Viterbo | fotogallery
Un gruppo di volontari viterbesi ha organizzato una gara di solidarietà che ha avuto un grande riscontro in poco tempo e distribuito generi alimentari e abbigliamento nelle frazioni della cittadina umbra colpite dal sisma
di Sabrina Mechella
Manila ha otto anni, tiene al guinzaglio la sua cagnolina maremmana di due mesi, Sacha. Ha una passione per la matematica ma odia l’italiano. Sarà perché adesso la sua scuola è dentro un container, dopo che i due terremoti del 26 e 30 ottobre scorsi a Norcia hanno tirato giù il suo istituto scolastico. È lei la prima terremotata che i volontari del Movimento cinque stelle di Viterbo hanno visitato ieri mattina. La seconda “spedizione solidale” dopo la prima del 23 novembre scorso, quando Isabella Speranza, Laura Sparamuccia, Giorgio Paiolo ed Enrica Barbini hanno portato generi alimentari e abbigliamento agli abitanti delle frazioni di Norcia colpite dalle terribili scosse di terremoto. Anche stavolta gli attivisti hanno organizzato una gara di solidarietà che ha avuto un grande riscontro in poco tempo: 240 euro i soldi contati con una cena solidale, 190 euro donati da Alessandro, un disabile di Roma, 90 da una coppia di Viterbo, 200 euro dall’associazione Stevat di Tessennano, una generosa spesa donata da Christian Barbato, sciarpe e cappelli realizzati all’uncinetto dalla “tricottista esperta” Patrizia Burla e un grande sacco di pane e pizza donati dal forno Arte Bianca di piazza dell’Ortigara, a Viterbo. Con il denaro raccolto sono stati acquistati generi alimentari di vario tipo e abbigliamento da portare non solo ai terremotati umbri ma anche a quelli di Grisciano, una frazione di Accumoli rimasta senza acqua potabile.
Piediripa
Partiti ieri mattina con due automobili stracolme di scatoloni gli attivisti sono arrivati a Spoleto alle 10.45, luogo di ritrovo con Alessandro Salvatori, il giovane di Norcia che, entrato in contatto con i pentastellati viterbesi Gianluca Cannone e Stefano Sensi, ha raccontato loro la necessità dei terremotati di reperire generi alimentari di vario tipo: soprattutto frutta e verdura fresca, pane non conservato, cioccolata, caffè, detersivi, abbigliamento invernale. Alessandro si è subito impegnato a fare da “cicerone” e a condurre gli attivisti direttamente dalle famiglie delle frazioni di Norcia che più di tutte stanno patendo l’isolamento. Il grande campo di distribuzione dei generi di prima necessità, infatti, si trova a Norcia (20 km circa) così come la mensa in cui ogni giorno vengono organizzati pasti per le persone che hanno scelto di non abbandonare il territorio. Prima tappa del viaggio Piediripa, piccolo agglomerato di abitazioni, molte delle quali lesionate. Nella casa vacanze di Roberta adesso vivono 30 sfollati delle frazioni attigue. Tra queste ci sono Patrizia con la sua bimba e il marito, la cui abitazione non esiste più. E poi Santa, di 70 anni, ospite da un mese e mezzo, quando la sua casa di San Pellegrino è completamente crollata. Ci sono anche loro ad accogliere i volontari, sui volti sorrisi sinceri e aperti. Manila, la bimba di Roberta, arriva con la sua nuova compagna di giochi al guinzaglio, Sacha, una cucciola di pastore maremmano. Corre ad abbracciare tutti, stringe forte le gambe anche di chi non ha mai visto. Per lei c’è una scatola con dei giochini matematici (la sua passione), è felice e si dedica subito al nuovo regalo: “Da quando ci sono state le scosse non vuole più dormire sotto un tetto qui a Norcia - dice la mamma - siamo costretti ad andare a Spoleto dove abbiamo un’abitazione di appoggio ogni sera, sono 80 chilometri al giorno per andare e venire”. Stessa cosa per molti degli sfollati che adesso sono nella sua casa vacanze: “Molti di loro scelgono comunque di dormire in roulotte o in container nelle aree attrezzate qui vicino – aggiunge Roberta - la paura di essere seppelliti dalle macerie è troppo grande”. Terminata la distribuzione di cibo, abbigliamento per umani e anche per gli animali domestici, è il momento del commiato: Roberta abbraccia forte Isabella e la commozione è inevitabile.
