Viterbo | prossima udienza il 16 giugno

Processo di Appello per il crollo

Bmw di Viterbo, calendarizzate le udienze

Stamattina a Roma si è aperto il secondo grado di giudizio per gli imputati del disastro avvenuto il 23 aprile 2004 nella concessionaria sulla Cassia Nord, in cui perse la vita Fabrizio Freuli, operaio di 23 anni

di Sabrina Mechella

La Corte di Appello di Roma
La Corte di Appello di Roma

Processo di Appello per il crollo della Bmw di Viterbo, prima udienza stamattina a Roma. Il collegio dei giudici ha calendarizzato le prossime udienze, rinviando al 16 giugno, 6 ottobre e 1 dicembre 2014. Nella prossima udienza a parlare saranno la Procura generale e i legali di parte civile Simona Iodice e Gaetano Martellucci. In quella seguente sarò la volta degli avvocati difensori Roberto Massatani e Giuseppe Di Noto, mentre nell’udienza del 1 dicembre sarà la volta degli altri difensori Giovanni Labate, Giuseppe Puri e Maurizio Giannone.

Nel processo di primo grado del 21 gennaio 2011 l’ingegnere Giuseppe La Grutta era stato assolto, con la formula “perché il fatto non costituisce reato”.

Furono invece condannati a tre anni e otto mesi Paolo Taurchini (direttore della sicurezza), gli amministratori della Euroedilizia di Civitavecchia Luigi e Simonetta Vespignani, il direttore dei lavori Gianni Cardarelli, per l’accusa di crollo, omicidio colposo e lesioni gravi colpose. Condannati a tre anni Fabio Leonardo, titolare della Bmw e Eraldo Di Giacomoantonio, titolare della Pavistamp per lesioni e omicidio colposo.

Il giudice Gennaro Centaro del foro di Viterbo aveva condannato gli imputati al risarcimento delle parti civili da stabilire in separata sede, stabilendo da subito una provvisionale da 50 a 100mila euro agli operai feriti Loriga, Alessandro Fabi, Francesco e Ulderico Feoli e Stefania Scipione e 150 mila euro per Fabrizio Feuli, il giovane operaio civitavecchiese morto nel crollo. Inoltre il giudice aveva rimesso gli atti al pubblico ministero Franco Pacifici affinché svolgesse nuove indagini sulla società Mapo che aveva rielaborato il progetto di La Grutta e sui tecnici della Bmw.

I fatti risalgono al 23 aprile 2004, quando il piano sopraelevato della concessionaria viterbese crollò. L’operaio di 23 anni Fabrizio Feuli perse la vita e altri sei uomini - tra meccanici e operai della ditta Euroedilizia di Civitavecchia - restarono sotto le macerie riportando gravi ferite. Nella struttura si stavano eseguendo dei lavori per costruire un piano rialzato rispetto al salone di esposizione, ma il tetto non resse il peso e il soffitto cedette in seguito ad una colata di cemento.

La sentenza segnò il successo personale dell’avvocato Roberto Massanati, difensore dell’ingegner La Grutta, che aveva argomentato la totale estraneità alla vicenda del suo assistito e il coinvolgimento, invece, della ditta Mapo. L'avvocato nel processo aveva citato in ballo l’azienda realizzatrice del solaio prefabbricato collocato sopra quello esistente perché, in un primo momento, aveva sollevato perplessità sulla tenuta delle travi preesistenti e poi, per qualche motivo, aveva dato l’ok ai lavori. Lavori cui, secondo la testimonianza di un collega di La Grutta, lo stesso imputato si era opposto.

«Ho sentito gridare La Grutta per telefono a un responsabile della Euroedilizia dicendo di non effettuare quel getto», aveva dichiarato il teste chiamato a deporre da Massatani. Da sottolineare nel corso del processo la testimonianza di Luca Pallucca, dipendente della Natili Spa. «Io e i miei colleghi ci eravamo accorti che le travi dell’officina si erano arcuate. Avevamo fatto presente il fatto a Cardarelli e a Taurchini chiedendo se fosse tutto a posto per la sicurezza. Loro ci risposero, quasi con scherno, che non c’era alcun problema e di pensare a fare il nostro lavoro» disse il teste nel corso di una passata udienza.

Anche il pm Franco Pacifici più volte aveva sottolineato la «negligenza degli imputati e il mancato rispetto della vita umana: «Nessuno si è mai posto il problema della sicurezza dei lavoratori», ha detto nell’arringa finale, chiedendo tre anni e otto mesi per tutti gli imputati, tranne che per Simonetta Vespignani.

Lunedì 27 gennaio 2014