Civita Castellana | la denuncia di una lettrice
Emilia Conoscitore racconta: «Viveva in piazza nella sua cuccia di resina, amato e benvoluto da tutti. Poi la denuncia di una signora alle autorità. Adesso vive in casa mia, sono costretta a sedarlo perchè abbaia per uscire»
Riceviamo e pubblichiamo
Buongiorno, mi chiamo Emilia Conoscitore e vivo a Civita Castellana. Volevo raccontare ciò che è successo ad un povero cagnetto vecchietto - cieco da un occhio - che da ben 13 anni viveva in strada, benvoluto, accudito e curato da alcuni sensibili cittadini. Era senza microchip ma tutti, conoscendolo, lo lasciavano assaporare la sua libertà. Alcuni anni fa aveva avuto uno scontro con un automobile e la sua zampetta anteriore è rimasta pendula. Perché? Perché Pippo non si è mai lasciato avvicinare e quindi non si è potuto ingessare la zampetta che è rimasta offesa. Nel 2012 viene chiesta l'autorizzazione al Comune di istallare una cuccetta di resina nella rotonda con erbetta dove stanziava insieme con una colonia felina protetta. Fin qui, tutto bene: Pippo che gira per le vie della cittadina e che scappa al primo tentativo di carezza. Alcune settimane fa Pippo non si muove più dalla sua cuccetta, non sta bene e io che abito di fronte alla sua postazione mi preoccupo. Si lascia prendere da me e lo porto dal Veterinario: flebo, antibiotici e quant'altro. Non posso lasciare Pippo per strada se non sta bene, non posso rimetterlo sul territorio. Lo porto a casa mia e appena si riprende vuole tornare in strada, il suo regno! E comincia ad abbaiare.
I condomini, insensibili, si lamentano. Rimetto Pippo nella sua cuccia ma prima lo microchippo a nome mio, così non possono portarlo via. Perché mai dovrebbero: è rimasto 13 anni per strada e nessuno si è sognato di farlo accalappiare! Ma ieri sera 1° aprile (il pesce d'aprile più triste e crudele che ci sia) una certa signora, vedendolo zoppicare, chiama i carabinieri per farlo portare via, in canile! Io non ero in casa ma al mio ritorno, la sera stessa, la mia vicina mi racconta il fatto: i carabinieri, l'accalappiacani, l'estrazione dalla cuccia con violenza e forza. Un vero incubo! Io so perfettamente che avendolo fatto microchippare a nome mio ne sono responsabile, ma le passeggiate di Pippo per le vie della sua città nessuno le poteva impedire, poi, di notte dormiva in casa. Eppure lo hanno fatto: lo hanno portato via anche microchippato, senza darmi il tempo di intervenire. Non ne ho dormito per tutta la notte e il 2 aprile sono andata a cercarlo attraverso la asl e il canile, pagando una bella cifra. Pippo ora è con me, a casa mia, ma io non ho un giardino e comunque non lo posso più rimettere per strada.
Dovrò dargli dei tranquillanti per non farlo abbaiare nel condominio, ormai ha 13 anni! Ma quello che volevo far presente ai vostri lettori è il fatto che nessuno abbia mai pensato in tutti questi anni insieme al sindaco che conosce Pippo (lo conoscono tutti e alcuni ragazzi, ormai giovanotti sono cresciuti con lui) non abbiano mai fatto nulla per farlo diventare cane di quartiere e che - guarda caso - si è aspettato che fosse microchippato a nome mio per accalappiarlo con le conseguenze stressanti per una povera bestioletta, anziana, piena di acciacchi e di artrosi. Mi auguro che campi ancora molto, anche con i sedativi per cercare di non farlo abbaiare, ma non nascondo che sono rimasta scioccata dalla cattiveria gratuita di tutto un paese nei confronti di una povera bestioletta che non ha mai fatto del male ad una mosca.
Mercoledì 2 aprile 2014