"A tavola con gli antichi", il mensile Archeo regala un viaggio tra storia e cultura del cibo

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Montefiascone | lo scorso venerdì

"A tavola con gli antichi", il mensile Archeo
regala un viaggio tra storia e cultura del cibo

Nell'appuntamento all'Antico Borgo La Commenda a Montefiascone è stata presentata la Monografia della testata da parte degli autori, Carlo Casi e Luciano Frazzoni e del direttore, Andreas Maximilian Steiner

di Simona Mingolla

Andreas Maximilian Steiner
Andreas Maximilian Steiner

Nel recente appuntamento "cult-eno-gastronomico" di venerdì 29 maggio all'Antico Borgo La Commenda a Montefiascone, è stata presentata la Monografia di Archeo A tavola con gli antichi da parte degli autori, Carlo Casi e Luciano Frazzoni. Presente anche il direttore della rivista, Andreas Maximilian Steiner ideatore, insieme a Sabatino Moscati, di Archeo – Attualità del passato, il mensile edito dall’Istituto Geografico De Agostini "pensato e progettato - come ha raccontato Steiner - nel lontano 1985 per introdurre il grande pubblico all’archeologia e alla storia antica... ancora oggi, a trent'anni (compiuti il primo marzo) di distanza, se è vero che i lettori con l'avvento dei nuovi media sono diminuiti, Archeo continua ad avvicinare a questi argomenti un numeroso pubblico non di settore... Principalmente trattiamo l'archeologia italiana: d'altronde abbiamo il privilegio di vivere in un paese straordinariamente ricco di testimonianze e reperti, poco valorizzati poiché si dà tutto per scontato, che noi cerchiamo di descrivere con un ricca collezione fotografica...". "L'archeologia è un lavoro d'equipe, - aggiunge Carlo Casi - ed in equipe stiamo cercando di divulgare questi argomenti... stasera, parlando di cultura del cibo, racconteremo, in particolare, delle civiltà che sono insistite sul territorio nazionale".

Un momento della serata
Un momento della serata

È stata poi la volta di Frazzoni, che ha introdotto gli Etruschi "di cui abbiamo notizie a partire dagli scritti lasciati da greci e latini: gastriduloi, ossia "schiavi del ventre" li considerava Diodoro Siculo nel I sec.a.C., mentre il filosofo Posidonio di Apamea narrava che presso di loro si apparecchiavano due volte al giorno "mense sontuose, e tappeti variopinti e coppe argentee di ogni specie, ed è presente una folla di belli schiavi, adorni di vesti". Al di là dell'opulenza (raffigurata anche nella pittura tombale come quella sul coperchio del Sarcofago dell'Obeso di Tarquinia) greci e latini esprimono la loro ammirazione per la perizia e le tecniche nella produzione agricola, nella trasformazione delle materie prime e nella conservazione dei cibi. Sulle abitudini alimentari dei Romani si hanno molte tipologie di notizie e ricette come quelle del manuale De re coquinaria scritto dal gastronomo Apicio, o dai trattati di Catone (De agri cultura) e Plinio il Vecchio (Naturalis Historia), o da opere letterarie come quella di Petronio, Satyricon.

Per i Romani i prodotti della terra derivavano dagli orti con vigne e frutteti (horti), da cui si ottenevano verdure per l'alimentazione quotidiana, e dai campi coltivati (arva) soprattutto a cereali e legumi a baccello. In epoca arcaica i cereali "minori" come orzo e farro, mischiati con fave e piselli, venivano cotti in una zuppa detta farrago. I semi dei suddetti cereali venivano torrefatti o brillati, poi battuti e macinati per ottenere una farina che unita ad acqua o latte era la base di una "pappa" detta puls. Sempre con il farro le Vestali preparavano una farina detta mola salsa con la quale venivano cosparsi gli animali destinati al sacrifici: da qui il termine "immolare". Le guerre di conquista fra il III e II secolo a.C.fecero affluire a Roma molte ricchezze e nuove conoscenze grazie al contatto con la cultura greca. Da ciò seguirono cambiamenti nello stile di vita e nella cultura: per esempio crebbe il consumo di carne (con le relative tecniche di conservazione e lavorazione), vino ed olio, mentre fece il suo ingresso (a sostituzione del puls) il pane azzimo e, successivamente, dal primo sec.d.C., quello lievitato.

Un momento della serata
Un momento della serata

I Romani dedicavano due momenti al pasto: la mattina, fin verso mezzogiorno, si consumava il prandium, un pasto veloce, frugale, a base di pane, formaggio, cipolle, insalata, rape, legumi, fichi; nel primo pomeriggio (fino al tramonto, era la volta della cena, ossia dell'otium, importante momento di vita sociale cui partecipavano uomini di un comune gruppo sociale ben definito (famiglia, clientela, collegio professionale o sacerdotale), disposti in posizione sdraiata. Solitamente si contavano tre portate: la gustatio, antipasto in cui si servivano uova, olive accompagnate da pane e vino mielato, ed anche piccole carni e molluschi. Seguiva la cena vera e propria in cui predominava la carne sacrificale abbinata a selvaggina o pesce. Concludeva la secundae mensae ricca di frutta fresca o secca. Il tutto accompagnato da abbondante vino.

Queste e molte altre curiosità sono state soddisfatte nella serata (come il fatto che i romani usavano il cucchiaio, ma non la forchetta), ed anche il palato non ha goduto meno grazie ad un menu dagli ingredienti semplici, ma combinati per realizzare una cena dai sapori antichi, coordinati in chiave moderna. Che dire, ad esempio, della "Infarinata di ceci con roselline di prosciutto di cinta senese" e dei "Piselli dell’imperatore Vittelio con pancetta stufata"? E del "Coniglio della Tuscia disossato con salsa alle mandorle"? Meglio a questo punto sospendere l'elenco, prima di suscitare una copiosa acquolina in bocca, e rammentare che venerdì 5 giugno a L'Antico Borgo La Commenda vi aspettano per un nuovo "Convivio" dal titolo: “Abemus in Cena: mangiare e bere nell’Antica Roma”. Relatore d'eccezione, Sergio Grasso, antropologo alimentare o, meglio, “gastrosofo”, ossia cultore e filosofo della cucina, oltre che autore teatrale, doppiatore, regista e giornalista televisivo.

Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare i numeri: 0761.263767373.7510399.

Lunedì 1 giugno 2015

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