Vitorchiano | domande poste a 400 iscritti
Dai dati emersi dalla ricerca "Progetto di ricerca Centri sociali benessere empowerment inclusioni e relazioni" e presentata a Vitorchiano emergono dati positivi su salute e socialità di chi frequenta le strutture viterbesi
di Simona Mingolla
Si è svolta il 3 maggio, presso l'Hotel Piccola Opera di Vitorchiano, l'assemblea provinciale Ancescao (Associazione nazionale dei centri sociali, comitati anziani e orti) organizzata dal Coordinamento Provinciale di Viterbo il cui presidente, Arnaldo Picchetto, ha guidato gli interventi e presentato l'ordine del giorno che prevedeva, in particolare, una prima presentazione di alcuni risultati di un'importante ricerca svolta dall'Università della Tuscia nei centri Ancescao di Viterbo e Provincia negli scorsi mesi.
Come ha sottolineato Giuliano Liberati del coordinamento regionale Lazio: «Questi studi sono fondamentali per comprendere i bisogni e soddisfazioni dei nostri iscritti, ma soprattutto per farci captare cosa desiderano le nuove generazioni di anziani per offrire di più nei nostri centri». Alcuni dati del "Progetto di ricerca Centri sociali benessere empowerment inclusioni e relazioni" sono stati presentati Tony Urbani, ideatore e project manager del progetto che ha visto partecipare nella direzione scientifica Giovanni Fiorentino, per la supervisione scientifica Simona Fallocco. Rilevatori sul campo sono stati Dario delle Monache e Agnese Bertolotti; l'analisi dei dati è stata curata da Valentino Piana e da Elettra Lazzaroni ha rappresentato la partecipazione dell'Asl di Viterbo.
«Il progetto – premette Urbani - ha visto una fase iniziale di interviste in profondità ai presidenti dei centri anziani e poi è stato somministrato un questionario di 242 domande a circa 400 iscritti che ha offerto la possibilità i capire da un lato il mondo dell'Ancescao e dall'altro di conoscere tantissime storie di vita che offrono molti dati qualitativi che in fase di report verranno valutati affianco alle statistiche emergenti dall'analisi delle domande. Quest'ultime erano relative a diverse aree: anagrafica personale, sociale, lavorativa e culturale - salute e benessere psico-fisico - socialità, relazioni, inclusioni, arricchimento delle competenze - fiducia, paura e speranze - bisogni, servizi e valutazione della Pa - aspettative rispetto al centro, ai servizi offerti e suggerimenti per ampliare il numero di iscritti». Al di là dei dati relativi alla composizione della "popolazione" che frequenta i centri viterbesi (e che si potranno visionare in dettaglio nella presentazione ufficiale e completa della ricerca che si terrà il 20 maggio prossimo all'Università della Tuscia), alcuni aspetti sono stati sottolineati: il fatto che rilevata una sfiducia generalizzata nel prossimo, i soci Ancescao l'accrescono tantissimo nei confronti degli altri soci e questo (come mostrano molte ricerche) è un aspetto che a livello motivazionale incide positivamente sulla salute che, sempre dalle risposte ottenute, risulta essere sostanzialmente buona per la maggior parte dei frequentanti i centri.
Emerge anche che i soci porgono aiuto agli altri soci cinque volte più di badanti e dei servizi pubblici; l'87,3% presta regolarmente aiuto in vari modi (economico, sostegno psicologico eccetera) a familiari, amici, vicini di casa, mentre il 65% sarebbe disponibile a svolgere qualche servizio sociale di altro genere, per il Comune e la sua cittadinanza. Per il 78% degli iscritti il centro sociale è l'unico servizio comunale di cui usufruiscono ed è altissima la percentuale di chi ritiene che l' associazione sia in grado di fornire servizi di carattere sociale, sanitario e culturale (cosa che di fatto già fa, seppur in modo diverso da sede a sede). Tutto ciò, come conclude Urbani, fa scattare la riflessione su «come sarebbe importante investire nelle reti e dare servizi di rete. Le anomalie del welfare italiano sono incentrate per lo più sui trasferimenti diretti sottovalutando l'effetto moltiplicatore che ha una rete. Il futuro del welfare italiano è l'investimento nelle reti come l'Ancescao poiché è una rete che aiuta sia al proprio interno che all'esterno del proprio contesto e in questo c'è un valore sociale forte».
