Viterbo | l'intervento
"I fan dei monti Cimini imbiancati dovranno attendere ancora, riponendo le speranze in un febbraio più in linea con le temperature di stagione". Di Evaldo Cipolloni
Sembra che gennaio non sia sempre stato statisticamente il mese invernale più avido di precipitazioni; una volta in questo periodo dell’anno i fenomeni atmosferici caratteristici della stagione fredda erano particolarmente intensi anche nella nostra penisola. Molte specie di uccelli presero l’abitudine di migrare verso sud per lasciar sfogare l’inverno e ritornare col tepore della primavera, ma non i merli ai quali non doveva dispiacere molto quel clima rigido, tanto che il loro manto piumoso era bianco come la neve per mimetizzarsi e sfuggire dai gatti e dalle volpi. Un giorno una merla, stanca di avere il becco sempre bagnato dalla pioggia e di prendere sberle di vento gelido, decise in qualche modo di ribellarsi: fece quindi incetta di semi e si trasferì coi suoi pulcini, bianchi ovattosi anche loro, in una cavità all’interno di un comignolo di una casetta di campagna; era veramente determinata a rimanere al riparo fintantoché l’inverno non avesse esaurito la sua furia gelida. Il gennaio, tipetto evidentemente suscettibile e iroso e con evidenti complessi di inferiorità in quanto a quei tempi aveva solo ventotto giorni, non poteva certo sopportare la ribellione della merla, segno di mancanza di rispetto verso il suo rigore; chiese quindi tre giorni in prestito al fratello febbraio, che di giorni ne aveva invece trentuno e si preparò a prolungare il suo peggior inverno mai visto sino ad allora. La merla non si scompose più di tanto rimanendo al caldo del camino acceso giorno e notte. Gennaio ce la mise veramente tutta: vento fortissimo, pioggia gelida e tormente di neve, ma alla fine del terzo giorno esaurì definitivamente le forze e si spense come ogni anno, non senza lanciare qualche ultima imprecazione verso mamma merla. Il mattino del primo giorno di febbraio gli uccelli fecero tutti capolino dal comignolo, la tempesta era finita ma usciti dal buio del loro riparo a stento riuscirono a riconoscersi: erano, infatti, diventati tutti scuri per la fuliggine; da allora i merli nacquero tutti con la caratteristica livrea nera.
Quest’anno la Tuscia, come quasi tutto il continente europeo, ha visto sinora una stagione autunno-invernale del tutto anomala, con temperature molto al di sopra della media e poche precipitazioni, men che meno nevose. La neve – qui intesa come precipitazione che produca almeno venti-trenta centimetri di altezza del manto e non, come spesso accade da noi, una misera spolverata che mestamente si scioglie dopo dieci minuti – è infatti un fenomeno che nel versante tirrenico è particolarmente raro e si manifesta solo al simultaneo verificarsi di alcuni determinati fattori atmosferici. In questo periodo inevofili viterbesi (che non devono essere pochi a giudicare dalle mappe meteo "nevepromettenti" che pubblicano sui social) ma soprattutto gli studenti per ovvie ragioni di salto scolastico, si chiedono se e quando potranno nuovamente vedere una Viterbo completamente imbiancata; al contrario altri concittadini vorrebbero che questo non accada per legittimeragioni soprattutto lavorative. Alcune considerazioni potrebbero accendere la speranza di coloro i quali saluterebbero con gioia la possibilità di fare un pupazzo di neve al Prato Giardino o scattare qualche suggestiva foto nelle piazze viterbesi immerse nel silenzio ovattato di una copiosa nevicata. Il caldo insolito di novembre, dicembre e di questi ultimi tre giorni di gennaio, detti appunto “della merla”che la tradizione vorrebbe siano i più freddi della stagione, farebbe supporre che l’inverno possa sfogare il suo vero impeto almeno nel prossimo mese. Inoltre il ricordo di una splendida Viterbo innevata nel febbraio 2012 rafforzerebbe questo convincimento autorizzando un ottimistico mai dire mai. Certo, per continuare a sperare bisognerebbe non far caso ai noiosi (bonariamente parlando) competenti di meteorologia i quali - statistiche alla mano equindi a ragion veduta – potrebbero essere lì pronti smontare qualsiasi fantasia nivologica asserendo che alla natura poco importa se nella Tuscia quest’inverno ha finora fatto solo caldo mentre sono caduti decimetri di neve laddove non ti aspetteresti mai (in Puglia o laggiù in Turchia ad esempio); però c’è poco da fare: alla fisica dell’atmosfera il principio secondo cui “se ha fatto caldo/freddo nel periodo X farà freddo/caldo nel periodo Y” proprio non interessa.
E allora molto più realisticamente i “deocaroamanti” della neve non possono far altro che riporre tutte le speranze in un febbraio deciso a chiedere al suo predecessore se non la restituzione di quei famosi tre giorni, almeno una parte di precipitazioni nevose non… precipitate e ancora nel frigo del generale inverno. Forse la mamma merla della strada Capretta non ne sarebbe troppo contenta, ma avrebbe poco di cui lamentarsi: del resto sono anni che nel viterbese non rimaniamo più incantati da mattiniere brinate sbrilluccicose e candide nevicate che durino almeno un paio di giorni. Giusto il tempo per qualche foto alle bianche fontane, una slittinata sul Cimino e una battaglia a pallate di neve tra ragazzi.
Mai dire mai.
Evaldo Cipolloni
Domenica 31 gennaio 2016