Viterbo | martedì 27 maggio

Anniversario visita papa Wojtyla a Viterbo

trasporto straordinario del cuore di S. Rosa

A trent'anni dalla pastorale di Giovanni Paolo Secondo la Città e la Diocesi di Viterbo, in collaborazione con il Sodalizio dei Facchini di S. Rosa e il monastero delle Clarisse di S. Rosa, organizzano una giornata commemorativa

di Sabrina Mechella

Da sinistra: Don Emanuele Germani, Fausto Cappelli, Massimo Mecarini, Leonardo Michelini, Don Luigi Fabbri, Enrico Neri
Da sinistra: Don Emanuele Germani, Fausto Cappelli, Massimo Mecarini, Leonardo Michelini, Don Luigi Fabbri, Enrico Neri

«Valeva la pena per un papa venire a Viterbo». A trent’anni esatti di distanza, la frase pronunciata da papa Giovanni Paolo II riecheggia ancora nella memoria di chi ebbe la fortuna di assistere alla sua visita pastorale nella città dei papi, avvenuta il 27 maggio del 1984. In suo onore ci fu anche il trasporto straordinario della Macchina di S. Rosa, funestato da una pioggia battente. Celebre la “papera” del pontefice quando scambiò Santa Rita con S. Rosa: «Ecco, tutto il tempo ho pensato Rosa e ho detto Rita!» riparò Wojtyla.

Per ricordare quell’evento eccezionale la Città e la Diocesi di Viterbo, in collaborazione con il Sodalizio dei Facchini di S. Rosa e il monastero delle Clarisse di S. Rosa, organizzano per il 27 maggio prossimo un trasporto eccezionale del cuore della Santa. A illustrare nei dettagli questo evento, stamani in conferenza stampa Leonardo Michelini, sindaco di Viterbo, don Luigi Fabbri, vicario generale della Diocesi di Viterbo, Massimo Mecarini, presidente del Sodalizio Facchini di Santa Rosa, Enrico Neri, in rappresentanza del Monastero delle Clarisse di Santa Rosa, don Emanuele Germani, direttore ufficio stampa della diocesi di Viterbo e il fotografo Fausto Cappelli.

«La visita del santo padre fa onore alla nostra storia - ha introdotto il sindaco – e rafforza la nobiltà di S. Rosa. Ricordare quel giorno è obbligatorio, perché è un papa canonizzato e perché la città lo merita». «Il programma del 27 inizia alle 21,15 – ha spiegato don Emanuele – quando in piazza san Lorenzo arriverà il cuore di S. Rosa, accolto dalle autorità locali e dal vescovo. Poi la reliquia sarà scortata da due file di Facchini di S. Rosa e condotta nella Cattedrale di Viterbo. Qui il vescovo Lino Fumagalli, che vestirà gli stessi paramenti del papa indossati in quell’occasione e conservati nella Diocesi, celebrerà una messa solenne ricordando la canonizzazione di papa Wojtyla e l’anniversario della sua visita a Viterbo. Poi ci si sposterà in piazza S. Lorenzo, dove ci sarà la proiezione di un video in ricordo della visita a Viterbo del papa e anche una sorpresa emozionante che non vogliamo anticipare».

Il manifesto dell'epoca recuperato e stampato per l'occasione
Il manifesto dell'epoca recuperato e stampato per l'occasione

«Il 30 e 31 maggio e l’1 e 2 giugno – ha aggiunto Fausto Cappelli – nella sala del Conclave di palazzo dei Papi ci sarà una mostra fotografica dal titolo “Valeva la pena venire a Viterbo”, oltre 250 immagini storiche scattate dai cronisti dell’epoca in occasione della visita del papa, realizzata col contributo di Rodolfo Morbidelli che ha eseguito un minuzioso lavoro di restauro sulle foto».

«Un evento fortemente voluto dal Sodalizio – ha puntualizzato Massimo Mecarini – perché tutti noi facchini abbiamo conservato nel cuore un ricordo speciale di papa Giovanni Paolo II. Quel giorno il meteo fu tremendo, la pioggia batteva insistente senza tregua, ricordo che ci fermammo più volte per verificare le nostre condizioni. Poi la poggia smise di colpo e noi ci fermammo in piazza del Comune. Lui, rompendo il protocollo, scese dalla sua postazione protetta per venirci a salutare uno ad uno. A trent’anni di distanza il ricordo ancora mi emoziona».

«Quella visita ebbe un significato molto speciale, non solo per la Città – ricorda don Luigi Fabbri – ma anche umano. Volle incontrare, oltre a noi sacerdoti, i detenuti del carcere viterbese, gli invalidi, i tossicodipendenti e poi, la sera, la dedicò ai giovani. Era una persona con una grande memoria e uno spiccato senso dell’umorismo: a distanza di quattro anni dalla sua venuta a Viterbo lo incontrammo e lui ricordò l’errore che aveva fatto confondendo le due sante». Memoria prodigiosa confermata anche da Enrico Neri: «Durante la visita al monastero della Clarisse, osservando la teca che conserva il cuore di S. Rosa donata da alcuni preti polacchi esclamò: “Ma questo è un dono della Polonia!". Era una persona davvero attenta, speciale».

Venerdì 23 maggio 2014