Ronciglione | «i signori che hanno gestito la sua cattura hanno fatto un bel casino»
Ennio La Malfa, presidente dell'associazione ambientalista viterbese, analizza la vicenda dell'orsa del Trentino morta in seguito alla cattura e aggiunge: «Ecco come comportarsi con cinghiali, linci europee, lupi, ma soprattutto orsi»
In meno di una settimana sono due gli orsi che sono stati uccisi, l’ultimo è di pochi giorni fa sulle montagne abruzzesi nei pressi del comune di Pettorano, ai margini del Parco Nazionale d’Abruzzo, trovato morto da un escursionista. Si pensa sia stato vittima di un boccone avvelenato. L’altro plantigrado o meglio un’orsa con due cuccioli è quello che ha fatto parlare di più di sé. Si tratta dell’orsa Daniza di cui i mass media hanno dedicato ampi spazi e, soprattutto, alle polemiche scaturite dagli animalisti e zoologi sul comportamento dei funzionari della provincia autonoma di Trento che alla fine l’anno uccisa. Prima d’entrare nel merito di questo triste evento dobbiamo sapere che gli orsi in Italia distribuiti sui parchi e riserve naturali dal Nord Italia al centro, vedi i monti d’Abruzzo, non sono migliaia, né centinaia, ma solo 88, anzi ora solo 86. Un numero esiguo che certo non può fare concorrenza ai lupi che invece dal 1980 ad oggi in Italia si sono distribuiti su tutti i monti dal nord al sud raggiungendo migliaia di individui. Per i lupi in Italia non c’è più rischio d’estinzione, che invece resta per gli orsi, soprattutto quelli marsicani.
C’è anche da dire che la metà di questi orsi è autoctona, ossia è proprio italiana, stiamo parlando dell’orso marsicano, mentre l’altra metà, come l’orsa Daniza è alloctona, trasferita dai parchi della Slovenia e della Bosnia alle nostre Alpi centro orientali. Parliamo ora della vicenda dell’orsa Daniza: tutto è iniziato dalla leggera aggressione di questo plantigrado nei confronti di un cercatore di funghi che alla vista dei due orsacchiotti, invece di continuare a camminare, si è fermato dietro un albero (così ha riferito alla stampa) per osservarli meglio. Questo suo comportamento è suonato per la mamma orso come un atteggiamento pre - aggressivo. Da qui l’intervento dell’orsa che ha ferito leggermente l’uomo. Ferito leggermente perché avrebbe potuto tranquillamente ucciderlo, vista la grande forza che caratterizza questi animali. A quel punto, salvati cielo! ! I dirigenti della Provincia di Trento hanno dapprima decretato l’abbattimento dell’animale e poi, preoccupati dalle reazioni degli animalisti, hanno deciso di catturarla. Ma nel fare quest’operazione invece di addormentarla con il narcotico sono riusciti ad ucciderla. Se invece l’avessero lasciata in pace non sarebbe accaduto nulla e si sarebbero salvati anche i suoi due cuccioli, si perché questi orsacchiotti sono ancora troppo piccoli per cavarsela da soli. Gli animalisti e gli zoologi temono per il loro futuro, perché sono stati svezzati solo da pochissimo, quindi incapaci di procurarsi il cibo da soli e poi potrebbero essere uccisi da altri orsi o finire travolti da qualche auto. Insomma i signori che hanno deciso la cattura di Daniza hanno fatto un bel casino. Giusta a questo punto l’indagine della Forestale sui fatti che hanno portato alla morte l’orsa. Sempre la Forestale sta anche indagando sulla morte dell’orso marsicano.
