Viterbo | dei frati agostiniani

Foto e libri antichi: il tesoro sconosciuto

del convento della Santissima Trinità

Manoscritti, pergamene, incunaboli, reliquie, oggetti sacri risalenti al 1300. Lastre fotografiche dei primissimi anni del'900. Padre Mario Mattei: "Apriamo le porte alla città"

di Gianni Tassi

Padre Mario Mattei nella biblioteca del convento della Santissima Trinità a Viterbo
Padre Mario Mattei nella biblioteca del convento della Santissima Trinità a Viterbo

Sessantamila tra incunaboli, manoscritti e pergamene che vanno dal 1300 fino al 1700. Reliquie, oggetti sacri, timbri risalenti allo stesso periodo. Circa centocinquanta lastre fotografiche raffiguranti soprattutto lo stesso convento e la città di Viterbo databili ai primi anni del 1900 e un migliaio di foto su carta raffiguranti Viterbo e la sua provincia dagli anni Trenta a oggi. Un inestimabile tesoro storico e culturale custodito all’interno del convento della Santissima Trinità a Viterbo. Un tesoro affidato ai frati agostiniani e in particolare a padre Mario Mattei, priore del convento, che ormai da anni ne sta curando l’archiviazione e la catalogazione.

Un seminarista insieme ai genitori all'interno del chiostro del convento
Un seminarista insieme ai genitori all'interno del chiostro del convento

Intere sale del piano alto del convento ricolme di libri sistemati con ordine e che soltanto a guardarli, anche da profani, ti incutono soggezione per la loro datazione. Alcuni di questi risalgono al 1300 e possono addirittura essere ascritti alla mano e alla mente di uomini come San Bonaventura da Bagnoregio, Egidio da Viterbo e Beato Giacomo. Guardarli così da vicino, sentirne il profumo antico, accarezzarli appena è un privilegio di pochi ma nei progetti di padre Mario c’è l’apertura al pubblico, addirittura la creazione di un museo e la collaborazione stretta con la stessa Università della Tuscia e i suoi studenti.

Panorama di Viterbo ritratto dal campanile
Panorama di Viterbo ritratto dal campanile

Prima della Grande Unione del 1256, gli Eremiti di S. Agostino, detti della Tuscia, possedevano diversi cenobi nei dintorni di Viterbo, o meglio in quella vasta regione che fu chiamata la Tuscia Romana. Questi eremi nel 1244 si erano riuniti in un Ordine, che le Bolle papali chiameranno d’allora in poi Ordo S. Augustini de Tuscia. Furono questi nel 1256 ad acquistare un pezzo di terra per costruire l’attuale convento e la chiesa della SS.ma Trinità. Su una lapide del secolo XIII, murata in una parete del chiostro, si legge che la consacrazione fu fatta dal Pontefice Alessandro IV, che in quel tempo si trovava a Viterbo, la domenica 2 giugno 1258 assistito dai suoi cardinali e da moltissimi vescovi. In realtà in quella occasione il Papa non consacrò la chiesa ma solo l’altare maggiore.

Tre frati si dilettano nella musica
Tre frati si dilettano nella musica
Piazza San Pellegrino, palazzo degli Alessandri con i panni stesi
Piazza San Pellegrino, palazzo degli Alessandri con i panni stesi

Il giorno prima, invece aveva deputato il Cardinale Ottone, vescovo di Frascati, per la dedicazione della chiesa. Nel 1315, nella cappella di S. Anna, costruita nella chiesa della Trinità, fu affrescata un’immagine della Vergine che prese il titolo di “Liberatrice” da un evento miracoloso avvenuto il 28 maggio 1320: sulla città stava scatenandosi un violento uragano, quando nel cielo apparve l’immagine della Vergine, simile a quella custodita nella cappella di S. Anna, che salvò la città. E intorno a quell’immagine venne realizzato il santuario che prese il nome di Santa Maria Liberatrice.

Mensa per i poveri all'ingresso del convento
Mensa per i poveri all'ingresso del convento
Piazza della Rocca agli inizi del'900
Piazza della Rocca agli inizi del'900

Oggi nel convento della Trinità vivono 11 frati agostiniani, di cui quattro padri di comunità e sette studenti di teologia.

Gita dei frati al Bullicame
Gita dei frati al Bullicame

Nella grande biblioteca ci sono circa centocinquanta lastre fotografiche (emulsione di sali d’argento sensibili alla luce su vetro) realizzate nei primissimi anni del secolo scorso da padre Addeo che per qualche anno ha svolto le sue funzioni di frate a Viterbo. Sono fotografie in gran parte riproducenti lo stesso convento della Trinità, la vita che i frati svolgevano al suo interno, particolari sui dipinti e l’architettura ma nelle immagini del frate fotografo si trovano anche interessantissimi scorci della Viterbo di quel tempo. Si vede il cosiddetto ponte tremulo che dall’odierna via Cairoli scavalcava l’Urcionio (oggi interrato sotto via Marconi) per portare verso il colle dove oggi sorge piazza del Plebiscito. Altre foto riproducono il Palazzo dei Papi come era a quei tempi, con le arcate murate e la facciata dell’ingresso avanti di qualche metro rispetto ad oggi. Poi panorami ripresi dal campanile del convento che mostrano una Viterbo assai diversa, devastata in seguito dai bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Un'ala della biblioteca
Un'ala della biblioteca
Il ponte tremulo
Il ponte tremulo

E poi quella valanga di incunaboli, manoscritti e pergamene che occupano intere sale del convento. La più antica di queste preziose opere è un manoscritto del 1300 attribuibile a San Bonaventura. La più preziosa è un Codice del 1200, una raccolta di pergamene di vari autori cucite tra loro e racchiuse tra due copertine di legno. Un tesoro storico e culturale la cui catalogazione è tuttora in corso. “Vogliamo mettere a disposizione di chiunque queste preziose opere – afferma convinto padre Mario Mattei – e per fare questo dobbiamo archiviare e catalogare ogni cosa”. Nei progetti dei frati agostiniani del convento della Trinità c’è anche un museo. “Abbiamo già individuato gli spazi adatti – sottolinea il padre priore – e presto speriamo di aprirne le porte alla città”.

Palazzo dei Papi
Palazzo dei Papi

Intanto, in attesa che si aprano le porte della biblioteca e del museo, in questi giorni, in occasione del Natale, si è spalancato il portone d’ingresso al chiostro dove, in collaborazione con Proloco Viterbo, sono state allestite mostre di presepi e vendite di prodotti tipici locali nonché una piccola esposizione di testi antichi della biblioteca. E l’afflusso di visitatori è stato a dir poco lusinghiero. (Foto antiche pubblicate per gentile concessione dei frati agostiniani del complesso della Santissima Trinità, riproduzione riservata)

Martedì 22 dicembre 2015