidarietà mi danno e ci danno tanto coraggio e alimentano un rinnovato e più energico impegno.
Non mi arrenderò, non ci arrenderemo e continueremo a essere pezzi di quella resistente barriera di consapevolezza e protagonismo che ha reso la nostra città impenetrabile a quelle pratiche che compromettono il futuro dei nostri figli.
Dobbiamo restituire integre la Terra che calpestiamo, l'aria che respiriamo e l'acqua che beviamo. Insieme possiamo ancora farcela, non ci arrendiamo.
Il nostro viaggio continua e molte saranno le belle storie che potremo ancora raccontare.
Bengasi Battisti
Giovedì 12 gennaio 2017
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