Montalto di Castro | archeologia
Un ritrovamento talmente importante che anche Ansa, nella sezione Speciali, ha voluto dedicare un ampio e dettagliato servizio. Un tesoro che sarà possibile ammirare dal vivo
di Sabrina Mechella
Una principessa bambina che visse tra la fine del VIII secolo e l’inizio del VII a.C., che torna a vivere grazie a una scoperta straordinaria. Parliamo della tomba rinvenuta praticamente intatta, scoperta a Vulci, in provincia di Viterbo, nel febbraio scorso e che riserva ancora tantissime sorprese. Un ritrovamento talmente importante che anche Ansa, nella sezione Speciali, ha voluto dedicare un ampio e dettagliato servizio. «Questa volta i ladri di tesori sono rimasti con le pive nel sacco, e sono stati gli archeologi a mettere invece a segno un colpo storico nelle cronache dei ritrovamenti etruschi – scrive Fabrizio Cassinelli - I tombaroli sono arrivati di notte nel parco ma sono stati disturbati ed è così giunto fino a noi il corredo di una inumazione intatta, datata all'Orientalizzante Antico (fine VIII - inizi VII sec.a.C.), il periodo più antico dell’Etruria, ancora nella fase di passaggio tra la civiltà Villanoviana, da cui deriva, e quella dei Rasenna, o Rasna, come si facevano chiamare questi progenitori degli italiani».
Una scoperta che ha rivelato un tesoro incredibile e prezioso: «A due metri di profondità – si legge nell’articolo - i nostri “Indiana Jones” hanno trovato in una cosiddetta “sepoltura a cassetta”, di forma quadrangolare, nella terra, un sarcofago contenente una fanciulla seppellita con il suo superbo corredo funebre: gioielli che presumibilmente gli erano stati regalati alla nascita, e poi nella sua breve vita (13-14 anni) servivano a testimoniarne l’alto lignaggio nell’aldilà. Dalla polvere e dalla terra sono emersi lentamente una collana in ambra, alcune fibule e un meraviglioso scarabeo dorato. "Lo scarabeo, databile tra il decimo e l'ottavo secolo a.C., aveva certamente una funzione scaramantica, così come l'ambra, che per il suo colore dorato richiamava il sole e il rito di Fetonte”, ha dichiarato la Soprintendente per i beni archeologici dell'Etruria Meridionale, Alfonsina Russo. Il corredo tombale, al momento sotto analisi presso il laboratorio della Fondazione Vulci a Montalto di Castro (Viterbo), sarà esposto nel museo del Parco di Vulci in occasione della cerimonia di riapertura dello stesso».
Ma perché si pensa che questa tomba sia appartenuta proprio a una principessa? Lo spiega Carlo Casi, archeologo e direttore scientifico del Parco di Vulci: «Il numero degli oggetti e la squisita fattura del corredo, la ricercatezza dello stile, come anche la lontananza della provenienza, fanno ipotizzare che la giovinetta defunta potesse essere una principessa – sottolinea lo studioso -. È ovviamente ancora un’ipotesi, ma ormai è quasi certo. Il mistero della giovane di cui è stata trovata la sepoltura, infatti – ossa combuste di una pira funebre, avvolti in un telo prezioso – è legato a una prematuramente scomparsa “principessa etrusca”, che nel gergo degli storici non individua una figlia di re ma un’appartenente a una famiglia aristocratica, quindi a una delle prime famiglie d’alto lignaggio che poi hanno costituito il baluardo della nascente società etrusca.
Questo straordinario popolo, che ha lasciato scarse fonti scritte, ma un particolare alone di leggenda, che poi è stato assorbito dal travolgente Impero romano, aveva una società davvero complessa e avanzata. Nella quale, peraltro, il ruolo della donna era tutt’altro che marginale e parecchio avanzato per l’epoca. All'interno della tomba sono stati rinvenuti i resti ossei di una ragazza e il suo corredo funebre – precisa ancora l’archeologo - composto da oggetti straordinari tra i quali due fibule, una in bronzo e ambra, l'altra in oro, e una collana in ambra la cui legatura è in rame. Tra i reperti recuperati anche alcune tazze con lamelle in argento a forma di croce incollate su fondo con del mastice e una stupenda e rara tazza baccellata».
Questa scoperta di grandissimo valore è l’ennesima nel territorio di Vulci: risale solo al dicembre 2012 il ritrovamento della splendida Sfinge di Vulci (testa di donna, corpo di leone, coda di serpente e ali d'aquila) posta all’ingresso di una tomba come guardiana dei morti. Adesso il contenuto di quella che è stata definita “La tomba dello scarabeo dorato”, sarà visibile al pubblico nel nuovo allestimento del Parco archeologico di Vulci con apertura prevista il 27 maggio. Si potrà ammirare il sarcofago della principessa bambina, le sue ossa e il prezioso corredo funebre.
Ma le scoperte, anticipano gli archeologi, non sono destinate a fermarsi qui. A conferma che il territorio di Vulci è un luogo assolutamente unico e ancora tutto da esplorare.
Venerdì 11 marzo 2016