Viterbo | luoghi in lento declino
Lo rivela un articolo pubblicato sul portale Linkiesta.it, nel quale Lidia Baratta racconta la realtà di seimila paesi in tutta Italia che nel tempo hanno visto la fuga di abitanti e in cui la foto simbolo è Civita di Bagnoregio
di Sabrina Mechella
Paesi fantasma, su dodici località del Lazio, quattro sono in provincia di Viterbo. Lo rivela un articolo pubblicato sul portale Linkiesta.it, nel quale Lidia Baratta racconta la realtà di seimila paesi in tutta Italia che nel tempo hanno visto la fuga di abitanti e in cui la foto simbolo è Civita di Bagnoregio (http://www.linkiesta.it/paesi-fantasma-in-italia). «Ignorata dai navigatori satellitari e dalle reti dei cellulari – scrive la giornalista - c’è un’Italia fatta di città, paesi e contrade deserti. Senza più abitanti, da Nord a Sud restano gli scheletri di un passato perduto tra bassa natalità, emigrazione e spostamenti verso luoghi dove c’era più lavoro. Frane, terremoti e alluvioni hanno fatto tutto il resto, lasciando qua e là mucchi di case vuote. Solo d’estate si vede qualche proprietario che torna dalle città per prendere aria pura e togliere le ragnatele».
L’articolo si rifà al sito di Fabio Di Bitonto, geologo e fondatore di “Paesi fantasma”, (http://paesi.paesifantasma.it/index.html) dove si parla anche del Lazio e, in particolare, della provincia di Viterbo. Qui l’autore si sofferma su quattro paesi che nel tempo hanno visto un progressivo spopolamento: Celleno, Chia, Civita di Bagnoregio e Norchia. «La Civita non è propriamente abbandonata, non è remota, se non nell’ubicazione e non è in nessun modo deserta – scrive Di Bitonto a proposito di Bagnoregio - I turisti la affollano ogni giorno, invadono la piazza e i suoi vicoli stretti, lo scrittore Antonio Mocciola definisce la visita, nel suo libro “Le belle Addormentate”, come un’autopsia collettiva; la pace la trova di notte, quando i turisti ripartono per le loro città e gli sparuti abitanti, dodici in tutto, si rintanano nelle case».
Non va meglio a Chia, così descritta: «Il vecchio borgo di Chia vive in un limbo nel viterbese tra abbandono e ripopolamento. Fa parte del nucleo urbano della Chia abitata, ma, abbarbicato su uno sperone roccioso, vive in solitudine un abbandono vecchio di una sessantina d’anni. Chia ebbe un momento di gloria recente, dopo l’abbandono, quando Pier Paolo Pasolini, la elesse come luogo prediletto durante gli anni ’60; visitò Chia durante le riprese de “Il vangelo secondo Matteo” e rimase folgorato dal luogo. Era il 1964; nel 1966 manifesta pubblicamente la sua volontà di andare a vivere in quel luogo, nella torre del paese, ma trova numerosi ostacoli che gli impediscono l’acquisto della struttura. Ancora riecheggiano le sue parole: "Nel paesaggio più bello del mondo, dove l'Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri". Pasolini riuscì solo nel 1970 ad acquistare la torre e restaurarla, aggiungendo ai piedi della torre stessa una casa ricchissima di vetrate che gli consentivano di contemplare il panorama da ogni angolazione e vi soggiornò in particolare negli ultimi anni di vita lavorando al Romanzo “Petrolio” e da dove inviava le sue “Lettere Luterane”».
Di Celleno: «Un borgo arroccato su uno sperone tufaceo nella provincia di Viterbo; è meno famoso della vicina Civita di Bagnoregio, ma unito da un destino simile e condannato da più nefasti avvenimenti. Un sisma l’ha condannato dopo essere stato vittima prima di gravi epidemie, vittima ancora delle frane provocate dalla friabilità della roccia su cui giace e poi il sisma, in un anno non precisato, che l’ha costretta allo spopolamento alla fine dell’800».
E infine Norchia: «L’apice Norchia lo raggiunse presto e altrettanto rapidamente perse tutto; Era il 1400 circa quando fu abbandonata. Taluni parlano di un abbandono a seguito della totale perdita della funzione difensiva, altri invece adducono l’abbandono alla malaria che iniziava a diffondersi nella zona. Da allora l’abbandono ha portato via tutto lasciando ai posteri resti della chiesa e del castello assieme a parte delle mura fortificate».
Insomma, su dodici siti del Lazio, ben quattro sono nella Tuscia. Un primato che non fa onore a questo territorio, considerato che l’autore stesso racconta di un passato glorioso vissuto da questi siti e poi il loro lento declino. Dispiace, insomma, vedere nell’immagine di copertina dell’articolo de Linkiesta e nella sezione “Lazio” proprio Civita di Bagnoregio che invece, dei paesi elencati, se la passa meglio almeno in termini di affluenza turistica. Non proprio esaltante per una provincia che vanta un territorio ricchissimo di storia, natura e cultura ma che, in mancanza di opportuni investimenti e di serie politiche a lungo termine, si ripiega su se stesso.
Sabato 2 maggio 2015