Raffaele Ascenzi: «I messaggi dei viterbesi dentro "Gloria" daranno forza ai Facchini»

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Viterbo | intervista

Raffaele Ascenzi: «I messaggi dei viterbesi
dentro "Gloria" daranno forza ai Facchini»

Bigliettini scritti dai fedeli e inseriti nella Macchina di Santa Rosa. Questa è la novità forse più affascinante e senz'altro inedita della nuova creatura dell'architetto-facchino che sarà rivelata ai viterbesi il 3 settembre prossimo

di Francesco Ratano

Raffaele Ascenzi con la Macchina di Santa Rosa che sfilerà il prossimo 3 settembre: "Gloria"
Raffaele Ascenzi con la Macchina di Santa Rosa che sfilerà il prossimo 3 settembre: "Gloria"

«I pensieri dei viterbesi scritti nei biglietti saranno inseriti dentro “Gloria” così daranno forza ed energia per il Trasporto ai Facchini». Questa è la novità forse più affascinante, senz’altro inedita, della nuova creatura di Raffaele Ascenzi, architetto-facchino già ideatore di “Ali di Luce” e vincitore del nuovo bando indetto dal Comune di Viterbo per la nuova Macchina di Santa Rosa che sarà rivelata ai viterbesi il 3 settembre prossimo. La Macchina di Santa Rosa è parte fondamentale del tessuto culturale della città di Viterbo. È una manifestazione di fede e attaccamento alle radici che, per quanto possa essere criticata, non può lasciare indifferenti. Quest'anno dunque la costruzione cambia, viene smontata “Fiore del cielo" utilizzata dal 2009 per fare spazio a “Gloria”, nuovo modello che Ascenzi ha illustrato in questa intervista evidenziando le principali novità e parlando anche del suo attaccamento alla Santa, prima come facchino, poi come ideatore. Una creazione che coniuga spiritualità e simbolismo, ma che al tempo stesso è figlia del suo tempo perché, per la sua realizzazione, saranno utilizzati macchinari avveniristici.

Come nasce la passione per la scultura? Da quanti anni se ne occupa? 

Passione per la scultura da quando facevo l'università e frequentavo uno scultore per guadagnare dei soldi, Elmut Pizzinini, al quale devo molto perché riconosco a lui una parte di insegnamenti che non ho ricevuto dai professori di architettura. Lui mi ha insegnato a vedere le cose con un occhio diverso, anche se io non mi ritengo uno scultore ma un architetto, quindi un compositore. Difatti questa opera nata tra il 2014 e il 2015, che si chiama Gloria, è più una composizione che una scultura.

Da quanti anni si interessa alla macchina di Santa Rosa?

Mi interesso alla Macchina in generale da quando sono nato, come qualsiasi viterbese, avendo fatto mio padre il facchino ed essendo entrato io stesso nel Sodalizio nel 1988. Lì sono rimasto per vent'anni facendo i trasporti di quattro Macchine compresa la mia (Ali di luce) e con lei ho terminato la mia carriera da facchino. La mia passione per Santa Rosa è continuata avendo io progettato anche per la mia tesi di laurea la prima Macchina, che poi ha vinto il concorso; poi nel 2009 ho presentato un'altra proposta per il concorso, “Speranza” e infine quest'anno ho deciso di tornare a concorrere di nuovo perché credo di avere questa passione nel sangue.

Come nasce questa passione per la Santa e per la Macchina?

Questa passione nasce dentro di me da bambino quando vedevo mio padre trasportare la Macchina, indossare quei colori e sfilare con altri facchini. È una cosa dalla quale sono stato sempre attratto, poi ho portato la mini Macchina, son cose che entrano nel proprio io e riescono ogni tanto a concretizzarsi con queste passioni infinite. Il rapporto che ho con la Santa è molto intimo poiché spesso mi rivolgo a lei quando ho dei momenti di gioia o anche di tristezza.

Tra gli elementi che hanno ispirato "Ali di Luce" c'è una tomba di una bambina, a quali si è ispirato per Gloria? 

Questa considerazione non è del tutto corretta, ripercorriamo le vicende di “Ali di Luce”: nasce dalla tesi di Laurea a Firenze, voleva interpretare con un linguaggio contemporaneo la storia ed il senso delle Macchine del passato diciamo che si riferisce più a “Volo d'angeli” che ad altre Macchine, perché voleva tornare ad avere una modularità, divisa in tre settori molto simili tra loro che per la prima volta potevano aprirsi. Aveva delle allegorie esterne, chiamate ali, che potevano aprirsi ed andare a raccogliere le immagini della città nel momento in cui la Macchina stava attraversando le vie del percorso. Questo il motivo che mi ha spinto a dare un meccanismo di apertura e chiusura alla Macchina. Dopo la mia tesi, il disegno della Macchina era sostanzialmente lo stesso ma mancavano alcuni particolari che poi ho introdotto nel progetto per il concorso, come gli angeli e i leoni e proprio per gli angeli ho avuto un'ispirazione perché nel cimitero, vicino alla tomba della mia famiglia, c'è la tomba di una bambina con un angelo bellissimo. Ad un certo punto mi sono sentito chiamato da questo angelo. Tra le ali di Ali di Luce si formano quattro nicchie per ogni modulo ed era lo spazio ideale per porre quel tipo di angelo con le ali racchiuse. Duindi sono andato lì al cimitero a fare foto che poi ho tradotto in disegno e modello a mano, poi divenuto realtà.

