Viterbo | ambiente
La città dei papi in fondo alla classifica del dossier sulle perfomance ambientali dei capoluoghi di provincia perchè continua a a non fornire con completezza i dati
Viterbo in fondo alla classifica (102°) perché continua a non fornire con completezza i dati. Questo il commento della nota di Legambiente Lazio in merito al dossier sulle perfomance ambientali dei capoluoghi di provincia giunto alla 24° edizione, e realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore. Presentato a Milano l’edizione 2017 di Ecosistema Urbano. Riguardo a dati importanti le pubbliche amministrazioni di Viterbo non forniscono numeri ed elementi di confronto: non pervenuti, dunque, dati sulla qualità dell’aria (PM10, ozono e No2), i consumi idrici domestici, la dispersione idrica, le isole pedonali, il numero di alberi ogni 100 abitanti, il solare pubblico.
Di seguito la nota di Legambiente Lazio.
Il dossier sullo studio guarda alle politiche di sostenibilità ambientale messe in campo tramite l’analisi di sedici diversi indicatori che valutano insieme la qualità dell’aria, la salubrità del ciclo delle acque, i risultati che provengono dai modelli di gestione di rifiuti, lo sviluppo di mezzi pubblici, ciclabilità e aree pedonali a discapito del mezzo privato, la diffusione delle rinnovabili. I volontari di Legambiente Lazio hanno presentato i numeri della capitale e delle città capoluogo del Lazio esponendo, con un blitz a pochi metri dal Campidoglio, lo striscione “In nome del popolo inquinato”, perché la capitale peggiora di anno in anno per performance ambientali. Roma scivola impietosamente, verso il fondo nella classifica della sostenibilità ambientale, cadendo ormai all’88° posto (85° nel dossier 2016) e impressionano le ben 33 posizioni perse in 10 anni (Roma 55° nel dossier 2007).
Analizzando i vari parametri sono i rifiuti e soprattutto la mobilità sostenibile a causare il crollo: sul fronte dei rifiuti, sale di percentuali irrisorie la differenziata al 43% nel 2016 (41% nel 2015) per la quale la capitale è al 67° posto tra le città e non si riduce la produzione pro-capite ferma a 588 kg a persona ogni anno, erano 594 lo scorso anno e ora Roma 75° per il parametro; il porta a porta è completamente fermo nella diffusione al 32,8% degli abitanti, peggior dato in assoluto tra le prime quattro città italiane (Milano 100%, Napoli 42,8%, Torino 47,3%). Ma è la mobilità “immobile” che manda Roma sempre più in fondo alla graduatoria per performance ambientali, crolla la fiducia e l’uso conseguente dei mezzi pubblici con appena 328 viaggi all’anno per abitante nel 2016 (erano 512 nel 2015 – a Milano sono ben 486 e a Venezia addirittura 664); diminuisce anche l’offerta di trasporto pubblico, cioè i chilometri percorsi annualmente dalle vetture per ogni abitante residente, calando dai 60 dello scorso anno ai 57 Km-vettura/abitante/anno (a Milano sono ben 93); di contro sono più di 61 le auto ogni 100 abitanti. Ferme a appena 0,17 metri quadri per abitante le quantità di isole pedonali, l’equivalente di un quadrato con lato 41 cm a testa, e a 1,27 i metri per abitante di corsie ciclabili.
“Nessun passo in avanti nella mobilità sostenibile e nella corretta gestione del ciclo dei rifiuti, stanno trascinando Roma nel fondo della classifica per scarse performance ambientali – commenta Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio – ed è allarmante il calo del numero di cittadini in viaggio sui mezzi pubblici, che racconta da solo quanto immobile sia la mobilità pubblica della capitale. È passato un 2016 dove non è accaduto veramente nulla di positivo in tal senso, e nel 2017 non si vede alcuna opera in grado di invertire la tendenza. Non sono di certo sufficienti gli annunci di strane funivie su rotaie, senza peraltro alcun piano di sostenibilità economica, o ciclovie e corsie preferenziali che sono solo strisce in terra calpestate da veicoli privati, mentre le Metro e le ferrovie urbane funzionano sempre meno e non c’è un centimetro di tram o filobus in più, anzi cala il servizio. Intanto non si pedonalizza niente, è ferma a metà la ciclopedonalizzazione di via dei Fori Imperiali e il Colosseo continua a essere un enorme pregiatissimo spartitraffico recluso dalle auto. Dall’elaborazione del Grab, unica opera finanziata realmente, sono poi allontanati tutti quelli che lo hanno pensato e progettato gratuitamente per la città, e invece della grande opera di rigenerazione urbana stra conosciuta e premiata, rischia di diventare l’ennesima, pericolosa striscia gialla in terra. Nel resto del Lazio, sempre molto grave la posizione di Frosinone (99°) nel fondo della classifica generale, peggiorano Latina che scende all’89° posto (71° nel dossier 2016) e Rieti 61° (era 54° nel 2016).
Viterbo in fondo alla classifica (102°) perché continua a non fornire con completezza i dati. Nei capoluoghi fuori Roma, i dati sulla gestione dei rifiuti sono molto bassi a Latina che scende addirittura al 30% di RD (era al 32 nel dossier 2016), sale a Viterbo al 49% e sale anche a Rieti al 24%. La percentuale di differenziata invece ferma a un irrisorio 18% a Frosinone, dato che ferma in basso nella classifica il capoluogo ciociaro insieme ai pessimi numeri della qualità dell’aria: PM10 in concentrazione media di 35ug/mc, 20 giorni di superamento dei limiti di ozono e 33,5ug/mc di No2 medio nell’aria.
Capitolo a parte sul ciclo dell’acqua, dove il gestore del servizio idrico di Roma e Frosinone, non fornisce dati aggiornati per cui si conferma il 44% di dispersione in provincia di Roma e il terribile 75,4% in provincia di Frosinone e consumi di 165 l/ab/anno nella capitale e 175 nel capoluogo ciociaro. A Rieti la dispersione idrica sale al 55% (dal 53,8%) ma si abbassano i consumi a 150 l/ab/anno (da 155). Migliora anche se di poco la situazione a Latina col 65% di dispersione (dal 67%) e 131 l/ab/anno di consumi.
Martedì 31 ottobre 2017