La colpa di tutto questo alla fine è di quel cercatore di funghi che invece di continuare sui propri passi si è fermato a guardare gli orsacchiotti, atteggiamento questo che nel mondo animale è come un’aggressione; giusta quindi la reazione della mamma orso. Ma qui stampa e animalisti non hanno colto “la finezza” nell’atteggiamento aggressivo dell’orsa nei confronti dell’uomo. L’orsa Daniza ha solo avvertito l’uomo d’andarsene, non è andata oltre, l’ha solo graffiato. Questo comportamento naturale, ma calibrato dell’animale, avrebbe dovuto indurre gli addetti alla cattura dell’orsa a lasciar stare e, invece no! E così è morta. Questi signori avrebbero dovuto dotare le zone frequentate dai plantigradi di cartelli in varie lingue capaci di dare informazioni utili a chi deciso da avventurandosi nei boschi frequentati da grossi animali. Resta il fatto che l’introduzione di animali nuovi in ambienti con una biodiversità specifica e rigorosamente equilibrata, formatasi in decenni o in secoli, va realizzata “cum grano salis”, ossia valutando che tale introduzione non comporti profondi squilibri tra gli animali autoctoni e l’ambiente in generale. La storia passata e recente dimostra che per la dabbenaggine degli uomini si sono avuti danni agli ecosistemi in alcuni casi irreversibili in molte aree del mondo, vedi i conigli in Australia, il pesce siluro nei nostri fiumi e i cinghiali e gli scoiattoli americani nei nostri boschi e riserve naturali.
Se non si è all’altezza di comprendere questi delicati meccanismi naturali e se proprio, per fini turistici, si vogliono portare grossi animali all’interno di parchi e riserve naturali, consigliamo di rivolgersi ad una famosa azienda giapponese che costruisce animali esotici meccanici che fanno tanto rumore e impressione, ma che non arrecano danni.
A questo punto Accademia Kronos fornisce alcuni elementi utili da utilizzare in eventuali tabellazioni o in opuscoli per escursionisti di boschi che ospitano orsi o altri animali selvatici di grossa taglia come: cinghiali, linci europee, lupi, ma soprattutto orsi. Va subito detto che questi animali hanno una grande paura dell’uomo e lo aggrediscono solo se rappresenta un pericolo soprattutto per la loro prole. Difficilmente comunque si potranno incontrare linci e lupi, è più facile imbattersi in qualche orso. Ecco quindi alcuni consigli. Per prima cosa se incontrate un plantigrado, ma anche una lince, un lupo o un cinghiale, non perdete la calma. Non scappate, non correte, ma continuate senza fissare l’animale (guardare direttamente un animale selvatico è un segno di sfida) per il vostro sentiero. Se l’animale è sul vostro sentiero noterete che questo se ne andrà via, importante non perdere la calma e dimostrare decisione nel continuare a camminare come prima dell’incontro.
Gli orsi in particolare sono animali curiosi e quindi potrebbero alzarsi sulle zampe per osservarvi meglio, in questo caso controllate il movimento dell’orso con la coda degli occhi e continuate a camminare allontanandovi. Soprattutto gli orsi maschi giovani, come gli umani, sono più esuberanti, quindi potrebbero fingere un attacco e fermarsi a pochi metri da voi. Se in quel momento, presi dalla paura, cominciate a scappare, a correre, allora invogliate il plantigrado ad attaccarvi veramente, se invece continuate sui vostri passi con calma, vedrete che l’orso se ne andrà via. Attenzione però se vedete dei cuccioli, in quel caso la madre vi sta osservando e se vi fermate a guardarli, a toccarli o a scacciarli, per voi sono guai. L’orsa vi aggredirà, ma questo accade anche per le linci e i cinghiali. Quindi continuare a camminare fingendo di non esservi accorto dei piccoli. Se i cuccioli stanno proprio sul vostro sentiero e non se ne vanno via cercate di prendere un’altra via, senza correre.
Se invece l’orso ha deciso di aggredirvi, perché avete commesso qualche azione mal interpretata dall’animale, raggomitolatevi, proteggetevi e riparatevi con quello che avete (zaino, bastoni, ecc.) e cercate di allontanarti senza correre. Prudenza estrema se invece si incontra un animale ferito, in questo caso sarà bene cambiare sentiero ed allontanarsi il più lontano possibile. L’animale ferito diventa automaticamente aggressivo. Consiglio finale molto utile è quello di non andare mai da soli nei boschi, ma almeno in compagnia di un'altra persona.
Martedì 16 settembre 2014