Viterbo | terra tartassata
Alessio ed Elisabetta sono due ragazzi che si sono lanciati in questa avventura, praticano con ottimi risultati un mix tra agricoltura biologica tradizionale, il sinergico e la permacultura. Ma adesso l'Imu vanifica i loro sforzi
di Francesco Ratano
Secondo un’indagine Coldiretti-Ixe nel 2014 ben il 46 per cento dei giovani sarebbe andato a lavorare in campagna se avesse avuto a disposizione un terreno. Sebbene la volontà ci sia, non sono molti i ragazzi che decidono di lasciar perdere l’attuale mondo del lavoro in cui bisogna barcamenarsi tra invio di curricola, stages non retribuiti, fittizi contratti part time, per dedicarsi all'agricoltura.
I giovani che si lanciano in questa avventura sono riuniti talvolta in cooperative oppure lavorano la terra per proprio conto come imprenditori agricoli. Portano in agricoltura recenti e importanti novità, come ad esempio Alessio ed Elisabetta, ragazzi under 30 di una cooperativa di Viterbo i quali però, per colpa della recente tassa Imu agricola, rischiano di veder vanificare i pochi guadagni ottenuti con fatica.
«Ho iniziato a coltivare peperoncini in vaso sul balcone perché quelli che offriva il mercato non mi soddisfacevano - spiega Alessio - e da lì ho iniziato ha scambiare semi, a leggere e studiare le tecniche di coltivazione. Arrivato a un certo punto il terrazzo di casa mi stava stretto e così, grazie a un amico, ho avuto l'opportunità di coltivare un piccolo orto di sua proprietà. Da lì in poi si è aperto un mondo. Due anni fa ho avuto l'occasione di acquistare un bel pezzo di terra abbandonato da diversi decenni: era completamente invaso da ortiche e rovi che avevano sorpassato gli alberi di ulivo. Ho passato l'intera estate a ripulirlo con i mezzi che avevo e con l'aiuto di parenti e amici e mi sono accorto che, sotto quei grovigli di rovi, c'era un paradiso, la mia terra». Oltre a lavorare con passione questi ragazzi praticano con ottimi risultati un mix tra agricoltura biologica tradizionale, il sinergico e la permacultura. Non utilizzano concimi chimici, pesticidi e diserbanti, bensì la tecnica del sovescio, in altre parole seminando miscugli di leguminose al solo scopo di essere poi interrate restituendo sostanza organica al terreno sfruttato con la coltivazione precedente. Questo tipo innovativo di coltivazione permette ad Alessio ed Elisabetta di recuperare specie di verdure rare o che nella nostra Tuscia stavano scomparendo come pomodori neri, pomodori tigrati, fagiolini viola, gialli, zucche giganti, a tromba e a fiasco trasformando il loro orto in un autentico giardino.
Le istituzioni, però, non aiutano in alcun modo i giovani che fanno questa scelta di lavoro, neanche se meritevoli come questi agricoltori viterbesi e quindi per loro, come per tutti gli altri, il mese di febbraio ha significato il pagamento dell'Imu sui terreni agricoli pari a 165 euro: «Non pochi soldi per noi – commenta Alessio – considerando che per un appartamento di medie dimensioni si paga meno».
Al momento attuale, secondo la normativa, gli unici terreni agricoli esentati dal pagamento del balzello sono quelli dei comuni montani (nella provincia di Viterbo: Canepina, Cellere, Farnese, Gradoli, Grotte di Castro, Latera, Onano, Proceno, Tessennano) e in quelli parzialmente montani sono esentati i coltivatori diretti e gli imprenditori a titolo principale. La Coldiretti lunedì 16 febbraio ha indetto, alla Camera di Commercio di Viterbo, una riunione tra i sindaci e politici viterbesi per sospendere le sanzioni a chi non ha pagato questa tassa e per ridefinire i valori catastali dei terreni. C’è da augurarsi che in questo o altri incontri tra personalità politiche non sia tralasciato il problema di come incoraggiare i giovani a dedicarsi alla terra, per permettere a ragazzi come Alessio ed Elisabetta di intraprendere una scelta coraggiosa, magari con un più concreto aiuto da parte dello Stato.
Venerdì 13 febbraio 2015