Piana sottolinea che «questa ricerca ci dà dati importanti per i singoli comuni: per esempio, che l'assistenza sanitaria domiciliare è di gran lunga il servizio di cui si sente maggiormente la mancanza! A ciò segue, a larga distanza, il supporto economico e sociale (22,9%) e i trasporti pubblici (22,6%). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la richiesta di assistenza sanitaria e domiciliare non parte da chi ha già problemi di salute: la maggioranza degli intervistati gode oggi di buona o ottima salute. Emerge la preoccupazione di avere problemi in futuro e, in misura minore, di non essere più auto sufficiente. Questo fa capire come l'Ancescao esista prima che i problemi sorgano, ossia prima della prevenzione. Coglie le persone che hanno solo "paura" e sono pronte a intraprendere un percorso di stile di vita e socialità che, se accompagnato in modo specifico, può produrre salute. Ora, se si pensa che già la prevenzione è uno strumento fondamentale per abbattere la spesa pubblica sanitaria, il fatto che l’associazione agisca ancora prima di essa, fa capire come potrebbe essere "virtuoso" e socialmente proficuo incentivarlo in tal senso. L'Ancescao fornisce non solo servizi preziosi ai soci, ma effetti benefici complessivi su salute e posizione sociale. L'allargamento della base associativa e l'arricchimento dei servizi offerti, se effettuato con modalità semplici ed efficienza, di concerto con i Comuni e la Regione, potrebbe estendere questi benefici ad un novero ancora maggiore di persone e contribuire ad un sistema di protezione sociale e sanitario molto più efficace e "risparmioso". Abbiamo provato che è possibile tagliare non sulla salute delle persone, ma la spesa sanitaria».
Anche Alessandro Mazzoli, che segue da tempo l'evolversi di questa associazione, conferma: «Abbiamo ascoltato elementi ed analisi importantissimi utili non solo per la nostra provincia, ma anche a livelli più alti per un'analisi più vasta. Viene confermato che l'Ancescao è un soggetto reale, che funziona ed è presente sul territorio capillarmente con centri diffusi che sono punti di socialità e di tenuta del tessuto delle comunità locali e ciò ha costituito per il nostro territorio un punto di forza tant'è che l'organizzazione nella nostra provincia è apprezzata a livelli superiori e concordo che verso di essa occorre orientare investimenti per migliorare la qualità della vita delle comunità, invertendo, quindi, la tendenza di pensiero per cui il problema non è la nostra spesa pubblica, ma la ripresa dell'economia possibile solo con investimenti utili per innescare una dinamica positiva che dia ossigeno al sistema economico. Sul fronte del sistema sanitario stiamo assistendo in Italia ad un grande cambiamento che vede il passaggio da un sistema dove c'è stata una larga diffusione di presidi ospedalieri ad un'organizzazione che prevede la presenza di alcuni presidi ospedalieri e una diffusione larga di servizi di prossimità (poliambulatori, centri di primo soccorso). Questa operazione ha bisogno di una sinergia forte con reti come l'Ancescao poiché i centri possono diventare luogo per offrire alcuni servizi. Bisogna eliminare gli sprechi, non i servizi cha vanno, invece, riorganizzati».
Anche il vice presidente nazionale Gianfranco Lamperini ha sottolineato come «Questa ricerca svolta sulla provincia di Viterbo è importante per l’associazione che sta riflettendo in questi ultimi anni sul proprio modo di essere e sulla propria capacità di rispondere oggi ai bisogni delle fasce di età che rappresenta. Le nuove generazioni di anziani hanno scolarizzazione, esigenze e bisogni (fisici ed intellettuali) diversi per cui chi, per esempio, esce dal mondo del lavoro richiede di avere una continuazione di quegli interessi che sono nati nella fase lavorativa. Abbiamo dato vita ad una ricerca nazionale (il Cars) per avere indicazioni da un punto di vista scientifico con suffragate da dati statistici reali e non solo da intuizioni del gruppo dirigente che facciano capire come dobbiamo innovare, capire e rispondere a questi bisogni. Spesso ci scontriamo con istituzioni che ci chiedono di sostituire pezzi di servizi che non sono in grado di offrire; ma non è questa la strada seppur siamo sempre pronti a dare un contributo, ma spesso non c'è la professionalità e gli strumenti a dare una vero benessere sociale; questo non è sostenibile. Noi vogliamo che tutti riconoscano la nostra capacità di costruzione di risposta sociale e allo stesso tempo capire come la nostra forza deve essere spesa nel rispondere ai bisogni non solo dei nostri soci di una società complessa che sempre più ha bisogno di un rapporto intergenerazionale stretto».
Daniela D'Arpini, dell'esecutivo di presidenza nazionale, evidenzia infine che: «Il nostro compito è quello di interagire con le amministrazioni e non di attendere che ci diano delle risposte. Siamo noi che dobbiamo sollecitarli. Sono convinta che questi risultati possano essere utilizzati per replicarli e per individuare quali siano le specificità per avvicinare le persone anziane e non ai nostri centri sociali. La ricerca mostra chiaramente la valenza che la motivazione psicologica, la "piacevolezza dell'essere" è la prima medicina che ogni essere umano dovrebbe prendere per stare meglio. È importante aggregare ai nostri centri anche gli Atenei e centri di ricerca che garantiscono la scientificità di un progetto da un punto di vista metodologico e dei risultati».
Ha concluso i lavori il Arnaldo Picchetto che ha sottolineato come nella nostra provincia grazie al semplice e costante volontariato i Centri Anziani sono diventati importantissimi punti di aggregazione sociale e di riferimento sul nostro territorio migliorando la logistica ed i servizi seppur con le difficoltà e le tempistiche che le contingenze dettano.
Martedì 6 maggio 2014