Viterbo | i legali chiederanno apertura indagini di omicidio per mafia

Caso Attilio Manca: la Direzione antimafia

di Roma apre un fascicolo di indagini preliminari

Il procuratore Giuseppe Pignatone ha aperto un fascicolo nel registro “nel quale raccogliere quegli atti che riposano ancora nel limbo della non sicura definibilità, ma che postulano una fase di accertamenti preliminari”

di Sabrina Mechella

Attilio Manca
Attilio Manca

Caso Manca, la Direzione distrettuale antimafia di Roma apre un fascicolo di indagini preliminari “modello 45”, inserendo il caso “nel registro degli atti non costituenti notizia di reato”. Lo riporta stamani la testata online siciliana “L’Ora quotidiano”, spiegando che il procuratore Giuseppe Pignatone ha aperto un fascicolo nel registro “nel quale raccogliere quegli atti che riposano ancora nel limbo della non sicura definibilità, ma che postulano una fase di accertamenti preliminari”. La svolta è stata determinata da un pentito del clan dei Casalesi, Giuseppe Setola, detenuto nel carcere di Napoli, il quale nei mesi scorsi ha voluto incontrare i Pm palermitani Nino Di Matteo e Roberto Tartaglia – i magistrati che si occupano della Trattativa Stato Mafia -, sostenendo di aver appreso da un compagno di cella che Attilio Manca, l’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) in servizio all’ospedale “Belcolle” di Viterbo, non si, sarebbe suicidato con un’overdose di eroina ma sarebbe stato ucciso dalla mafia.

È quanto hanno sempre sostenuto con forza da dieci anni i familiari di Manca, i quali hanno sempre attribuito la sua morte all’operazione di cancro alla prostata alla quale, nell’autunno del 2003, fu sottoposto a Marsiglia il boss Bernardo Provenzano. Secondo i parenti dell’urologo la decisione di uccidere Attilio sarebbe maturata quando questi, accortosi della vera identità del “signor Gaspare Troia”, l’alias dietro il quale si celava l’identità del boss mafioso, avrebbe espresso il suo dissenso a determinati personaggi che avrebbero fatto da tramite fra lui e Provenzano. Le dichiarazioni di Setola sono state secretate e trasmesse alla Direzione distrettuale antimafia di Roma e alla Procura della Repubblica di Viterbo. Il pm Pignatone ora si sta muovendo su due fronti: acquisire informazioni sull’attendibilità del pentito presso la Procura di Napoli e anche gli atti dell’indagine dalla Procura di Viterbo, in modo da avere una visione completa del caso. Domani nel tribunale di Viterbo riapre il processo Manca a carico di Monica Mileti, accusata di spaccio di stupefacenti. In principio a carico della donna anche l’imputazione di omicidio colposo, decaduta per sopravvenuta prescrizione

Antonio Ingroia, legale della famiglia Manca
Antonio Ingroia, legale della famiglia Manca

La competenza, a quel punto, spetterebbe alla Dda di Roma. «Ritengo di fondamentale importanza – afferma Antonio Ingroia, legale della famiglia Manca – le dichiarazioni di Setola, visto lo spessore criminale dello stesso. Ho anticipato al procuratore di Roma l’intenzione di depositare una richiesta formale di apertura delle indagini per omicidio di mafia in danno di Attilio Manca, a nome e per conto della famiglia».

Ai magistrati viterbesi che hanno condotto le indagini sulla morte del giovane urologo i legali di Attilio Manca hanno sempre attribuito diverse lacune e mancanze: «Perché Attilio, mancino puro, è stato trovato morto con due buchi nel braccio sinistro? Prché per otto anni non hanno ordinato il rilievo delle impronte digitali sulle siringhe ritrovate con il tappo salva ago ancora inserito? Perché hanno insistito per dieci anni sull’ “inoculazione volontaria” della vittima? Perché - sostengono inoltre i legali di Manca - non hanno ancora spiegato alcuni presunti retroscena relativi all’esame tricologico (l’esame sul capello della vittima per accertare assunzioni pregresse di stupefacenti): i magistrati sostengono che è stato effettuato e che è risultato positivo mentre a noi non risulta alcun esame di questo tipo agli atti. Perché non hanno richiesto alle compagnie telefoniche i tabulati relativi all’autunno del 2003 per stabilire se davvero il medico era in Francia mentre Provenzano veniva operato? Perché non hanno richiesto altri tabulati telefonici ritenuti “interessantissimi” e attualmente depositati presso il Tribunale di Messina?».

Mercoledì 22 ottobre 2014