Viterbo | martedì 10 febbraio
Nei locali dell’istituto scolastico “Enrico Galvaligi” di Solbiate Arno (Varese), si è svolta la cerimonia commemorativa in ricordo dell'agente di pubblica sicurezza fucilato dai partigiani comunisti slavi a guerra ormai finita
Giulio e Gabriella Tamantini, nipoti di Fabio Tamantini, agente di pubblica sicurezza fucilato dai partigiani comunisti slavi a guerra ormai finita |
Martedì scorso, 10 febbraio 2015, nei locali dell’istituto scolastico “Enrico Galvaligi” di Solbiate Arno (Varese), si è svolta la cerimonia di consegna della medaglia commemorativa prevista dalla legge 92 del 2004 a Giulio e Gabriella Tamantini, nipoti di Fabio Tamantini, agente di pubblica sicurezza fucilato dai partigiani comunisti slavi a guerra ormai finita.
Fabio Tamantini, nato a Viterbo il 25 dicembre 1907, era guardia scelta di Pubblica sicurezza e prestava servizio nella questura di Fiume. Il 3 maggio 1945 assieme ad altri agenti venne catturato dalla polizia segreta jugoslava, la famigerata Ozna. Fu fucilato nel campo di prigionia di Grobnico il 14 giugno 1945, a guerra ormai terminata, nel terribile massacro che costò la vita a 77 tra carabinieri, agenti di polizia e guardie di Finanza.
La cerimonia si è svolta alla presenza del prefetto di Varese Giorgio Zanzi, del questore Attilio Ingrassia, di numerosi agenti della Polizia di Stato e militari dell’arma dei Carabinieri, del sindaco del Comune di Carnago Maurizio Andreoli Andreoni, di altri sindaci del territorio, dei dirigenti del comitato provinciale di Varese dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e dagli alunni di tutte le classi di terza media.
È stato il prefetto Giorgio Zanzi a tratteggiare le vicende storiche e la tragica fine di Fabio Tamantini. «Non è casuale che questa cerimonia si svolga in una scuola - ha detto il prefetto agli alunni - perché queste giornate sono fatte per voi ragazzi, perché vi sia lasciato il seme del ricordo».
«La cerimonia è stata toccante – commenta Giulio Tamantini, viterbese d’origine ma da anni residente in provincia di Varese - siamo rimasti sorpresi dell’interesse generale e dalla cordialità espressa da tutti i partecipanti alla cerimonia. Ci ha colpito soprattutto l’attenzione con la quale le alunne e gli alunni della terza media hanno seguito l’evento.
Mio zio Fabio – prosegue il nipote – sapeva i rischi terribili che correva, ma rimase comunque al suo posto di servizio, fedele alla divisa di poliziotto che indossava. Se la mia famiglia ed io abbiamo avuto questa immensa gioia – conclude Tamantini – lo dobbiamo agli amici del Comitato 10 febbraio di Viterbo. Se mio zio Fabio ha avuto il riconoscimento che lo Stato Italiano gli doveva, lo dobbiamo in particolare all’opera meritoria svolta da Maurizio Federici e Silvano Olmi e da tutti gli amici viterbesi che ancora oggi onorano i martiri delle foibe e ricordano il dramma degli esuli».
Venerdì 13 febbraio 2015