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Stay in Tuscia: "Sì alla chiusura del centro"

L’associazione che rappresenta strutture extra alberghiere viterbesi: “I nostri ospiti si lamentavano delle auto per le vie strette del centro, finalmente allineati alle altre città storiche”

Al centro: Roberto Garrafa, presidente di Stay in Tuscia
Al centro: Roberto Garrafa, presidente di Stay in Tuscia

Stay in Tuscia dice sì alla chiusura del centro storico di Viterbo. L’associazione che riunisce alcune strutture extra alberghiere viterbesi (bed&breakfast, case vacanza e locazioni turistiche) esprime l’apprezzamento per la nuova zona a traffico limitato istituita dal Comune di Viterbo, soprattutto sulla base di quanto espresso dai turisti ospitati nelle rispettive strutture.

“Un centro storico chiuso – spiega Roberto Garrafa, presidente dell’associazione – significa avere la possibilità di camminare liberamente nelle vie del quartiere medievale, che sono molto strette, senza avere il timore di venire travolti dalle auto. Chi va a piedi, inoltre, può ammirare le vetrine con calma e fare acquisti. Molti dei nostri ospiti, in passato, si erano lamentati anche del fatto che fosse impossibile fare belle foto dei monumenti e delle piazze del centro per via delle auto in sosta”. Un centro storico chiuso alle auto, del resto, è in linea con le altre città italiane che hanno le medesime peculiarità.

“Certo – sottolinea ancora Garrafa – è vero che adesso le strade del quartiere antico sono deserte, ma questo lo si deve al periodo dell’anno che è sempre stato fiacco dal punto di vista del commercio”. È chiaro che qualcosa in più si potrebbe ancora fare per favorire un più agevole accesso ai turisti in città: “Per esempio istituire bus navetta elettrici che conducano al centro dai parcheggi più periferici, come era stato già fatto in occasione di Caffeina Christmas Village – aggiunge il presidente -. Ci sono molte cose che si possono fare investendo i soldi incassati dal Comune di Viterbo con la tassa di soggiorno che, a detta dell’assessore al Turismo, Giacomo Barelli, nel 2016 ha superato la quota di 200 mila euro.

Prendendo esempio dalle buone pratiche delle altre città italiane come Otranto, Ostuni e Ferrara, che abbinano all’applicazione dell’imposta la possibilità di usufruire di una card che permetta al cliente-turista di utilizzare alcuni servizi e di beneficiare di alcune riduzioni. Parliamo per esempio del noleggio gratuito delle biciclette, della fruizione gratuita di bus navetta, dello sconto sul biglietto d’ingresso per i musei cittadini; della visita guidata gratuita nelle zone di interesse storico; di uno sconto del 10% nei negozi che espongono la card; l’accesso gratuito al wifi o ai parcheggi in aree di sosta a pagamento, l’attuazione di eventi in grado di attrarre i visitatori. Insomma il centro storico chiuso alle auto non è un problema, se ci sono gli incentivi giusti per invogliare il turista”. 

Giovedì 9 febbraio 2017