Mostra di manifesti su Santa Rosa e la Macchina prorogata al 5 ottobre

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Mostra di manifesti su Santa Rosa
e la Macchina prorogata al 5 ottobre

150 manifesti originali d'epoca, a cura di Mauro Galeotti, con pezzi che partono dal 1600. Il fine della mostra è di iniziare un "Museo del territorio viterbese", cominciando dal "Museo di santa Rosa di Viterbo"

Redazione Online

Il manifesto della mostra
Il manifesto della mostra

Il fine della mostra è di iniziare un "Museo del territorio viterbese", intanto aprendo il "Museo di santa Rosa di Viterbo". Il più antico è del 1657, quando i Viterbesi chiesero alla Madonna e a santa Rosa di Viterbo, di allontanare la peste dalla città, ciò avvenne e fu fatto un voto di ringraziamento con tanto di manifesto per la memoria storica.

Eccezionale e rarissimo, forse unico, il manifesto alto quasi tre metri con la riproduzione a colori della Macchina di santa Rosa del 1843 di Angelo Papini. Fu realizzato dallo stabilimento A. Marzi di Roma, il quale aveva eseguito la litografia con alta professionalità inserendo in alcuni tondi gli intrattenimenti durante la festa, come il tiro al piccione, la corsa delle auto, la corsa dei cavalli a La Quercia e i fuochi artificiali, al tempo detti "fuochi aerei". Importante il manifesto del 1802 con il quale è interrotto il trasporto della Macchina per gli avvenimenti del 1801 in cui morirono alcune persone durante il passaggio della mole trionfale. Poi i Francesi ordinarono, nel 1810, la ripresa del trasporto e ancora un manifesto lo testimonia.

Numerosi i manifesti degli inizi del 1900 con i quali si avvisa la cittadinanza che il viaggio in treno, per ritornare a casa, era stato posticipato, dopo il passaggio della Macchina e che vi erano sconti particolari. D'altronde chi aveva l'automobile personale? In un manifesto del 1834 è nominato san Crescenziano, protettore di Viterbo assieme a Rosa, i resti del santo, ormai dimenticato dai Viterbesi, sono in un altare, entrando a destra, nella Chiesa delle Duchesse in Via san Pietro.

Che dire poi dei manifesti che raggiungono quasi tre metri, degli anni 1907 con "Projezioni cinematografiche colorate" e quelli degli anni '20 del 1900, con il nome santa Rosa scritto con enormi caratteri, così possenti da farti sentire piccolo piccolo. Un manifesto rarissimo di Annibale Salcini, commerciante viterbese, con bottega in Via Cavour, il quale fa stampare nel 1968 le sue parole che inneggiano il trasporto riuscito del Volo d'Angelo di Giuseppe Zucchi, denigrando chi credeva ancora a un fermo della Macchina, come avvenne nel 1967, proprio vicino alla sua bottega.

Un manifestino del 1946 ricorda la partenza della Macchina davanti alla Chiesa dei santi Giuseppe e Teresa, l'ex Tribunale in Piazza Fontana Grande, era del costruttore Virgilio Papini. Curiosi ancora altri manifesti con le manifestazioni come gli spari dei mortai per avvertire come si dovevano comportare coloro che volevano assistere al passaggio della Macchina.

Il primo sparo avvertiva che carrozze, calessi e persone dovevano liberare il percorso, il secondo avvisava che la processione e la Macchina erano in movimento per raggiungere Piazza del Comune. Un terzo sparo di mortaio, avvisava che il percorso da Piazza del Comune a Piazza santa Rosa dipinta, oggi Piazza Verdi, doveva essere liberato, infine, col quarto sparo la Macchina era giunta a destinazione. Poi c'era la Giostra del Saracino a Piazza della Rocca, che se volessero rifarla, ho pubblicato le regole della giostra stessa del Seicento sul libro "L'illustrissima Città di Viterbo". A Piazza della Rocca si eseguiva l'incendio della Macchina artificiale, una struttura con i fuochi d'artificio. Vi era anche la Giostra delle Bufale, delle Vaccine o del Toro che si teneva anche fuori porta Fiorentina, ove è il bar, senza nessun maltrattamento nei confronti degli animali.

La Corsa alla tonda, ossia in un percorso a cerchio, era svolta a La Quercia, il tiro al piccione, qualche decennio fa si svolgeva un concorso ippico nazionale a Prato Giardino, insomma la città viveva con la popolazione. Non mancavano gli appuntamenti al Teatro del Genio e dell'Unione con opere di elevata notorietà.

Gradevoli i manifesti riferiti alle attuali Mini-Macchine che nel 1969 e anni '70 erano dette "Piccola Macchina dei ragazzi" e i ragazzi "piccoli facchini", termini che andrebbero recuperati. Il fine della mostra è di iniziare un "Museo del territorio viterbese", intanto aprendo il "Museo di santa Rosa di Viterbo".

La mostra, organizzata in collaborazione con Bic Lazio, Banca di Viterbo, Fondazione Carivit, il Vivaio Daniel Plants e Archeoares S.n.c., seguirà il seguente orario di apertura:

dal lunedì al venerdì

dalle 9: 00 alle 13: 00 e dalle 15: 00 alle 18: 00

sabato e domenica

dalle 10: 00 alle 13: 00 e dalle 15: 00 alle 19: 00

Lunedì 29 settembre 2014

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