Viterbo | storie di disagio a viterbo

Elena, Wanda Maria e Gregory, invisibili

per le istituzioni, soccorsi dalla società civile

Una donna siciliana che da una settimana dormiva sotto i portici di piazza del Comune e due esuli lituani, madre e figlio, che non hanno una dimora. Ignorati da coloro che dovrebbero tutelarli, soccorsi dai volontari di Viterbo Civica

di Sabrina Mechella

Senzatetto a Viterbo, la società civile si muove in loro aiuto
Senzatetto a Viterbo, la società civile si muove in loro aiuto

Elena ha avuto una vita difficile. Qualche problema con la giustizia, molti spostamenti in giro per l'Italia e tante persone di cui si fidava e che invece l’hanno tradita. Wanda Maria e suo figlio Gregory avevano una vita in Lituania, poi la paura del conflitto e il restare soli al mondo li hanno trasformati in esuli. Tre persone, due storie molto diverse e in comune la strada. Due giorni fa Lucio Matteucci, presidente dell’associazione Viterbo Civica si accorge di quella donna che, da qualche tempo, dorme su una panchina sotto i portici di piazza del Comune, a Viterbo. Tutti passano, gente comune ma anche gli stessi amministratori locali, ma nessuno la vede. Se dormi su una panchina, alla fine ti trasformi in un invisibile. Elena ha dormito sette notti su quel marmo freddo, esposta al gelo e allo allo scherno di ragazzi insensibili, dopo che la Caritas non ha potuto più ospitarla.

È arrivata a Viterbo da un mese, ha delle questioni in sospeso in Tribunale e, con 200 euro di pensione che percepisce al mese, certo non può permettersi un albergo. Invisibili sono pure madre e figlio lituani, lei psicologa, lui ingegnere: tanti vestiti addosso per ripararsi dal freddo, fermi a ridosso del parcheggio delle Fortezze, con un carico di valigie che racchiude tutta la loro vita. Là è un passaggio continuo di madri e figli che escono dalla scuola vicina e là vicino c’è la mensa Caritas. Succede che Matteucci si fermi a parlare con Elena, le chieda se le serve qualcosa. Con gli altri membri di Viterbo Civica la invita a cena e poi, sulla sua pagina Facebook, chiede aiuto alla comunità. E qui accade l’incredibile. Elena, siciliana, 50 anni, capelli rossi scarmigliati, una proprietà di linguaggio e una cultura certo non comuni, riceve subito un letto per due notti pagati dall’associazione viterbese, nella struttura religiosa Residenza di Nazareth. Si muove pure l’assessore comunale ai servizi sociali Fabrizio Fersini, sollecitato dalla consigliera Daniela Bizzarri, ma fa chiamare dalla segretaria l’albergo dove si trova la donna, non la trova e la cosa finisce lì. Nel frattempo sui social il tam tam continua ed ecco che la segnalazione arriva alla persona giusta, Carla Vanni, che riesce a far avere ad Elena una sistemazione presso il convento dei frati Cappuccini al Murialdo fino a sabato prossimo. Elena deve restare a Viterbo ancora per qualche giorno, ma troverà ancora un letto e un pasto caldo.

Wanda Maria e Gregory, invece, stanno ancora per strada, di notte dormono in un parcheggio coperto, ma l’inverno è alle porte, sarà dura. Anche per loro si è mossa la gara di solidarietà sui social network, chi ha offerto delle coperte, chi dei vestiti e una ragazza molto generosa, proprietaria di un ristorante di Viterbo, ha dato la sua disponibilità a offrire un pasto caldo ai due esuli lituani. «Dov’è la morale in tutto questo? – si chiede Matteucci e anche tutti noi – è che nessuno ha notato Elena in tutto questo tempo, tantomeno le istituzioni che dovrebbero tutelare i più deboli. Così come nessuno si è accorto di Wanda Maria e di suo figlio, se non la gente comune».

Già, le istituzioni, i servizi sociali. Viterbo non è Roma, non siamo abituati a vedere persone che dormono all’aperto. E se si sono mossi a compassione privati cittadini, se in due giorni si è riusciti a trovare un letto e a dare un pasto a una persona che dormiva per strada, se anche per i due lituani si sta cercando una soluzione che allevi il loro disagio, altrettanto non si può dire di quelli che, per mestiere, dovrebbero occuparsi di chi sta peggio. Allora, assessore ai servizi sociali Fersini, invece di far chiamare dalla segretaria, non sarebbe stato più opportuno recarsi di persona alla Residenza di Nazareth, e parlare direttamente con Elena, guardarla negli occhi, così come hanno fatto Matteucci e gli altri volontari di Viterbo Civica? Gli invisibili esistono, sono persone. La società civile ancora se ne accorge, la politica probabilmente no.

Martedì 4 novembre 2014