Tornando al nuovo progetto?

Passando invece a Gloria ho voluto un ritorno alla modularità nella composizione della Macchina, cosa venuta probabilmente fuori per la prima volta con il Volo d'angeli di Zucchi - perché la costruzione secondo me deve avere un significato molto rapido - il messaggio deve arrivare a chi la guarda e dev'essere diretto, dev'essere leggibile in una frazione di secondo. Naturalmente dipende dal punto in cui si vede il trasporto ma noi viterbesi siamo abiutati a cercare una via per vedere la luce della Macchina e tornare a casa sosdisfatti della visione. L'attesa del Trasporto e il calore prodotto dalle candele, in questo caso 600 diffuse sulla macchina più 55 candelieri a stelo alto a cera, che ricordano i baldacchini che venivano posti nelle macchine di processione ottocentesca e il passaggio quindi della Macchina, porta alla luce i tre o 4 elementi che ho posto alla base della composizione. Dentro le tre nicchie per ogni modulo ci sono riferimenti alla nostra cultura religiosa perché sono volutamente resi trasparenti all'interno di queste raggiere e faranno uscire la luce prodotta all'interno delle nicche. Questa luce rappresenterà l'energia, anche dei messaggi e dei pensieri che ogni devoto a S. Rosa potrà scrivere e lasciare al monastero delle Clarisse. Questa è un'altra novità della Macchina perché i biglietti che verranno raccolti poi verranno messi dentro contenitori e portati all'interno della Macchina. Ogni persona può sapere che nel trasporto ci sarà anche il proprio pensiero, questo pensiero darà energia sia ai facchini per il trasporto che a chi la osserva. Altra novità è la presenza dei “Facchini senza tempo”, (io li chiamo facchini ancestrali) un personaggio non in divisa da facchino ma la cui posizione ricorda quella dei ciuffi e che è posto sotto le vasche della fontana piazza Fontana grande, che sono alla base del colonnato e dei reliquiari nei tre livelli. Salendo verso l'alto viene meno l'architettura e rimangono solo le forme angeliche che si proiettano verso l'esterno della macchiina ed accompagnano il trapasso di S. Rosa verso l'alto a simboleggiare il passaggio dalla sua breve vita terrena a quella celeste. Ancora, altra particolarità alla base è la sfera, sorretta quest'ultima dai tre facchini posti alla base del triangolo, che poi verrà chiusa sotto i piedi della Santa da un'altra semisfera: il fatto che S. Rosa vi sia appoggiata sopra rappresenta ancora una volta il distacco dal fattore terreno coinvolgendola in una dimensione solo spirituale. Il blocco alla base che contiene la scritta Gloria in Excelsis, è un solido scavato da semicilindri per creare coni visivi efficaci per poter osservare i facchini e le altre allegorie che compongono la Macchina. Ci saranno, sempre nel solido di base, due lunette con il leone, simbolo di Viterbo per il fronte e per il prospetto tergale.

Quanto alla sua realizzazione verrà realizzata da artigiani viterbesi o sarà fatta fare altrove?

Probabilmente l'assemblaggio verrà fatto qui a Viterbo, però per la prima volta questa è una Macchina che, quasi nella sua interezza, a parte la sua struttura in acciaio e alluminio progettata dall'ingegner Grazini, sarà realizzata interamente con fresatrici a controllo numerico, collegate quindi ad un file generato dal computer in tre dimensioni. Quest'ultimo è stato elaborato da Luigi Petrani che assieme a me ha presentato l'idea. Devo molto alla sua opera in quanto lui ha saputo rendere molto bene l'idea che io avevo in mente per questo progetto. Luigi è abituato a lavorare in tre dimensioni e il render con il punto di vista del facchino, quindi molto schiacciato dal basso verso l'alto. Credo sia stata una spinta molto efficace per la vittoria finale al concorso perché racconta molto di quello che vuol essere Gloria. Questa realizzazione, effettuata con fresatrici, sarà effettuata a Roma, sono macchine molto importanti, ho descritto nei computi metrici ed estimativi nella ripogettazone esecutiva che questa costruzione dev'essere realizzata da laboratori che abbiano a disposizione macchine molto sofisticate. Che a Viterbo purtroppo non ci sono.

Martedì 17 marzo 2015

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