Savelli e Valcaldara
A Savelli la fermata è di fronte all’Hotel Hermitage: la struttura è ormai inagibile, sono evidenti crepe e crolli ovunque. Si lasciano scatoloni di alimentari di fronte all’ingresso dell’albergo, il proprietario amico di Alessandro passerà di lì a breve a prenderli e a distribuirli in zona. Si arriva a Valcaldara, la fermata è in uno spiazzo dove è stato piazzato un container. Dentro c’è Maria, 77 anni, sorriso dolce e voglia di raccontare: “Sono salva per miracolo – racconta – dopo che c’era stata la prima scossa mio figlio mi aveva detto di vestirmi e quindi ero fuori quando è crollata la casa. Non finiscono mai, la terra trema ancora, io dormo in roulotte con mia figlia ma ringrazio Dio di essere ancora qui”. A lei i volontari donano una bella sciarpa fatta a mano, è felice e ringrazia. Coperte, sciarpe, cappelli e guanti sono indispensabili: nei container e nelle roulotte ci sono le stufe ma fuori il freddo taglia la faccia, non dà tregua. La presenza dei militari e della protezione civile è costante: ovunque pattuglie che presidiano le aree abitate, tende allestite subito dopo le scosse, ormai disabitate, container che fungono da magazzini.
Frascaro
A Frascaro c’è Maria Rita che con i suoi risparmi ha comprato una casetta prefabbricata in cui vive con il marito e il minuscolo cane Yorkshire, mentre accanto a loro, in una roulotte si sono stabiliti la figlia con il genero. Accoglie i volontari con calore, apre volentieri le porte di quella che è la sua abitazione precaria. Dentro tutto è pulito e ordinatissimo, ci sono le decorazioni natalizie: nella veranda coperta una stufa a pellet riscalda l’ambiente, dentro c’è una piccola cucina, accanto una camera da letto e il bagno. È felice quando gli attivisti le portano la farina e la marmellata: “Mi piace molto cucinare e voglio fare una bella crostata. A Natale ho preparato tante cose, dall’antipasto al dolce, eravamo in tredici, ci siamo sistemati qui. Quella è la mia casa – dice guardando con tristezza una villetta a due piani distante pochi metri, ormai quasi del tutto crollata -. Non sappiamo ancora quando potremo avviare le pratiche per i rimborsi, credo proprio che ci vorranno anni”.
Norcia
Ultima tappa Norcia. Qui la presenza dello Stato è imponente, ovunque uomini e mezzi di Esercito, Polizia, Carabinieri, Vigili del fuoco, Protezione civile. Un grande spiegamento di forze determinato anche dal fatto che c’è da presidiare la città per scongiurare lo sciacallaggio nelle case del centro storico e per la presenza della ministra della Difesa, Roberta Pinotti, in visita al personale dell’Esercito e in generale a tutte le forze armate che operano nel territorio. In un grande complesso sportivo, messo a disposizione da un privato, sono state allestite casette di legno, container, camper e roulotte. Qui si lasciano gli ultimi pacchi, destinati alle famiglie di Norcia che per diversi motivi hanno scelto di non andare nelle strutture ricettive della costa adriatica. Tra loro anche i genitori di Alessandro, papà Mario, geometra, e mamma Daniela, insegnante, che lavorano nella cittadina umbra. A Norcia corso Sertorio e parte di piazza San Benedetto sono stati riaperti il 22 dicembre scorso, dalle otto di mattina alle 20: un regalo di Natale del sindaco, Nicola Alemanno. Qualche esercizio commerciale ha riaperto, molti sono ancora quelli con le serrande abbassate, dalle vetrine si intravedono all'interno dei locali i segni evidenti del sisma. Nella piazza principale una grande impalcatura avvolge la cattedrale di San Benedetto molti scattano foto ricordo, la torre del palazzo del municipio è in bilico, l’altra chiesa dalla parte opposta è crollata. Alessandro chiede di potere entrare nella zona rossa, interdetta per via delle strutture pericolanti, perché deve recuperare alcuni oggetti nella casa del padre, nel centro della città. Scortato da un pompiere arriva velocemente a destinazione, durante il percorso tante le abitazioni crollate, ovunque i segni del sisma e della fuga frettolosa, L’abitazione di famiglia è ancora intatta ma le strutture adiacenti, tra cui una splendida chiesa romanica, sono venute giù. Il futuro è incerto, si vive sospesi nel presente ma la solidarietà nella disgrazia è palpabile, così come la voglia di resistere, di ricominciare. “Ci vediamo il mese prossimo”, dicono i volontari salutando i terremotati. E la promessa che non saranno dimenticati vale più di tutto il resto.
Venerdì 30 dicembre 2016